Corriere della Sera, 19 aprile 2018
Spie, banchetti e dialoghi segreti. Le due Coree si sono parlate così
Le due Coree sono ancora tecnicamente in guerra, perché il conflitto del 1950-53 si è fermato solo con un armistizio. E in questi 65 anni i servizi segreti sono sempre stati coinvolti. Ma ora le spie stanno giocando un ruolo virtuoso nella nuova corsa al dialogo. Mike Pompeo è andato in missione clandestina a Pyongyang ancora come direttore della Cia, in attesa di essere confermato segretario di Stato e il suo incontro con Kim Jong-un è stato favorito da due uomini dell’intelligence, uno nordista e l’altro sudista, che hanno vissuto per decenni nell’ombra: Suh Hoon, capo del Nis, i servizi sudcoreani e Kim Yong-chol, ex generale che per anni ha orchestrato lo spionaggio militare del Nord.
I due nemici sono finiti forse loro malgrado sotto i riflettori nelle ultime settimane. Prima il nordista Kim, inviato a febbraio alla cerimonia di chiusura dei Giochi olimpici di Pyeongchang come capo delegazione, seduto a pochi metri da Ivanka, la figlia di Trump. Poi Suh Hoon, inserito nel gruppo di superconsiglieri che sono andati a inizio marzo a Pyongyang e hanno ricevuto la proposta negoziale di Kim Jong-un, l’invito a un vertice con Trump, poi portato personalmente alla Casa Bianca.
Il ruolo chiave del capo dell’intelligence di Seul è emerso con chiarezza dalle immagini del banchetto offerto agli inviati sudcoreani: Suh Hoon, occhiali alla George Smiley (il protagonista della «Talpa» di Le Carré) era seduto tra la moglie e la sorella del Maresciallo, parlava e Kim rideva di gusto alle sue battute, perché il funzionario è dotato di grande senso dello spirito. In più, Suh 63 anni, agente di carriera, nel 1997 fu il primo funzionario sudcoreano a cui il Nord consentì di risiedere nel Paese più chiuso del mondo. Fu basato per un paio d’anni a Sinpo, sulla costa orientale nordcoreana. Il sudcoreano fu in grado di instaurare un rapporto con Kim Jong-il, il Caro Leader padre di Kim Jong-un.
Anche il suo avversario nordcoreano, Kim Yong-chol, 72 anni, è un ufficiale di carriera. E come capo dello spionaggio militare dei Kim ha messo a segno colpi feroci. Dopo aver fatto parte della scorta di Kim Jong-il è arrivato a comandare l’Rgb, l’apparato più importante. Sotto la sua guida sono aumentate le azioni degli hackers unite a missioni clandestine. L’ufficiale è stato coinvolto nell’affondamento della corvetta sudcoreana Cheonan e il bombardamento d’artiglieria contro l’isola di Yeon-pyong. Nonostante un carattere difficile e un periodo di «purgatorio» ha mantenuto salda la sua posizione fino a diventare vice presidente del Comitato centrale.
È un duro anche Mike Pompeo, 54 anni, che in passato non ha risparmiato moniti all’avversario. Solo a ottobre disse: «Se Kim dovesse scomparire, vista la storia della Cia... Un incidente... qualcuno potrebbe pensare a una coincidenza». Sembrano tempi lontanissimi, ora ha parlato faccia a faccia con Kim. Sortite verbali che hanno celato una fitta serie di contatti tra Usa e il Nord iniziati peraltro già nel 2016. Colloqui non ufficiali definiti Track 2, Track 1,5 o Track 1 a seconda del livello dei partecipanti. Si sono visti in Svezia, Svizzera e Mongolia, Finlandia ma anche in Germania. Paesi che potrebbero ospitare il super vertice.