Corriere della Sera, 18 aprile 2018
Gli insoliti sospetti
Fino a qualche anno fa, le indagini sull’ignoto incisore di svastiche e slogan nazisti nei bagni di Montecitorio sarebbero state circoscritte agli ultimi nostalgici della Repubblica di Salò eletti con l’estrema destra. Gli investigatori avrebbero scartato a priori l’ipotesi di un buontempone: a nessun democristiano, e men che meno a un comunista, sarebbe potuto passare per la testa di scherzare su un tema tanto sensibile. Ma oggi che la geografia politica è cambiata, e la sensibilità pure, la lista dei sospetti risulta decisamente più affollata. Il cultore di svastiche può nascondersi tra i Fratelli d’Italia come tra i nipoti di Grillo. E nessuno in coscienza si sente di escludere i tanti leghisti innamorati della Le Pen e i non pochi missini arruolati da Berlusconi. Ma anche il quinto anniversario della carica dei 101 cocker democratici che azzannarono Prodi alle caviglie per tirarlo giù dal Quirinale sembra messo lì apposta per rammentarci come il Pd sia un ambientino di cospiratori disposti a fare qualsiasi cosa pur di poterla mettere in conto a qualcun altro.
Nell’intricato giallo dei bagni di Montecitorio, l’unica certezza riguarda il sincero antifascista che sotto la svastica ha vergato con mano ferma: «Ma vai a ca...». L’analisi letteraria del testo, rivisitata alla luce della loro recente disputa calcistica a colpi di falli, lascia supporre che debba trattarsi di uno tra il crozziano Crozza e lo juventino Benatia.