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 2018  aprile 17 Martedì calendario

#MeToo, Russiagate (e il rap). I Pulitzer all’America «contro»

WASHINGTON Premio Pulitzer per gli scandali dell’anno. Il riconoscimento più ambito, per «Public Service», servizio pubblico, va al New York Times e al New Yorker. I due giornali hanno tirato giù dal piedistallo Harvey Weinstein, il produttore di Hollywood, accusato di essere un predatore sessuale. Le prime notizie sono state pubblicate il 5 ottobre 2017 dal quotidiano newyorkese, con la firma di Jody Kantor e Megan Twohey. Cinque giorni dopo, lo scoop più potente: il New Yorker, decide di pubblicare un servizio del giornalista Ronan Farrow, 30 anni, figlio dell’attrice Mia Farrow, rifiutato dalla tv Nbc. È un lungo articolo, frutto di mesi di lavoro. Farrow riesce a ottenere la denuncia presentata dall’attrice Ambra Gutierrez contro Weinstein. Ma, anziché accontentarsi di una notizia già di per sé clamorosa, continua a perlustrare il mondo di Hollywood, fino a quando mette insieme le accuse circostanziate di altre dodici attrici, tra le quali Asia Argento, Mira Sorvino e Rosanna Arquette. A quel punto l’impatto è devastante. Weinstein è distrutto, ma soprattutto si innesca il movimento delle donne #MeToo: sulla rete si diffonde rapidamente in tutto il mondo. 
La Columbia University di New York, l’istituto che assegna i premi suddivisi in 14 categorie, ha voluto quindi rimarcare la funzione trainante del giornalismo nella società e nella politica, proprio nell’anno più critico, con le polemiche su Facebook e la campagna di Donald Trump sulle «fake news». E, in effetti, l’altro titolo importante, quello per il «National reporting» è andato al New York Times e al Washington Post, le due spine del presidente americano. I due big della stampa americani sono premiati per la serie di articoli cominciata nel 2016, in piena campagna elettorale. Tema: i contatti tra il comitato elettorale di Trump e il Cremlino. Senza quella campagna stampa non ci sarebbe stato l’incarico al Super procuratore Robert Mueller, che adesso segue quella stessa traccia.
A sorpresa la giuria ha scelto per la prima volta un rapper per la sezione musica: Kendrick Lamar e il suo album titolato DAMN., pubblicato il 14 aprile 2017. Dana Canedy, direttrice del Pulitzer ha letto la motivazione: «È una virtuosistica raccolta di canzoni unificata dall’autenticità del suo gergo e dal dinamismo ritmico che…catturano la complessità della vita moderna afro-americana». Lamar, 30 anni, californiano con genitori di Chicago, è una delle voci simbolo della comunità «nera». Da ultimo ha realizzato la colonna sonora del film Black Panthe r. DAMN., intanto, è già «disco di Platino».
Per la fotografia ha vinto lo staff della Reuters; per la narrativa Andrew Sean Greer con Less.