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 2018  aprile 19 Giovedì calendario

Meno salari e addetti, tanta Cig: il lato oscuro della Fiat in Italia

A marzo 2018, le immatricolazioni di Fiat Chrysler (Fca) sono diminuite dell’8% rispetto allo stesso mese del 2017. Tre giorni fa, mille operai Maserati sono stati spostati da Mirafiori – sede con gli ammortizzatori sociali in scadenza a luglio – al vicino stabilimento di Grugliasco, dove i contratti di solidarietà sono appena partiti. Il rilancio di Termini Imerese, affidato da Fiat al “fornitore” Blutec, traballa sempre di più e ieri ha subito un nuovo colpo: come anticipato dal Fatto, Invitalia, l’agenzia pubblica per lo sviluppo delle imprese, ha revocato i 20 milioni di finanziamenti anticipati nel 2016. Tutte circostanze che raccontano l’altro lato di Fiat, quello che riguarda i lavoratori, ai quali Sergio Marchionne aveva promesso la piena occupazione e la crescita dei salari con il piano “fabbrica Italia”. Così non è stato e i due stabilimenti che ospitarono i referendum di sette anni fa, Mirafiori e Pomigliano, lo dimostrano.
Partiamo dalla Maserati, in Piemonte. Guardando i calcoli della Fiom, oggi abbiamo 3.659 occupati alla Carrozzeria di Mirafiori e 1.683 alla sede del lusso di Grugliasco. Nel 2013 erano in 6.400, oggi passati a 5.300 e, di questi, 3 mila sono esuberi temporanei. L’eccedenza di personale finora ha riguardato soprattutto Mirafiori, dove i contratti di solidarietà non potranno essere rinnovati. È in quest’ottica che la Fiom legge le ragioni del travaso compiuto da Fca: mille operai passeranno da a Grugliasco dove gli ammortizzatori sono appena partiti e potranno essere reiterati. “Da quanto ci dicono – spiega Federico Bellono della Fiom di Torino – ci sarà un addestramento in vista dei nuovi investimenti, ma nessuno ancora sa quali saranno”.
C’è grande attesa per il 1º giugno, data dell’investor day nel quale Marchionne svelerà i piani industriali. L’amministratore delegato deciderà le prossime mosse per poi congedarsi nel 2019, lasciando il successore a metterle in pratica. Di certo, la piena occupazione promessa per le sedi italiane entro il 2018 è tramontata. E la situazione descritta fa presagire che anche in futuro si ricorrerà a cassa integrazione e solidarietà. Un colpo per quei lavoratori che, negli ultimi otto anni, con la produzione ridotta dagli ammortizzatori sociali, hanno perso circa 40 mila euro a testa, come calcolato dalla Fiom. Non che lo stipendio pieno sia così ricco, anche perché Fca non applica il contratto nazionale dei metalmeccanici. La Fiom ha confrontato la busta paga di un operaio del Lingotto con i pari livello di Leonardo, Lear, Ge Avio e Oerlikon. In Fca sono più bassi sia il salario base che i premi e la differenza con i colleghi metalmeccanici può arrivare a 3.600 euro annui.
Se il Nord piange, il Sud non ride. Un altro sito sensibile è Pomigliano: anche qui gli occupati Fiat sono diminuiti di un migliaio dal 2013 (da 5.800 a 4.792). Si guarda con ansia al primo giugno, perché la solidarietà scade a settembre e servono nuovi investimenti per ripartire a pieno regime. Le operazioni messe in campo da Fiat dopo il 2010 non bastano.
Altro esempio è Termini Imerese: in Sicilia il Lingotto ha chiuso nel 2011, poi ha messo lo stabilimento nelle mani della Blutec di Roberto Ginatta, amico e socio di Andrea Agnelli. L’azienda, quasi mono-committente di Fiat, aveva promesso di rimettere al lavoro i 700 operai entro quest’anno, ma finora ne ha reimpiegati solo 123, poi il progetto si è arenato. Nel frattempo ha incassato i 20 milioni di prestiti agevolati (sui 67 previsti) anticipati da Invitalia. Doveva rendicontare le spese e invece ha inviato un documento che ne certifica solo un decimo. E così è scattata la revoca. Il prestito è garantito da un’ipoteca sullo stabilimento. Se scattasse sarebbe una beffa clamorosa.