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 2018  aprile 19 Giovedì calendario

Sabino Cassese: «I grillini già passati dalla piazza alle istituzioni, ora si segua l’esempio tedesco»

ROMA Che silenzio a Villa Laterza, il seminario inizia tra un po’. Nel salone deserto si aggira un professore.
Accarezza un tavolone pieno di libri. Eccolo, Sabino Cassese. Con il suo trench assomiglia poco a un esploratore. «Mica sono Livingstone...», fa l’occhiolino al medico scozzese che scoprì le cascate Vittoria. Eppure domani chissà, dicono che potrebbe toccare a lui sciogliere in un abbraccio gli ardori di due nemici giurati come Luigi Di Maio e Matteo Renzi. Un primo passo tra le sabbie mobili di questa terra di confine lo percorre, nell’attesa.
«Lasci stare me, siete voi che scrivete... Come la vedo, comunque? Che in un sistema tripolare l’unica soluzione possibile è che due forze si accordino per fare un governo.
Altrimenti chi lo fa, questo governo, il buon Dio? Un precedente c’è, lì a portata: è la Koalitionsvertrag, quell’accordo di coalizione che ha dato un esecutivo alla Germania. Da quel modello si può partire, senza dubbio».
Il sole gioca di sponda con le vetrate della casa editrice.
Elegante, discreta, rassicurante come i libri che abbracciano lo studio di Giuseppe Laterza.
«Grazie, solo un po’ d’acqua – si prepara Cassese – caffè non ne bevo». Il giurista deve presentare il libro “Popolocrazia” di Ilvo Diamanti e Marc Lazar. Parla di populismi e democrazia. Gli stessi di cui oggi l’ex giudice costituzionale ricorda l’evoluzione. «Sembra poco il fatto che hanno sostenuto che contano gli obiettivi prima ancora degli uomini? A me sembra un dato importantissimo».
A un certo punto si avvicina Laterza. «Professore, grazie di essere venuto. Tra un po’ magari non avrai tempo, dovrai occuparti di consultazioni...».
Sembra crederci poco, Cassese. Il problema è l’identikit: dovesse fallire il patto grillo-leghista, il suo combacerebbe un po’ troppo con quello del”facilitatore” necessario per sbloccare lo stallo di governo. «Sa cosa ho notato?
Che il populismo si sta istituzionalizzando. I toni del discorso di Fico? Una svolta, come dicevo. E la rapidità con cui forze che si rivolgevano alla piazza si sono messe d’accordo il giorno dopo essere entrate alla Camera e al Senato? Che un movimento che rifiutava il Parlamento scelga di istituzionalizzarsi è un grande successo della nostra democrazia».
Non che il professore subisca il fascino della narrazione della Casaleggio associati, tutt’altro.
Poco dopo, seduto al fianco di Walter Veltroni, metterà in fila domande spinose sul Movimento e sui populismi d’Italia. «Se il loro tratto dominante è una componente leaderistica e di bonapartismo, perché continuiamo a chiamarli populisti? E ancora, come non sottolineare che resta l’ambiguità di fondo di chi fino a ieri si rivolgeva alla piazza e oggi al Parlamento?». Eppure, mentre mette in fila le spine grilline, non nasconde il sentiero sgangherato su cui arranca la sinistra. «I populisti riempiono uno spazio vuoto o creano essi stessi il vuoto? In altri termini, dobbiamo forse guardare i loro successi alla luce del vuoto di idee e della scarsa attenzione ai problemi sociali delle altre forze? Penso all’afonia e alle divisioni della sinistra italiana, che si è ispirata sugli ottanta euro al “meno tasse” di Berlusconi, oppure ai grillini per il testo sui vitalizi».
Ecco, in un colpo solo Cassese pare indicare quella “no man’s land” su cui provare a costruire qualcosa. Perché soltanto sbattendo sul tavolo gli errori dei contendenti è possibile indicare una traccia su cui convergere. In Germania ci sono riusciti partendo dal programma. E in Italia? «Avete visto come hanno modificato in trenta giorni la loro critica alla legge Fornero, ad esempio? O come stanno presentando adesso il problema dei vitalizi, dopo aver scelto una lotta senza pietas – e tra l’altro inutile – a un gruppo di ultra ottantenni?». Di compatibilità programmatica ragiona da qualche giorno un suo allievo, Giacinto della Cananea, su incarico di Di Maio. E chissà che non possa tornare utile all’esploratore che verrà, se verrà. «Certo che ho plaudito all’iniziativa. Però – sorride – il resto lo fate voi... sa quanti hanno studiato con me in quarant’anni?».