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 2018  aprile 15 Domenica calendario

«Ora riconciliazione». Meris chiede perdono per il padre partigiano che uccise il seminarista

Chiederà perdono per suo padre, partigiano che uccise un seminarista quattordicenne. Un gesto di riconciliazione che arriva a più di settant’anni di distanza da quegli anni di violenze. Anni in cui migliaia di italiani combatterono e vennero uccisi dai nazifascisti, ma in cui furono anche alcuni religiosi a subire soprusi e vendette. Il gesto che compirà oggi nel corso di una cerimonia religiosa Meris Corghi, figlia di Giuseppe, partigiano comunista che nel ‘45 assassinò Rolando Rivi, è l’esito di un percorso iniziato nel 2011. Fino a sette anni fa, la donna neanche sapeva del crimine di cui il padre si era macchiato. Ma quando lo apprese da una zia iniziò un percorso che si concluderà proprio oggi. Lo scopo: superare con un messaggio di pacificazione una pagina buia della Liberazione. Il giovane seminarista era nato a San Valentino, in provincia di Reggio Emilia, la città ferita, nel dicembre del ‘43, dall’eccidio dei fratelli Cervi. Nella primavera 1945, nel clima difficile che agitava la Penisola divisa in due, i genitori di Rolando, preoccupati, avevano provato a dissuaderlo dall’andare in giro con l’abito talare. Ma lui non li ascoltò. Venne catturato dai partigiani e torturato per tre giorni. Quindi ucciso. Nel 2013, dopo il placet del Papa, la Chiesa l’ha beatificato riconoscendone il martirio, l’uccisione in odium fidei.

Meris Corghi parlerà dall’altare sotto il quale è custodito in un’urna di cristallo il corpo di Rolando. Al suo fianco ci sarà il vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca, che ha favorito un percorso di riconciliazione in tutto il territorio. «Sono felice – dice a Repubblica – che uno dei frutti più belli del sacrificio di Rolando sia ora un gesto di riconciliazione. Non è solo un perdono chiesto, ma anche un perdono accolto. Spero che questo sia l’inizio fecondo di una riconciliazione più profonda di cui la nostra terra ha tanto bisogno. E sono felice che ciò avvenga nel solco dell’invito alla misericordia di Papa Francesco seminato in questi anni».
Meris Corghi ha saputo la verità da una zia. La donna era venuta a conoscenza dell’omicidio direttamente da Giuseppe Corghi il quale, poco prima di morire, aveva confessato, pentito, di essere stato lui a uccidere. Corghi, 73 anni fa, guidava il battaglione Frittelli della divisione Modena Montagna appartenente alla Brigata Garibaldi. Sequestrò Rolando un giorno di aprile assieme al compagno partigiano Delciso Rioli. Lo portarono in un bosco dove, dopo averlo torturato, gli fecero scavare una fossa dentro la quale morì. Corghi e Rioli furono poi condannati, ma dei 22 anni di pena ne scontarono soltanto sei grazie all’amnistia decisa da De Gasperi e Togliatti.