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 2018  aprile 19 Giovedì calendario

Perché ci distraiamo mentre loro parlano?

«Signore e signori, desideriamo richiamare la vostra attenzione su alcune dotazioni di sicurezza di questo aeromobile». Quindi un minuto, un minuto e mezzo di istruzioni: come allacciare le cinture, dove sono le uscite di emergenza, dove trovare e come indossare il salvagente, come utilizzare la maschera dell’ossigeno.
Chi sale in aereo, prima del decollo, non può non notare le istruzioni di sicurezza, siano esse mostrate dal vivo o attraverso un filmato. Ma chissà quanti tra i 143 passeggeri del volo Southwest Airlines da New York a Dallas, martedì scorso, hanno prestato attenzione agli assistenti di volo visto che durante la discesa d’emergenza a Filadelfia non pochi tra loro indossavano la maschera dell’ossigeno in modo sbagliato. Come Marty Martinez che ha avuto il tempo di prendere la carta di credito, acquistare il collegamento al Wi-Fi, fare la diretta video su Facebook e alcuni selfie – mentre il velivolo perdeva quota, con un motore esploso, un finestrino rotto e una passeggera quasi risucchiata all’esterno (poi è deceduta) —, ma mettendosi quel pezzo di silicone giallo sulla bocca e non, anche, sul naso. Matt Tranchin, di fianco, oltre a non aver capito nulla di quelle istruzioni, si è ben guardato dal togliere le cuffie. Anche una signora, seduta dietro, non è da meno.
I passeggeri ignorano le comunicazioni utili alla loro incolumità? Gli esperti se lo stanno chiedendo, ancora una volta. E ricordano come il caso del volo Southwest si aggiunge alle procedure di evacuazione con i viaggiatori che se ne vanno con i bagagli, ostruendo spesso le uscite d’emergenza. E a quei feriti in aereo – durante la turbolenza – che non si sono allacciati la cintura. «Ci conferma che non è stato ancora risolto il problema di come attirare l’attenzione prima del decollo», fanno sapere dall’Ntsb, l’ente che indaga sugli incidenti nei trasporti sul suolo americano. Gli addetti ai lavori concordano. Le istruzioni sono rimaste le stesse. Le frasi pure. La ripetitività ha portato a non prestare più attenzione. 
«Ho perso il conto delle volte in cui i viaggiatori mi hanno ignorato o hanno reagito con fastidio al momento della dimostrazione di sicurezza», racconta uno steward italiano di una low cost europea che lavora sui Boeing 737, lo stesso modello di quello di Southwest. «Cerchiamo di richiamare l’attenzione, ma non possiamo obbligarli, non possiamo andare a svegliarli», aggiunge, chiedendo l’anonimato perché le compagnie preferiscono che il proprio marchio non venga accostato alle vicende negative. «Gli auricolari, i telefonini e i tablet sono diventati fattori di distrazione rilevanti, l’indicazione che diamo agli assistenti di volo è quella di invitare il passeggero a prestare attenzione», dice un esperto che addestra il personale di una compagnia nel nostro Paese. «Chi vola deve capire che le dimostrazioni sono la prima barriera contro il rischio». 
«Non si presta attenzione un po’ per scaramanzia, un po’ perché l’aereo è il mezzo più sicuro», ragiona il neurologo Rosario Sorrentino. «Ci sono passeggeri che non vogliono considerare l’eventualità del disastro, così subentra il calo di attenzione». Secondo Sorrentino, poi, «alcuni pensano – sbagliando – che sarebbe inutile seguire quelle regole: se l’aereo precipita a che serve sapere indossare bene la maschera?».