la Repubblica, 18 aprile 2018
Lo strano caso del paese dove l’esproprio è un condono
Evviva il commissario.
Non fosse arrivato lui un bel giorno, al Comune di Caltagirone, chissà se qualcuno avrebbe tirato fuori dal cassetto dov’era stata accuratamente nascosta la storia incredibile di 82 immobili abusivi mai demoliti e lasciati dalle amministrazioni che si sono succedute per vent’anni in uso a chi li aveva costruiti. Gratis, per giunta. L’origine della vicenda, per com’è stata ricostruita in una recentissima sentenza della Corte dei conti, risale a metà degli anni Novanta. Già allora il comune di Caltagirone aveva emanato una serie di ordinanze di demolizione, ma senza alcun risultato: chi aveva costruito la casa abusiva rispose con un’alzata di spalle, contando sul fatto che nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di dare un colpo di piccone. Infatti andò esattamente così. Ma siccome la cosa era ormai sotto gli occhi di tutti era impossibile far finta di niente. C’era tuttavia una scappatoia, prevista dalla legge.
Anziché demolirli, il Comune avrebbe potuto acquisire gli immobili abusivi al patrimonio municipale con la scusa di fronteggiare casi di emergenza abitativa. La relativa delibera fu approvata il 2 agosto dell’anno 2000, l’ultimo dello scorso millennio. Da quel momento sulla vicenda si stese morbidamente una coltre di silenzio. Fino a quando, nella primavera del 2015, il sindaco Nicola Bonanno eletto con il centrodestra e sostenuto dagli alfaniani viene disarcionato da una mozione di sfiducia votata anche da Forza Italia. Il Comune è in stato di dissesto e le tensioni politiche fanno il resto. E il governatore siciliano Rosario Crocetta spedisce a fare il commissario di Caltagirone, in attesa delle nuove elezioni, un dirigente della Regione: Mario La Rocca. Che ci mette poco a scoprire gli altarini. Il disordine amministrativo è lampante. Salta fuori che ci sono a dir poco trecento immobili non accatastati: un trucchetto per non pagare Imu né Tarsu. Ma soprattutto che ce ne sono 82 che dovevano essere demoliti e anziché buttarli giù sarebbero stati acquisiti al patrimonio comunale. Il condizionale è d’obbligo, perché non risulta che la delibera dell’agosto 2000 sia stata seguita da atti concreti. Niente di niente.
Negli elenchi del patrimonio comunale non c’è traccia di quegli 82 immobili, e non figurano nemmeno nella lista delle proprietà non strumentali all’attività istituzionale che i Comuni sono tenuti a compilare in base a una legge del 2008. Come si fossero improvvisamente volatilizzati. Invece non sono affatto scomparsi, e dentro ci stanno pure coloro che li hanno costruiti abusivamente. Senza aver mai pagato un euro d’affitto, mentre è previsto che chi occupa le abitazioni requisite debba comunque una pigione alle casse municipali. La pratica finisce inevitabilmente in mano alla Guardia di Finanza, che arriva alla seguente conclusione: il Comune di Caltagirone ci ha rimesso almeno un milione e mezzo, a voler considerare quegli immobili alla stregua di case popolari assegnate al canone minimo di pochi euro al mese previsto dalle leggi. A quel punto il commissario finalmente impone che la faccenda venga quantomeno regolarizzata e che gli occupanti paghino il dovuto. C’è allora chi accetta di versare qualche briciolina, ma c’è pure chi si rifiuta con la motivazione di aver presentato una domanda di condono che non è mai stata esaminata. E siamo ancora lì. Con una differenza: almeno adesso si sa che quegli immobili abusivi esistono.
Quanto alle responsabilità, inutile farsi illusioni. Nessuno ha pagato.
Anche la Corte dei conti, suo malgrado, ha fatto un buco nell’acqua. L’anno scorso i giudici contabili avevano chiamato in causa un folto gruppo di dirigenti ed ex dirigenti che si erano alternati alla guida degli uffici competenti. A loro la procura contabile ha contestato “la mancata regolarizzazione della situazione di fatto venutasi a creare per oltre 15 anni”, per “negligenza grave e inescusabile”, essendo “del tutto inverosimile l’idea che agli stessi potesse sfuggire una consistenza patrimoniale di 82 immobili, comunque già trascritti nei pubblici registri sin dall’ottobre 1996”. Salvo però realizzare che per quasi tutti era ormai scattata la prescrizione. Solo in due restavano imputabili, e sono stati assolti con tante scuse come dice una sentenza depositata il 30 marzo scorso. Nessun politico è stato invece tirato in ballo: idem gli abusivi che quei politici e le amministrazioni da loro guidate hanno protetto. Grazie a una lunga e singolare amnesia.