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 2018  aprile 20 Venerdì calendario

Torna la “bolla dei tulipani”, ma attenti ai self service dei giardini

Una nuova tulipomania s’aggira per l’Europa, figlia di questi nostri tempi così globali e ricchi di proposte pronte all’uso. Rispetto al suo ben noto antecedente il tenore per fortuna è assai meno elitario: se la rarità assoluta giustificava allora dispendiosissime follie pur di aggiudicarsi un tulipano ottomano da crescere con mille attenzioni, oggi il fiore è alla portata di tutti, anche di chi voglia o tempo di coltivarselo proprio non ce l’ha. E siccome il momento giustamente impone un’entusiasta riscoperta della vita all’aperto, la nuova idea è quella di raccogliersi i tulipani da sé. Senza piantarli, ma recidendo quando stanno per schiudersi quelli cresciuti da altri, in grandi campi creati apposta con tripudi di fogge e di colori. L’effetto è senza dubbio mozzafiato: distese che ricordano i celebri e invidiatissimi campi di Germania e di Olanda, da dove infatti l’usanza è arrivata in Italia lo scorso anno. In quel di Amsterdam e dintorni sono ormai esperienze molto comuni, nate sull’onda di quelle d’oltremanica in materia di orti e frutteti: avanguardistici self-service giardinieri che permettono di recuperare, anche in tempi frenetici come questi, un qualche legame con la terra, sia pure un po’ falsato, fatto di zero fatica e di facili ed immediate soddisfazioni. Per pochi spiccioli si affittano cesoie e cestino e si inizia la raccolta secondo i propri gusti. All’uscita si paga quanto preso e via a casa ciascuno con il suo personalissimo bouquet.
Il primo pick-your-own tulip garden italiano è nato nel 2017 a Cornaredo, alle porte di Milano, per iniziativa olandese. I numeri erano a dir poco affascinanti:250mila tulipani di 183 varietà catapultati in un vecchio campo di mais brianzolo direttamente dalle terre umide e sabbiose del Nederland. L’abbuffata è stata tale che quest’anno l’esperienza si è moltiplicata, e questa volta per mano italiana, nella stessa Brianza, a Roma e addirittura in Sardegna. Tutto bene dunque, se non fosse freschissima la notizia che a due giorni dall’apertura il TulipPark di Roma conta già 7mila tulipani distrutti: fiori strappati, bulbi all’aria o addirittura portati via. Una vera corsa all’arraffo, un vergognoso arrembaggio che fa davvero perdere qualsiasi fiducia nell’evoluzione giardiniera del nostro paese.
L’inciviltà non arriva forse a frustrare le euforie commerciali di chi è dietro a questi progetti, credo comunque ampiamente ripagate nel loro voler fare tendenza, ma di certo ci fa capire quanto siamo ancora lontani dallo spirito che dovrebbe animare (e altrove anima da secoli) il giardinaggio. Quello vero, fatto di una rispettosa e garbata curiosità, di una sia pur minima conoscenza delle piante e delle loro esigenze, di una capacità di entusiasmarsi ancora scevra dal bisogno di possedere. Perché in fondo anche questo ci insegna un giardino, che è possibile godere di qualcosa che pur non ci appartiene, che la bellezza, per quanto fugace, può lasciare un segno profondo senza dover per forza portarsene via un pezzetto.
È allora forse il caso di aggiungere, tra le righe, che non sono per nulla sicuro che questi grandiosi progetti di raccolta fai-da-te siano il modo migliore per avvicinare gli italiani alle piante e al giardino. Possono invogliare i più volenterosi a piantare a casa propria (e visto che si tratta di bulbi basta anche solo un davanzale! In fondo si sa, l’imitazione è spesso foriera di grandi cose...), hanno di certo il merito di ricordarci che le fioriture sanno ancora stupire e affascinare, ma sotto sotto mi sembra ripropongano un’idea che non è poi di grande aiuto. E cioè quella (ancora una volta!) di una natura che è interessante solo se può venire «consumata». In altri termini solo se rinuncia al suo essere natura, così fragile e imprevedibile, per diventare un oggetto da reclamizzare, commerciare e possedere. Che poi attraverso una giornata a raccoglier tulipani si impari molto poco sulla loro coltivazione e più in generale su cosa voglia dire crescere una pianta pare ovvio. Guardare evidentemente non basta: lo sanno bene i radi e bellissimi tulipani che da secoli crescono sulla collina di Govone. In quanti li hanno ammirati? Di certo non le folle: evidentemente il divieto di abbuffarsi dissuade. Forse soltanto la ben nota formula di Pralormo sa trovare la giusta via di mezzo...