La Stampa, 15 aprile 2018
Wagner la rigenerazione vegetariana
Tra i musicisti più illustri che sostennero il vegetarianesimo figura Richard Wagner, che lo intese quale via alla rigenerazione dell’umanità. Alla fine dell’800 dedicò alcune pagine degli ultimi scritti teorici ai sacrifici animali e nel suo capolavoro estremo di teatro in musica, Parsifal, fece del cigno l’animale sacro ai cavalieri del Graal. L’uccisione di un simile essere per mano del protagonista condusse Wagner a esprimere la condanna della caccia e a evidenziare i sentimenti posseduti anche dal cigno. La connotazione negativa dell’uomo che si ciba di animali è comunque tema risalente fino all’antichità, costantemente ripreso nei secoli: basti pensare che Voltaire si rifece, poco oltre la metà del ’700, a un antico trattato del neoplatonico Porfirio.
Ai nostri giorni Paolo Isotta riprende la questione leggendola attraverso copiosi e dettagliati esempi tratti dalla musica e dalla letteratura (Il canto degli animali, Marsilio, pp. 447, € 22). Mostra come l’arte e la scrittura abbiano sempre messo in rilievo l’intelligenza degli animali, come questi abbiano una loro personalità oppure siano interpretati dall’uomo come simboli di altri mondi, spesso mitici, e dunque vengano rispettati. Il fine ultimo è levare un grido contro la caccia in nome di una fratellanza di tutti gli esseri viventi.
Non deve stupire che uno scrittore di cose musicali affronti un tale argomento, perché Isotta non solo è affezionatissimo agli animali, ma è un lettore instancabile, oltre ad avere una memoria uditiva da cui richiama particolari a non finire, qui alternati a molti passi narrativi o poetici. Non vuole offrire un trattato di zoomusicologia, disciplina che instaura il rapporto tra musica e animali su basi biologiche: di tali aspetti Isotta è a conoscenza, ma li affronta dalla prospettiva umanistica, che ancor prima ha riconosciuto nelle bestie un loro linguaggio nonché sentimenti comuni all’uomo.