Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  aprile 20 Venerdì calendario

Generali, i soci italiani superano i fondi esteri

Trieste
Un dividendo più ricco frutto «degli eccellenti risultati fin qui raggiunti» dal gruppo, che daranno vita a un prossimo piano di crescita che «scriverà una nuova storia di successo del settore assicurativo», e un blocco azionario italiano con un peso superiore al fronte degli investitori esteri. L’assemblea delle Generali tenuta ieri a Trieste, come si evince dalle parole del ceo Philippe Donnet, ha ruotato attorno a questi tre elementi chiave: dalle strategie future ai target già centrati passando per «la compagine azionaria coesa».
Presente il 52,8% del capitale, l’assise è diventata infatti l’occasione per mettere in fila gli obiettivi fin qui raggiunti dalla società e lanciare, sulla scorta di queste basi, le linee guida di quello che sarà il nuovo piano industriale della compagnia al 2021, che verrà presentato il prossimo 21 novembre a Milano nel nuovo grattacielo del Leone. Tutto questo avverrà con alle spalle un fronte dei soci italiani rafforzato, erano infatti in assemblea con il 23,12% del capitale contro il 22,91 degli istituzionali stranieri che nel 2017 valevano il 24,4%. Grazie all’ascesa della famiglia Benetton, che ha il 3,04% di Trieste ma ha depositato il 2,99%, e alla crescita di Francesco Gaetano Caltagirone che ha raggiunto il 4% (ed è proiettato verso il 5%), il blocco italiano capitanato da Mediobanca (12,97%) e che conta anche Leonardo Del Vecchio (3,16%) ha superato infatti il 23%. E questo senza contare il contributo delle quote inferiori al 2%, tra le quali quella della famiglia De Agostini che ha l’1,7%.
In questo scenario, tassello chiave sarà il nuovo progetto industriale che verrà svelato in autunno. E rispetto a ciò, il vertice sembra avere le idee chiave su quale sarà il futuro della compagnia: «Sarà un piano finanziario e industriale e poi staremo attenti alle opportunità che si presenteranno», ha sottolineato il ceo Donnet. Il presidente Gabriele Galateri di Genola ha aggiunto che punterà a «potenziare l’impegno verso la trasformazione digitale per una crescita della redditività».
«Siamo concentrati sull’esecuzione dell’attuale business plan – ha spiegato ancora il ceo Donnet – ma stiamo già lavorando sull’elaborazione del prossimo». Un progetto che, ha precisato, si svilupperà «su una strategia molto diversa, basata su un’ulteriore ottimizzazione finanziaria, un’espansione profittevole del gruppo e una profonda trasformazione della compagnia». Tanto che per Donnet il Leone si appresta a «scrivere una nuova storia di successo del settore assicurativo». Una storia che verrà costruita su «fondamenta solide» rappresentate dagli obiettivi fin qui raggiunti. Ma che non potrà non tenere conto anche di un altro elemento: il debito. Generali ha un rapporto tra patrimonio netto ed esposizione che vale il 57% contro il 42% espresso da Allianz e il 21% di Axa, secondo i dati Bloomberg. Ecco perché l’eventuale spinta espansiva difficilmente potrà essere alimentata da nuovo indebitamento. Piuttosto la compagnia potrà utilizzare i denari che sta raccogliendo con il piano di ottimizzazione geografica. «Vogliamo riallocare le risorse verso i mercati in cui crediamo», ha spiegato Donnet. In proposito, va sottolineato che la revisione del profilo internazionale, con sette dismissioni praticamente già archiviate, ha prodotto oltre 1,1 miliardi di incassi rispetto alla stima di 1 miliardo complessivo per tutte le 13-15 cessioni messe in agenda. Inoltre, con due anni di anticipo è stato centrato il target della «riduzione nominale dei costi nei mercati maturi di 200 milioni». Tutti denari, dunque, che potranno essere veicolati, compreso il potenziale contributo del run- off di Generali Leben (fino a 900 milioni stando alle aspettative di alcune banche d’affari) per consolidare la posizione nelle aree cruciali e nei business strategici, come l’asset management per il quale ci si aspetta uno sviluppo mirato.
In merito invece agli altri obiettivi del piano che si chiuderà nel 2018, Donnet ha ricordato che la compagnia è «in linea e in alcuni casi in anticipo con i target: abbiamo ottenuto eccellenti risultati grazie alle azioni strategiche che abbiamo implementato. Tutto ciò ci consente di proporre un dividendo in aumento del 6%», ha precisato Donnet. In particolare, la cedola sarà di 0,85 euro per azione contro gli 0,8 euro dell’anno precedente, con un rendimento rispetto alle quotazioni del 5,2%. Questo grazie ai passi compiuti negli ultimi due anni che hanno permesso di distribuire dividendi cumulati per 3,7 miliardi (oltre 5 miliardi l’obiettivo al 2018), a fronte di un flusso di cassa operativo netto cumulato di 5,8 miliardi (più di 7 miliardi il target a chiusura del bilancio 2018) e un Roe del 13,7% (13% a piano). In questo contesto il titolo della compagnia dall’Investor Day di novembre 2016, è cresciuto del 40,7% contro il +18,4% dello Eurostoxx di settore: «Un’inversione di rotta importante rispetto agli ultimi dieci anni, se si pensa che da aprile 2008 a novembre 2016 il titolo stesso aveva perso il 59,5%».
Infine l’assemblea ha riservato un ultimo passaggio sull’assetto della governance. Rispondendo alla domanda di un socio il presidente Galateri ha precisato che la figura del «direttore generale è prevista dallo statuto ma al momento non è assegnata».