Corriere della Sera, 21 aprile 2018
Dalla Ruspa alla Crusca
Accendi la tv e c’è Berlusconi che manda i Cinque Stelle a pulire i «cessi». Putin si vanta con Trump che le prostitute russe sono le più belle del pianeta, l’ex ministro Landolfi prende a ceffoni un inviato di Giletti, un vicepreside di Ascoli fa gli auguri di compleanno a Hitler in tedesco e poi li smentisce, un cronista di Report viene aggredito al grido di «Mo’ ti do due pizze» da un presidente di Federbalneari il cui cognome è già un indizio: Papagni. Ma quando la fine del mondo è vicina, appare Matteo Salvini. Serio e composto nella nuova giacca da statista, affronta con solennità le telecamere che era solito prendere a male parole, sfoderando un politichese da ipnosi: «Se qualcuno si tira fuori dalla coalizione, la scelta è di questo qualcuno». E lì capisci che il mondo non è finito, è soltanto cambiato.
La vittoria agisce sui rivoluzionari come un calmante. Le guardie del corpo, gli adulatori, la pompa dei palazzi del potere: tutto contribuisce a smussarne i caratteri. Anche i Cinque Stelle sembrano passati dalla curva Sud a una serata del Rotary nel breve lasso di un caffè con Mattarella. Ma loro almeno hanno sostituito la guida della compagnia, dal ruspante Grillo al felpato Di Maio. Mentre ciò che rende stupefacente la trasformazione della Lega di Salvini è che parrebbe essere avvenuta all’interno dello stesso Salvini. Nei Cinque Stelle il nuovo corso sembra segnato da un cambiamento di personalità, nella Lega da uno scambio di persona.