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 2018  aprile 19 Giovedì calendario

Baby squillo. Un caso tv

Roma Aveva 15 anni, la sera rincasava sempre più tardi. Tutto sopra le righe, il trucco, gli abiti. Si prostituiva ai Parioli. Il giro si allargò a un’altra minorenne. Era il 2013. Dieci arresti, cinquanta indagati. Processi, condanne, patteggiamenti. La storia delle baby squillo dei Parioli diventa una serie tv in onda a novembre su Netflix, uno degli appuntamenti «più attesi e controversi» del nuovo palinsesto, come dice l’amministratore delegato e co-fondatore Reed Hastings. Le vite nascoste, gli amori proibiti, i segreti condivisi fra teen-ager, l’innocenza perduta nello squallore di un seminterrato nel quartiere simbolo della borghesia romana.
Primo ciak giovedì scorso, 4 delle 6 puntate sono firmate da Andrea De Sica, 37 anni, figlio di Manuel, nipote del grande Vittorio De Sica. «Ho chiesto anche io che due puntate avessero uno sguardo al femminile, le girerà Anna Negri». La serie si intitola Baby, è molto probabile che susciterà un vespaio: «Non ci sono vittime, non facciamo moralismo e non giudichiamo, nemmeno i clienti». Padri di famiglia, stimati professionisti: «Li ritrarrò non come esseri abietti ma come persone normali che approfittano della loro posizione, vorrei che ci fosse empatia con loro. E le ragazze non sono sottomesse agli adulti, fanno una libera scelta, scoprono attraverso il loro corpo acerbo il potere esercitato sul prossimo». 
Come avviene nel magnifico film di Ozon, Giovane e bella ? «È stato uno dei tre riferimenti (lì la ragazza non si vende per soldi, anche nella nostra serie le ragazze non sanno cosa farsene, non hanno la fissa di abiti e cocaina), assieme a Io la conoscevo bene di Pietrangeli con una giovanissima Stefania Sandrelli che scopre il suo corpo e diventa oggetto delle turbe altrui, e a Lolita di Kubrick. La fiction generalista è fatta a tavolino e non rischia mai. Sarà una sfida per me e per il network, che ha scelto me, un regista con un solo film alle spalle, I figli della notte, anche quello sul mondo giovanile». Il film, spiazzante, immerso nell’inquietudine di un collegio esclusivo, ha avuto una candidatura ai David di Donatello per le opere prime. 
Baby (avrà una seconda serie), è stato scritto dal collettivo Grams, cinque ragazzi con età dai 20 ai 27 anni, alcuni sono di Roma (uno di loro conosceva le ragazze coinvolte), con la supervisione degli scrittori Isabella Aguilar e Giacomo Durzi. 
Hanno fatto un lungo lavoro di ricerca, acquisiti gli atti giudiziari, ascoltate le intercettazioni. «Non è la cronaca di quello che è successo, a cui ci siamo liberamente ispirati, dov’è prevalsa una realtà nichilista e una prospettiva giustizialista e gossippara. Raccontiamo le vite segrete degli adolescenti, il loro mondo, le loro frustrazioni, quell’età di passaggio, l‘incapacità a avvicinarsi a sentimenti autentici e sinceri, la fuga perenne; avvertono un’oppressione dall’autorità, sia scolastica che familiare, e se ne vogliono liberare. È un modo più largo di vedere la trasgressione, un romanzo di formazione corale, romantico e dark, attorno a un ambiente apparentemente perfetto come i Parioli, che nasconde ipocrisie e vuoto». 
Cosa cambia rispetto alle baby squillo? «Noi ci avviciniamo alla loro decisione in maniera lenta. La dimensione passiva nella serie non c’è. Nella cronaca una madre spalleggiava la figlia, la spingeva a vendersi per soldi; l’altra, insospettita, al contrario prese un investigatore privato. Io poi non parlo di due ragazze ma di sei ragazzi, maschi e femmine, tra loro amici, che frequentano il penultimo anno di liceo classico, al quartiere Parioli». Le protagoniste sono Chiara (Benedetta Porcaroli) e Ludovica (Alice Pagani). C’è Damiano (Riccardo Mandolini) che, quando gli muore la madre, va a vivere col padre, un diplomatico che si è risposato, l’attrice è Claudia Pandolfi. Poi c’è Isabella Ferrari, che «deve imparare a fare la madre». Il preside del liceo è Tommaso Ragno, suo figlio è Brando Pacitto. 
Andrea De Sica non ha potuto avvicinare le vere baby squillo per motivi legali. «Vivono nelle case famiglia. Ho letto che il giudice ha regalato loro libri sul femminismo. Il film si stacca da questa visione, la mia missione etica è di raccontare più punti di vista possibili». Una ragazza che guarderà la serie… «Potrà cercare di comprendere i motivi reali che portano a queste scelte, invece di pensare che siano cose che capitano a piccole donne indifese».