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 2018  aprile 19 Giovedì calendario

Su Europa e conti la Lega più lontana da M5S e Fi Resta l’asse anti-Fornero

Nelle 48 ore a disposizione per una delle esplorazioni più complicate della storia recente la presidente del Senato Alberti Casellati deve escogitare l’algoritmo in grado di trovare la quadra fra due piani diversi.
Il primo è quello delle proposte, in cui l’evoluzione post-voto vissuta dai Cinque Stelle soprattutto sul rapporto con l’Europa e i vincoli di deficit e debito smussa le distanze con le voci «moderate» di Forza Italia e del Pd. Ma sul secondo livello, quello dei veti politici incrociati, resta il muro fra M5S e Forza Italia, confermato dal primo giro di ieri, l’ostacolo principale alla formazione di una maggioranza. Il tutto mentre il Pd rimane sullo sfondo, perché le indicazioni ricevute dal presidente Mattarella puntano ovviamente sull’alleanza fra i “vincitori”; i temi di discussione rilanciati dal Nazareno su reddito di inclusione e salario minimo potranno rientrare in campo solo in una fase successiva.
Il confronto politico, infiammato da una campagna elettorale a toni aspri, resta teso dall’attesa per gli appuntamenti regionali in Molise e Friuli Venezia Giulia; ma lo scontro non può essere eterno, ed è proprio dalle pieghe di programmi in evoluzione che possono arrivare gli agganci per tentare la strada che evita il ritorno alle urne.
In quest’ottica, è il calendario a indicare lo snodo fondamentale nelle proposte di politica economica, alla vigilia della discussione sul Def e del giudizio europeo atteso all’inizio di maggio su un rischio di manovra correttiva che non è ancora escluso. Sul punto, rispetto alla campagna elettorale è stato netto il cambio nel registro utilizzato dal leader M5S Luigi Di Maio, che anche al Colle ha assicurato il proposito di non sforare i tetti di deficit e gli obiettivi di riduzione progressiva del debito. Certo, la traduzione in cifre è ancora lontana, in un dibattito che finora ha preferito occuparsi del tetto “teorico” del 3% più di quello pratico dello 0,9%, livello di deficit 2019 già scritto nei documenti ufficiali di finanza pubblica. Ma l’indicazione politica è chiara, e all’interno del dualismo che ha sempre caratterizzato il centro-destra sul tema avvicina i Cinque Stelle alle indicazioni più moderate di Forza Italia. Come in un gioco degli specchi, però, lo stesso fattore aumenta le distanze rispetto alla Lega, che per bocca di Salvini continua a opporre il «benessere degli italiani» al «rispetto cieco dei vincoli di Bruxelles».
Ma la politica è un meccanismo complicato, e le prospettive si ribaltano quando dai conti pubblici si passa alle pensioni. In fatto di previdenza, infatti, il Movimento trova una sintonia quasi piena con la Lega, che sia prima sia dopo il voto ha battuto quasi ogni giorno sul tasto dell’addio alla riforma Fornero. Il punto d’incontro sul tema è quasi definito nei dettagli, e passerebbe dall’introduzione di «quota 100» (somma di età e anzianità contributiva) e dalla possibilità di uscita anticipata dopo 41 anni di lavoro.
Naturalmente anche questo tipo di intesa dovrà fare i conti con le spine del bilancio pubblico, ma il nodo è generalizzato: dovranno affrontarlo, se la prima esplorazione non andrà in porto, anche gli eventuali tentativi di punto d’incontro con il Pd su reddito di inclusione, salario minimo e assegno universale ai figli.