Gazzetta dello Sport, 22 aprile 2018
Michele Serra e i bulli di Lucca
Dei sei studenti che hanno fatto i bulli con i professori a Lucca (istituto tecnico Carrara), tre ripeteranno l’anno e due sono stati sospesi fino al 19 maggio, dopo di che - dice il preside Cesare Lazzari - per passare dovranno «sudare sette camicie». Il consiglio d’istituto aveva chiesto che cinque dei sei studenti venissero senz’altro bocciati. Il consiglio, dopo quattro ore di discussione, ha preso una posizione più morbida, perché i due a cui è stata ancora data una piccola chance non erano recidivi, come i primi tre. Al verdetto si è arrivati dopo aver sentito la testimonianza di un allievo e aver ricevuto le famiglie dei ragazzi (tranne una, che a scuola non s’è fatta vedere). È in qualche modo sotto inchiesta anche il professore bullizzato: gli era già accaduto in passato di subire maltrattamenti, ed era stato zitto. Adotta un metodo educativo adatto? Il dubbio c’è.
• Noi che cosa pensiamo?
Quello che abbiamo sempre detto. Molte famiglie non chiedono alla scuola se non di tenergli i ragazzi fino all’ora di pranzo e possibilmente anche oltre, senza che vi siano troppe scocciature. Studenti e professori si adeguano. Sia chiaro che non è così ovunque e, come sempre, ci sono professori, studenti e genitori esemplari. Ma è così troppe volte. La politica - pagando poco i professori, lasciando che l’insegnamento si femminilizzasse senza ragione - ha abbassato la figura sociale del professore che ha oggi spesso il credito che si riserva agli sfigati. Io penso che nella vita di un ragazzo gli insegnanti delle elementari, delle medie e del liceo siano figure fondamentali, che determinano - specialmente quando sono bravi - la personalità degli studenti e restano non dimenticati per tutta la vita di un individuo. Un minimo di lungimiranza vorrebbe che il primo investimento dello stato fosse sulla scuola, cioè sugli insegnanti, e non per comprare tablet e lavagne elettroniche, che non servono a niente (anzi). Lo stato italiano invece paga 280 miliardi per le pensioni, 110 miliardi per la sanità e appena una quarantina di miliardi per la scuola, che diventano sessanta grazie ai soldi che sono costrette a investire le regioni.
• Questo giustifica gli studenti che prendono a testate (col casco) i professori o rovesciano sulla cattedra i cestini della spazzatura?
Sono discorsi troppo lunghi, che a volerli esaurire in poche righe mettono a rischio. Guardi quello che è successo a Michele Sera.
• Che è successo?
Nel suo commento quotidiano su Repubblica - 1500 battute - ha tentato un’analisi sociale degli episodi di bullismo e s’è ficcato in un guaio. «Il livello di educazione e di rispetto delle regole è direttamente proporzionale al ceto sociale di provenienza», «Il popolo è più debole della borghesia, e quando è violento è perché cerca di mascherare la propria debolezza, come i ragazzini tracotanti e imbarazzanti che fanno la voce grossa con i professori per imitazione di padri e madri ignoranti, aggressivi, impreparati alla vita».
• Brutto, no?
Quello che voleva dire era sostanzialmente questo: la scuola debole, la scuola che non insegna, la propaganda dell’ignoranza è un tradimento soprattutto del popolo, e gli episodi di Lucca, ultimi di una lunga serie, ne sono la prova. Nella risposta alle critiche che gli sono piovute addosso Michele cita don Milani, che - ricordiamo noi - i ragazzini testoni, per svegliarli, li prendeva a sberle. Il discorso invece è stato equivocato come razzista e antipopulista e si è subito trasformato in polemica politica da quattri soldi, la sinistra chic, la sinistra radical-chic con la puzza sotto il naso, eccetera eccetera, tutta roba che non c’entra niente. È solo vero il fatto che il testo, troppo striminzito, dava l’idea che l’Istituto tecnico fosse una scuola di ripiego rispetto al regale Liceo classico. A questo, Claudia Boscolo, insegnante e saggista, ha replicato sul sito Quora: «In nessun modo un istituto tecnico può essere considerato un refugium peccatorum, un’ultima spiaggia, o la scuola dei bulli o dei poco dotati. In realtà, l’istituto tecnico in Italia è una scuola molto seria, dove si studia molto e materie impegnative. È anche, contrariamente a quanto si crede, la scuola superiore dove si boccia di più. In nessun caso si può pensare che all’istituto tecnico passino tutti, che il diploma sia più facile e altre banalità associate a un percorso di studio non liceale da chi – avendo frequentato un liceo – non ha un’esperienza di prima mano di questo indirizzo di studi».
• Come ha risposto Serra?
«Poiché, scrivendo una nota di 1500 caratteri, si è costretti a evitare la zavorra dell’ovvio, non ho aggiunto che esistono fior di liceali screanzati e arroganti, e borgatari gentili e brillanti che ogni professore vorrebbe avere nella sua classe. In altri tempi qualcuno mi avrebbe accusato di fare del facile sociologismo di sinistra, offrendo un alibi ai violenti, vedi la conclusione di quell’Amaca: sono “i poveri che oggi come ieri continuano a riempire le carceri e i riformatori”. Ma i tempi devono essersi ribaltati, davvero ribaltati, se invece in molti hanno scelto di rivolgermi esattamente l’imputazione opposta, accusandomi di “classismo” e di “puzza sotto il naso”, nel solco del molto logoro, molto falsificante ma sempre trionfante cliché “quelli dell’establishment contro quelli del popolo”».