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 2018  aprile 21 Sabato calendario

La doppia scalata di Mincione: «Carige e Retelit? Valgono di più»

MILANO Due fronti di Borsa contemporanei tengono impegnato il finanziere italo-inglese Raffaele Mincione, 53 anni, nome fino a pochi anni fa sconosciuto in Italia ma che si è fatto notare con il fondo Athena Capital per le avventure in Mps, Popolare Vicenza, Bpm. 
Da un lato c’è Carige, in cui è entrato con il 5,4% che diventerà il 9,9%, puntando a un’aggregazione. Dall’altro c’è Retelit, società di tlc che gestisce una rete in fibra ottica e cavi sottomarini, nella quale Mincione è entrato con un gruppo di imprenditori italiani che si contrappone ai soci di controllo, il Lybian Post Technology Company con il veicolo Bousval, e il fondo tedesco Axxion con l’advisor Svm. Sono partite delicate per Mincione, nelle quali si trova in una posizione di scalatore. 
In Carige si contrappone a Vittorio Malacalza, che della banca ha il 20,6%. «Con la lettera inviata al presidente abbiamo chiesto di rivedere il board stesso», spiega Mincione, «non essendo più rappresentativo dei soci». Lettera finita nel nulla. Ma Mincione guarda al risiko: «Ho incontrato il ceo Paolo Fiorentino, lo sostengo. Malacalza deve avere l’umiltà di capire che bisogna far parte di un gruppo più grande». È lì il valore, per Mincione: «Potrebbe valere il doppio o anche il triplo di oggi. Come? Accettando di esser comprati». Magari da Banco Bpm, di cui Athena ha da tempo quasi il 2%. Ma su questo Mincione non si sbilancia.
Ma è la battaglia per la società di telecomunicazioni la più vicina ad essere combattuta, venerdì 27 in assemblea. Mincione vede il suo 24% – detenuto nel veicolo Fiber 4.0 di cui Athena ha il 40% con a fianco Stefano Giorgetti e Luca Cividini, già suoi alleati in Tas, società di software quotata – contrapposto al 29% dei soci di maggioranza, che ricandidano il ceo Federico Protto. Mincione si candida come presidente («a tempo», precisa lui) di un consiglio che esprimerebbe come ceo Alessandro Talotta, ex capo di Telecom Italia Sparkle. Ma il finanziere originario di Pomezia («Ho fatto tutto da solo, sono un esempio di mobilità sociale») sa che la battaglia è quasi persa. Ma lui punta alla rivincita. «Non voglio strapagare il titolo per fare la guerra; se dovessimo perdere, saliremo al 29,9% più avanti, a prezzi normali, per riprovarci. Siamo qui per rimanere, io entro come imprenditore con imprenditori; gli altri hanno un patto che si scioglie subito dopo l’assemblea». E rivela che Axxion inizialmente era schierato con Fiber 4.0 ma ha poi rotto perché «volevano più azioni dai venditori». 
Mincione vede il risiko anche per Retelit: «È uno dei due-tre probabili aggregatori di fibra in italia. È normale affidare un asset strategico ai libici?». L’idea è ambiziosa: «Retelit deve lentamente scorporare la rete vendendola a Open Fiber e diventare una società di servizi in fibra ottica». Ma quanti soldi ha Athena? «Abbiamo un miliardo di euro, di questi 300 milioni investiti in Italia, che arriveranno a 500 con il fondo di private equity che stiamo lanciando per rilevare crediti in cagliati dalle aziende. Chi sono i nostri investitori? Per il 50-60% sono italiani, fondi e privati».