17 aprile 2018
APPUNTI PER GAZZETTA - OGGI MATTARELLA DA’ L’INCARICOREPUBBLICA.ITROMA - Maurizio Martina prova a "scongelare" il Pd nel dibattito post elettorale
APPUNTI PER GAZZETTA - OGGI MATTARELLA DA’ L’INCARICO
REPUBBLICA.IT
ROMA - Maurizio Martina prova a "scongelare" il Pd nel dibattito post elettorale. E, in attesa delle mosse del Colle, rilancia in tre punti le proposte dei democratici. "Confrontiamoci con i cittadini a partire dai loro bisogni e dalle loro aspettative, ripartiamo dalle nostre proposte concrete. Lasciamo ad altri tatticismi, scontri personali e di potere. Noi pensiamo all’Italia", scrive su Facebook.
Quindi elenca le priorità Pd su povertà, famiglia e lavoro. Punti che sembrano in grado di coinvolgere i 5Stelle: "Allargare il reddito di inclusione per azzerare la povertà assoluta in tre anni e potenziare le azioni contro la povertà educativa; introdurre l’assegno universale per le famiglie con figli, la carta dei servizi per l’infanzia e nuovi strumenti di welfare a favore dell’occupazione femminile, per ridurre le diseguaglianze e sostenere il reddito dei ceti medi; introdurre il salario minimo legale, combattere il dumping salariale dei contratti pirata anche valorizzando il Patto per la fabbrica promosso dalle parti sociali. Tagliare ancora il carico fiscale sul costo del lavoro a tempo indeterminato per favorire assunzioni stabili con priorità a donne e giovani, norme per la parità di retribuzione dei generi".
LA REAZIONE DEL M5S
La risposta dei Cinquestelle è affidata ai capigruppo alla Camera e al Senato, Giulia Grillo e Danilo Toninelli. "La proposta avanzata da Maurizio Martina rappresenta un’iniziativa utile ai fini del lavoro che sta svolgendo il comitato scientifico per l’analisi dei programmi presieduto dal Professor Giacinto Della Cananea. Abbiamo sempre detto che ciò che vogliamo fare è partire dai temi che interessano ai cittadini", hanno affermato in una nota. Semplice apprezzamento di un metodo o inizio di un dialogo politico tra i due partiti?
EMMA BONINO A ’CIRCO MASSIMO’
"Un’intesa fra Pd e M5s? Si dialoga con tutti, come da buona prassi radicale, ma di qui a formare un governo ce ne corre. Mi sembra che i contenuti fra i due partiti siano molto diversi. Le alleanze internazionali sono sicuramente un elemento fondamentale". La leader di +Europa Emma Bonino, ospite di Circo Massimo su Radio Capital, accoglie con scetticismo l’ipotesi che Luigi Di Maio chiuda "il forno" con Matteo Salvini e tenga aperto quello con i dem. rep Approfondimento Pd, la svolta grillina rafforza i governisti: "Il tempo sta arrivando" di GIOVANNA CASADIO In riferimento alla crisi siriana, per Bonino la posizione filorussa del segretario della Lega in politica estera "è motivo di preoccupazione". L’ex ministra degli Esteri spiega: "Il posizionamento in politica estera è molto molto importante e mi pare che la posizione di Salvini non sia quella di Berlusconi, che pure è amico di Putin". In merito invece al Movimento 5 Stelle aggiunge: "Bisognerebbe verificare tenuta e la consistenza di questo cambiamento di 180 gradi".
SALVINI
"Se Berlusconi e Di Maio continuano a litigare è un problema loro, ma così facendo si ritorna al voto". Il leader leghista Matteo Salvini prende atto che lo stallo, nelle trattative tra centrodestra e Cinquestelle, è totale. E torna ad agitare lo spettro di un ritorno anticipato alle urne. Nelle sue dichiarazione di giornata, si alternano momenti di ottimismo e altri di frizione nei confronti del potenziale alleato, sempre più riluttante, Luigi Di Maio. Di sicuro Matteo Salvini apprezza l’ipotesi di un incarico a Elisabetta Casellati: "Può fare un buon lavoro", dice parlando della presidente del Senato.
In mattinata aveva aperto all’incarico a una figura terza: "Se ci fosse qualcuno in gamba che sottoscrive un programma che condivido, perché non accettarlo? Io a differenza di Di Maio non sono qua a dire o governo io o non si fa niente". La prossima mossa spetta al Quirinale che tra domani e giovedì, ma molto probabilmente domani, dovrà scegliere, a 45 giorni di distanza dalle elezioni del 4 marzo, a chi dare il pre-incarico, o un mandato esplorativo, per sondare la possibilità di trovare una maggioranza. I nomi in ballo al momento sono quattro, Elisabetta Alberti Casellati, Matteo Salvini, Luigi Di Maio e Roberto Fico, a meno di sorprese delle ultime ore. Con Casellati in netto vantaggio.
In giornata da Salvini sono arrivate altre frecciate al Movimento. Sul reddito di cittadinanza, tanto caro ai Cinquestelle, il leader del centrodestra ha ribadito il suo "no": "Andando in giro per il Molise, non ho trovato uno che mi ha detto: ’Voglio il reddito per stare a casa. ’Salvini, dammi 800 euro per stare a casa sul divano’. No. Tutti mi dicono che vogliono lavorare, stare in Molise per lavorare e mettere su famiglia e fare impresa. Non c’è questo popolo molisano che aspetta i soldi stando a casa, c’è un popolo orgoglioso che non vuole scappare".
E intanto, per replicare a Di Maio e alla sua minaccia di "chiudere" il forno con la Lega, e quindi di rivolgersi al Pd, il leader del Carroccio posta su Instagram uno sberleffo.
Salvini sbeffeggia Di Maio: "C’è chi chiude il forno e chi cura l’orto" Salvini parla anche dell’intervento, fuori programma, di Berlusconi al Quirinale. "Da tempo - sottolinea - adotto il consiglio di mia madre: ’Matteo non arrabbiarti, sorridi e tira dritto’. In quella circostanza mentre leggevo la dichiarazione concordata con gli alleati, vedevo che sulla sinistra c’era un po’ di agitazione con Berlusconi che mimava e gesticolava, se a lui piace così, va bene così".
Quanto ai rapporti con Forza Italia e Berlusconi, Salvini spiega: "Io sono leale, non cambio idea e non cambio squadra, intanto Berlusconi fa qualche battuta contro la Lega e Salvini: magari qualcuno in Forza Italia ha nostalgie dell’accordo con il Pd, ma io non ne ho".
Davide Casaleggio, Luigi Di Maio e Pietro Dettori, socio dell’associazione Rousseau a pranzo in un locale vicino Montecitorio
Condividi Dal M5s altre frenate a ogni ipotesi di accordo con la Lega. "Non c’è nessun accordo che è saltato" spiega il fedelissimo di Di Maio, Alfonso Bonafede, intendendo che non c’è stato alcun patto precedente, mentre Laura Castelli chiude a ogni ipotesi di "governissimo o di governi di transizione": "Chi fa tatticismi politici fa solo il male di questo paese".Ma Di Maio ancora ha non risposto direttamente a Salvini. E’ stato però a pranzo in pieno centro storico con Davide Casaleggio in un locale poco distante da Montecitorio. Con loro, anche Pietro Dettori, socio dell’Associazione Rousseau. Intercettati dai giornalisti hanno lasciato il bar senza rilasciare dichiarazioni.
CORRIERE.IT
I diretti protagonisti negano che si tratti di una pre-alleanza, di una possibile stretta di mano per portare a casa il governo. Ma di certo la mossa viene guardata con sospetto (e attenzione) dall’esterno, in primis (facile immaginarlo) da Matteo Salvini, che invece punta fiducioso alla presidente del Senato Casellati per sciogliere la matassa. Di fatto, c’è che il reggente dei democratici ha presentato ai Cinque Stelle una proposta programmatica: «Le nostre proposte si rivolgono agli italiani non a questo o quel partito. Noi non parliamo né di orti né di forni, noi parliamo di lavoro, di famiglie, di lotta alla povertà. Noi andiamo oltre i tatticismi degli altri», ha spiegato Maurizio Martina dopo aver presentato ai grillini «tre punti». E poi ha aggiunto, parlando ad un’iniziativa del Pd al circolo Ostiense di Roma: «Potevano leggere il nostro programma prima». Chiosano anche i capigruppo del MoVimento 5 Stelle di Camera e Senato Giulia Grillo e Danilo Toninelli: «La proposta avanzata da Maurizio Martina rappresenta un’iniziativa utile ai fini del lavoro che sta svolgendo il comitato scientifico per l’analisi dei programmi presieduto dal Professor Giacinto Della Cananea. Abbiamo sempre detto che ciò che vogliamo fare è partire dai temi che interessano ai cittadini». Governo: cos’è il mandato esplorativo? E il preincarico? Gli esempi del passato Prev Next Preincarico o mandato esplorativo?
Preincarico o mandato esplorativo?
Sono passate ormai due settimane dal primo giro di consultazioni, e il capo dello Stato, Sergio Mattarella, è ormai pronto per sciogliere lo stallo in cui la situazione politica si trova dal giorno delle elezioni, il 4 marzo. Quando avrà completato le sue riflessioni, il presidente della Repubblica potrebbe optare per affidare un mandato esplorativo di tipo istituzionale, oppure un per un preincarico, oppure ancora per un incarico vero e proprio. Ma che cosa significano esattamente queste formule? Che cosa comportano? Quando sono state applicate in passato, e com’è poi andata a finire?
Il mandato esplorativo e il caso MaccanicoIl mandato esplorativo viene affidato dal presidente della Repubblica quando uno o più tornate di consultazioni non si rivelano sufficienti per intravedere una soluzione. In questo caso, il capo dello Stato si affida di norma a una figura istituzionale (per esempio, il presidente del Senato) per proseguire il confronto con i gruppi. Un caso è stato quello di Antonio Maccanico. Dopo le dimissioni del governo Dini nei primi mesi del 1996, Maccanico fu incaricato dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro di formare un nuovo governo: il tentativo di costituzione di un esecutivo tecnico presupponeva un’intesa di fondo tra i due poli di centrodestra e di centrosinistra. Per superare il nodo delle televisioni, Telecom Italia presentò un ambizioso progetto di cablatura delle città italiane che avrebbe permesso la trasmissione via cavo, superando perciò le riserve espresse dalla Corte costituzionale sulle trasmissioni televisive via etere. Il tentativo di Governo andò però a vuoto per l’opposizione quasi completa degli opposti schieramenti parlamentari e così si giunse allo scioglimento anticipato delle Camere.
Un altro caso di esplorazione per tentare di formare un governo riporta a Nilde Iotti, del Pci. Nel 1987 ottenne infatti un incarico di governo con mandato esplorativo da parte del presidente della Repubblica Francesco Cossiga che si concluse senza esiti. Fu la prima donna e la prima esponente comunista ad arrivare tanto vicino alla presidenza del Consiglio.
Il preincarico e il caso BersaniIl preincarico viene affidato quando dalle consultazioni al Quirinale emerge una ipotesi di maggioranza che necessita, però, di una verifica e di una formalizzazione. È stato, per esempio, il mandato che l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affidò al segretario del Pd Pier Luigi Bersani nel 2013 e che, alla prova dei fatti, non diede risultati. Il 22 marzo Napolitano gli affidò infatti un mandato per trovare la fiducia al Parlamento necessaria per formare un nuovo governo. Il 28 marzo, in conferenza stampa al Palazzo del Quirinale, Bersani comunicò che il tentativo aveva avuto esiti non risolutivi rimettendo lo stesso mandato nelle mani del Capo dello Stato.
Incarichi dopo consultazioni brevi: Monti e Prodi
Quella che ha portato all’insediamento del governo Monti è stata una delle più brevi crisi di governo della storia recente: si è risolta in tre giorni e con un solo giorno di consultazioni al Quirinale, il 13 novembre 2011. Un solo giorno di consultazioni è servito anche per la nascita del governo Prodi II: era il 16 maggio 2006.
Incarichi dopo consultazioni lunghe: Letta e DiniTra le consultazioni più lunghe vanno ricordate quelle per formare il governo Letta. Tra la data del voto e la nascita del l’esecutivo passarono 61 giorni. Si trattava del primo governo della scorsa legislatura dopo il voto che ha visto approdare per la prima volta in Parlamento il M5S. Il presidente Giorgio Napolitano ricevette le delegazioni delle forze politiche nello Studio alla Vetrata del Quirinale dal 20 al 30 marzo 2013. Dopo il fallimento dell’incarico esplorativo di Pier Luigi Bersani, tutto si fermò per far lavorare la commissione di saggi istituita dal Capo dello Stato; le consultazioni ripresero il 23 aprile, con Enrico Letta che il giorno successivo sciolse la riserva e formò il suo governo. Tra le crisi di governo più lunghe, si possono ricordare quelle seguite all’esecutivo Dini (1996, 127 giorni), all’Andreotti V (1979, 126) e all’Andreotti I (1972, 121). In tutti e tre i casi le crisi in questione hanno portato allo scioglimento anticipato delle Camere e alla fine della legislatura.
LASTAMPA.IT
Ancora tutto fermo nella partita relativa al governo, in attesa della decisione del presidente Mattarella per superare lo stallo fra i partiti.
«In Parlamento e nel Paese facciamo vivere le nostre battaglie e il nostro impegno quotidiano per un’Italia migliore - scrive su Facebook il reggente del Pd Maurizio Martina -. Ripartiamo dalle nostre proposte concrete, confrontiamoci con i cittadini a partire dai loro bisogni e dalle loro aspettative. Lasciamo ad altri tatticismi, scontri personali e di potere. Noi pensiamo all’Italia».
«Ecco - elenca Maurizio Martina in un post su Facebook - le prime tre proposte Pd: Povertà. Allargare il Reddito di Inclusione per azzerare la povertà assoluta in tre anni e potenziare le azioni contro la povertà educativa; Famiglie. Introdurre l’assegno universale per le famiglie con figli, la carta dei servizi per l’infanzia e nuovi strumenti di welfare a favore dell’occupazione femminile, per ridurre le diseguaglianze e sostenere il reddito dei ceti medi; Lavoro. Introdurre il salario minimo legale, combattere il dumping salariale dei contratti pirata anche valorizzando il Patto per la Fabbrica promosso dalle parti sociali. Tagliare ancora - propone il reggente del Pd - il carico fiscale sul costo del lavoro a tempo indeterminato per favorire assunzioni stabili con priorità a donne e giovani, norme per la parità di retribuzione dei generi».
La replica M5s: iniziativa utile
«La proposta avanzata da Maurizio Martina - commentano in una nota i capigruppo M5S di Camera e Senato, Giulia Grillo e Danilo Toninelli - rappresenta un’iniziativa utile ai fini del lavoro che sta svolgendo il comitato scientifico per l’analisi dei programmi presieduto dal professore Giacinto Della Cananea. Abbiamo sempre detto che ciò che vogliamo fare è partire dai temi che interessano ai cittadini».
Salvini apre a una figura terza
Il leader della Lega Salvini apre all’ipotesi di una “figura terza” come premier: «Se ci fosse qualcuno in gamba che sottoscrive un programma che condivido, perché no? Io a differenza di Di Maio non sono qua a dire o governo io o non si fa niente».
Interrogato dai cronisti che lo attendono fuori di Palazzo Madama su come vedrebbe un eventuale mandato da parte del Quirinale al presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, Salvini risponde: «Può fare un buon lavoro».