Corriere della Sera, 18 aprile 2018
L’errore storico di History: giudicare Cesare con gli occhi di oggi
In occasione del Natale di Roma (anticamente detto Dies Romana, e conosciuto anche con il nome di Romaia, è una festività laica legata alla fondazione della città di Roma e si festeggia il 21 aprile), da lunedì 16 a sabato 21 aprile, History propone una settimana di programmazione dedicata ai fasti della città eterna.
Speriamo che gli appuntamenti non siano tutti come il primo, «Ti presento Giulio Cesare», firmato e presentato dalla storica Mary Beard (History, canale 407 di Sky, lunedì, ore 21.50).
Nessuno discute la sua autorevolezza (insegna al Newnham College di Cambridge ed è curatrice per l’antichità classica del «Times Literary Supplement»; accademica di fama internazionale, è fellow della British Academy e membro dell’American Academy of Arts and Sciences), ma forse la tv non è il suo mezzo.
Nel presentarci la vita e le imprese di Giulio Cesare, la Beard fa turismo storiografico: gira per Roma in bicicletta, sale su una cassetta di bibite per tener un comizio, interroga i passanti, scrive su un muro la celebre frase «veni, vidi, vici», ci spiega la storia del taglio cesareo o del mese di luglio (entrambi prendono il nome da Giulio Cesare), descrive il condottiero romano come un maestro del riporto, visita i luoghi di celebri battaglie, cerca di essere spiritosa.
Fin qui tutto bene: Giulio Cesare è una figura controversa capace di suscitare entusiastiche ammirazioni o intransigenti rifiuti.
A chi ha visto in lui il simbolo della forza e della decisione politica che contraddistinguono il grande leader si è contrapposto chi lo ha condannato come usurpatore e cinico tiranno.
Quello che risulta molto deludente è che la Beard giudica Cesare con gli occhi di adesso, azzarda paragoni con la politica moderna, lo accusa di genocidio e di populismo. Legge Giulio Cesare come gli Americani leggono oggi Cristoforo Colombo.