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 2018  aprile 18 Mercoledì calendario

Timothy Leary aveva già previsto tutto

Timothy Leary, padre della controcultura Anni 60, aveva capito tutto. Le esperienze con l’Lsd sarebbero state solo l’inizio di una metamorfosi epocale. Poi sarebbero arrivate l’estensione della vita, il boom della cognizione e le migrazioni interplanetarie. La sua profezia transumanista, contenuta nell’acronimo «Smi2le», approdò nel saggio «Terra II» del 1974, una summa su come la realtà a cui l’umanità era abituata da millenni sarebbe stata stravolta per sempre.
Alla luce di quelle intuizioni le previsioni che vanno per la maggiore nel 2018 possono sembrare semplici note a margine delle selvagge idee di Leary. Così il cosmologo Max Tegmark riflette sulla «Vita 3.0», il computer scientist Robert Kurzweil teorizza la «singolarità» e l’imprenditore Elon Musk evoca la «disruption», mentre il ricercatore di ecosistemi mediatici Aviv Ovadya studia l’«infoapocalisse», vale a dire il collasso della realtà stessa. Se una prova generale sono state le fake news, notizie manipolate, create con l’high tech digitale e rese virali, ora il salto decisivo sono i fake videos, che di certo avrebbero deliziato un guru come Leary.
Nei recessi di Internet circolano spezzoni di «Games of Thrones» e altri di «Harry Potter» in cui i volti degli attori e delle attrici sono perfettamente incollati ai corpi degli acrobati del porno e l’effetto è spiazzante: filmini porno «fake» e allo stesso tempo perfetti, la cui efficacia risulta ancora più sinistra dopo l’annuncio di un hacker – autobattezzatosi «deepfakes» – il quale annuncia l’imminente perfezionamento dei suoi perfidi algoritmi. Daranno a ogni amante tradito o tradita la possibilità di mettere nei guai l’ex partner, confezionando video straordinariamente realistici. Altri algoritmi, intanto, sanno già imitare le espressioni facciali e riprodurre discorsi inventati con voci rubate. Al punto che il temuto collasso della realtà, un’altra delle conseguenze a vasto raggio dell’Intelligenza Artificiale, è alle porte. Se i social media ci hanno abituato allo tsunami degli stereotipi, ora perfino lo sguardo è minacciato: il vedere – l’atto apparentemente più immediato – potrebbe celare i meccanismi di un inganno.
Ecco perché la società Gfycat vuole addestrare una serie di algoritmi per smascherare le sequenze finte, meglio di quanto non garantiscano piattaforme Reddit e Discord. A cominciare dagli onnipresenti «Gif», i «Graphics interchange format» che, ripetendosi ogni pochi secondi, accompagnano tante navigazioni internettiane. Ma sono flash. Inoffensivi rispetto alle psicosi di massa che genererebbero i video manipolati di specialisti senza scrupoli.
E non è finita qui. Se alcuni contemporanei di Leary immaginavano computer in grado di trasformare la coscienza, amplificando l’Lsd, ora la transizione verso gli stati alterati dell’Io diventa uno scenario concreto. L’apoteosi è la realtà virtuale avanzata, che trascende le declinazioni del «fake» e ci trasporta in altri luoghi e altri tempi rispetto a quelli biologici. Fine ultimo è vivere vite parallele da avatar, come nella distopia di «Ready player one» di Spielberg. Magari giocando a essere Timothy Leary.