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 2018  aprile 18 Mercoledì calendario

Il programma elettorale corretto e «ammorbidito». Ma i 5 Stelle si difendono: solo cambiamenti formali

ROMA «Il primo e unico programma votato dagli iscritti», come lo ha definito Luigi Di Maio, sarebbe sparito dalla Rete. Sostituito da un altro, ampiamente rimaneggiato su alcuni argomenti chiave. Lo ha scoperto il Foglio, che ha verificato affinità, poche, e divergenze, molte, tra i due testi. Rivelazione che viene contestata dai 5 Stelle, in un comunicato in cui si parla di «articolo truffa» e in cui si ammettono solo alcuni rimaneggiamenti parziali: «Ciò che è cambiato è solo un po’ la forma, il che è normale. Accade con tutti i programmi elettorali di tutte le forze politiche: c’è una prima bozza, poi nuove stesure e lavori di editing. Non c’è da stupirsi. I punti votati dai cittadini sono nel programma». 
Secondo il F oglio i programmi sono due, uno pubblicato il 2 febbraio, il secondo il 7 marzo, tre giorni dopo le elezioni. Circostanza smentita dai 5 Stelle. Che spiegano: «Le versioni definitive sono del 21 febbraio, quelle precedenti erano provvisorie». Smentita anche una conversione sulla Nato : «Noi scriviamo che vogliamo “l’adeguamento” della Nato al nuovo contesto unilaterale e che è “indispensabile una riflessione sul ruolo dell’Alleanza atlantica”. Non è quello che abbiamo sempre detto?». 
In realtà sono sparite molte frasi ben più critiche sulla Nato. Come quella che la accusava di essere «prima responsabile del caos odierno» e quella che vedeva «una discordanza tra l’interesse della sicurezza nazionale con le strategie messe in atto dalla Nato». Emendati e ammorbiditi diversi altri passaggi di attacchi all’Occidente, per esempio sul Medio Oriente, e di difesa della Russia, con una dura critica alle sanzioni. Riviste anche alcune sezioni sulle banche e rimosso il capitolo sui «privilegi dei sindacati». 
Quanto basta per far dubitare della corrispondenza tra la volontà dei militanti e il programma effettivo. Per i 5 Stelle, però, non è così: «È una questione ininfluente»: «Sono solo correzioni minime, necessarie – spiegavano i vertici della Comunicazione in Transatlantico —. Di cosa stiamo parlando?». 
Ma è un tema delicato, perché fa parte del passaggio – che qualcuno potrebbe definire «crescita» o «maturazione» e altri «tradimento» – da Movimento che professa una radicale fedeltà alla democrazia diretta, a partito che si adegua alle logiche della democrazia parlamentare e si prepara a interagire con altre formazioni sulla base di programmi meno estremi. Tanto che Di Maio ha dato mandato di verificare punti di convergenza con Lega e Pd. 
Ma c’è di più. E lo dice apertamente un deputato in Transatlantico: «È ovvio che ci sono stati dei cambiamenti nella nostra linea e che siamo diventati più filoatlantici. Altrimenti come potremmo sperare in un incarico di governo dal capo dello Stato?».