Libero, 20 aprile 2018
Anche Parmalat spremuta dai suoi padroni d’Oltralpe
Lo scontro su Parmalat continua.
Da una parte Amber che possiede il 5% e dall’altro i francesi di Lactalis con l’89,6% (Banca d’Italia conserva lo 0,5%). Ieri all’assemblea degli azionisti è andata in onda un’altra puntata del confronto. L’amministratore delegato Jean Marc Bernier (alla sua famiglia appartiene tutto il gruppo Lactalis) che riconosce qualche inciampo nella gestione. Il 2017 è andato bene ma non quanto previsto. Il fatturato è salito del 3,2% a 6,69 miliardi ma il margine lordo è sceso dell’1,1% a 453,6 milioni. L’utile però, è salito del 30,5% a 103,6 milioni e c’è stato un dividendo di 0,007 euro. Il 2018 sarà migliore? Bernier se lo augura tanto da aver confermato le previsioni per fine anno. Tuttavia il primo semestre presenta ancora delle criticità.
Quanto basta ad Amber per scatenare la nuova offensiva. L’accusa rivolta a Lactalis è quella di aver sperperato 2,5 miliardi in acquisizioni che non hanno dato i risultati sperati. «Un impegno rilevantissimo di risorse finanziarie a fronte del quale c’è stato un miglioramento del margine operativo lordo di 100 milioni». Sarebbe stato più conveniente mantenere in cassa il miliardo e mezzo che Lactalis trovò dopo dopo la scalata del 2011. A metterlo insieme era stato Enrico Bondi in anni di battaglie giudiziarie contro le banche che avevano sostenuto il gruppo ai tempo di Calisto Tanzi e di Fausto Tonna. Alla luce di questo, per Amber, «è evidente che se il management non riuscirà a imprimere un’accelerazione sarebbe stato sicuramente più conveniente tenersi 2,5 miliardi di cassa in più, che rappresenterebbe circa il 40% della capitalizzazione di mercato di Parmalat». Perchè poi, alla fine, il problema è tutto qui. Amber vuole che Lactalis acquisti il suo 5% ad un prezzo di almeno 3,8 euro (ma spera di arrivare a 4,5 euro). I francesi sono disposti a offrire molto meno.
A dicembre di due anni fa, dopo averci pensato e ripensato per cinque anni, avevano lanciato un’Opa al prezzo di 2,8 euro. Poi l’avevano portato a tre. L’obiettivo era quello di sbarazzarsi di Amber e degli altri fondi attivisti. Nonostante il rilancio Lactalis aveva raggranellato solo l’89,6% del capitale. Un soffio dalla soglia del 90% che avrebbe consentito di togliere il titolo dal listino.
Così la battaglia di Amber continua. In assemblea e anche fuori. Lactalis, però, è un avversario coriaceo. Basterà ricordare che, nonostante le dimensioni di taglia mondiale, non pubblica i conti.