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 2018  aprile 18 Mercoledì calendario

La Cina impone nuovi dazi sui cereali Usa. Ma apre agli investimenti stranieri nell’auto

Nel mezzo delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti, la Cina è pronta a rispondere sia con il bastone che con la carota. Mentre l’amministrazione di Donald Trump si prepara a imporre dazi su oltre 150 miliardi di dollari di prodotti cinesi, in una manciata di ore Pechino ha annunciato nuove misure che da oggi colpiscono le importazioni dagli Usa di sorgo, ma anche il rilassamento delle restrizioni agli investimenti stranieri nell’industria delle automobili. Come «misura temporanea anti-dumping», le autorità di Pechino hanno imposto agli esportatori di sorgo di accantonare un deposito per oltre il 178 per cento, in vista di un possibile innalzamento delle tariffe.
Le esportazioni di sorgo dagli Stati Uniti in Cina hanno un valore di circa un miliardo di dollari l’anno: dalla fermentazione del cereale è prodotto il baijiu, un liquore onnipresente sulle tavole cinesi. Come conclusione preliminare di un’indagine anti-dumping iniziata lo scorso febbraio, il ministero del Commercio ha accusato le esportazioni americane di sorgo di danneggiare il mercato interno con prezzi tenuti «impropriamente bassi». La Cina è il principale mercato per il cereale prodotto negli stati agricoli Usa – soprattutto nel Kansas – che hanno consegnato a Donald Trump la vittoria elettorale alle presidenziali del 2016.
Mentre crescono i rischi di una guerra commerciale tra la prima e la seconda economia del pianeta, però Pechino ha anche teso a Washington un ramoscello d’ulivo. L’agenzia per la pianificazione economica della Repubblica Popolare ha annunciato che entro il 2022 saranno allentate le restrizioni agli investitori stranieri nel settore dell’automotive. Nei prossimi anni cadrà la regola che ha imposto ai produttori di auto stranieri di non poter detenere oltre il 50 per cento di una joint-venture con partner locali. Una norma che mirava a proteggere l’industria cinese, ma che ha portato i grandi gruppi europei e americani a sollevare preoccupazioni per il furto di proprietà intellettuale. Già entro la fine dell’anno saranno eliminate le restrizioni per i produttori di auto elettrice e ibride.
Gli analisti sono convinti che a trarne i maggiori benefici sarà Tesla: dopo aver avviato negoziati con le autorità di Shanghai per l’aperura di una fabbrica in Cina, Elon Musk aveva dovuto rinunciare per il mancato accordo sulla proprietà. La Cina è il più grande mercato al mondo per veicoli a nuova energia: secondo Jato Dyamics, tra gennaio e settembre 2017 nella Repubblica Popolare sono state vendute 227mila auto elettriche. La mossa di Pechino non rappresenta una sorpresa, ma è anche il segnale di una crescita di fiducia per il settore delle auto elettriche cinesi. Anche la tempistica è importante: l’annuncio delle autorità di Pechino arriva solo dopo una settimana dall’intervento di Xi Jinping al Forum di Bo’ao in cui il presidente cinese aveva annunciato l’intenzione di rilassare le restrizioni agli investimenti stranieri. Gli analisti ritengono che la mossa delle autorità cinesi non avrà effetti immediati sui giganti dell’automotive europei e americani. General Motors, Toyota e Volkswagen hanno contratti decennali e accordi consolidati con i partner locali.