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 2018  aprile 16 Lunedì calendario

Vino e politica a Verona

C’eravamo ripromessi di parlare di vino, per via della 52a edizione di Vinitaly, a Verona. Ma Salvini s’è fatto vedere a Verona la mattina, Di Maio il pomeriggio...  

Quindi un’altra conversazione sullo stallo della politica e l’impossibilità di fornare un governo, Mattarella darà a metà settimana un incarico, probabilmente sarà la Casellati oppure, per fare un dispetto a Di Maio, Fico... lo vede che so già tutto?
Abbiamo tuttavia il dovere di riferire: che Salvini s’è fatto fotografare con un bel bicchiere di rosso accanto allo scrittore Mario Corona; che poi ha detto: «Sono qui a onorare il made in Italy e non incontro nessuno», smentendo in questo modo un faccia a faccia con l’altro presunto vincitore del 4 marzo; poi ha detto: «Io sono pronto a fare il governo, non dico no a nessuno, sono altri che non hanno ancora deciso che tipo di vino bere» e questa era una dichiarazione politica. Infine ha detto: «Certo noi siamo contrari a governissimi e governoni» con questo stilettando il Berlusconi che proprio ieri, con una lettera al Corriere, stava chiedendo un governone. Del resto Berlusconi gli fa propaganda contro in Friuli... Lo vede che stiamo parlando di politica?  

Già, gia. Non mi sto divertendo per niente.
Salvini e il Vinitaly possono essere una combinazione esplosiva. Due anni fa, avendo il presidente Mattarella auspicato, proprio al Vinitaly di quell’anno, un’Italia senza confini, Salvini sbottò: «È come dire avanti tutti, in Italia può entrare chiunque... Se lo ha detto da sobrio, un solo commento: complice e venduto». Chissà se Mattarella se lo ricorda. Oltre tutto, era un equivoco: il presidente non auspicava l’abbattimento dei confini per i migranti, ma per migliorare ancora le nostre esportazioni di vino.  

Dobbiamo riferire anche quello che ha detto Di Maio ieri pomeriggio.
Sì, ecco qua: «Non c’è nessun incontro con Salvini. La questione del governo è molto seria e non si affronta al Vinitaly, che è un evento importantissimo ma per un settore. Voglio che sappiate che il M5s è al lavoro per un governo che dia risposte. Chi si ostina a proporre un centrodestra unito propone una strada non percorribile e che può fare anche danno al Paese». E questo è tutto. Ah, non dimentichiamo che qualcuno ha chiesto a Salvini che vino offrirebbe a Di Maio e Salvini ha risposto: «Uno Sforzato, perché è un vino di Valtellina e perché si deve sforzare a fare qualcosa di più».  

Esiste sul serio, in Valtellina, un vino che si chiama “Sforzato”?
Sì. Ho visto su wikipedia che si tratta di un passito secco della provincia di Sondrio. Altrimenti detto Sfursat.
La pubblicità reclamizza certe bottiglie, di cui non dirò la marca, da 25 a 65,50 euro.  

Già che ci siamo continuiamo a parlare di vino.
Parliamo soprattutto di vino e di commercio mondiale, dato che esportiamo vino per 6 miliardi e ne produciamo per un valore di 13. Quindi la sorte del vino è legata non solo alla bontà del prodotto, ma, per esempio, anche all’andamento delle valute, dato che i nostri conducono la loro battaglia a suon di euro, ma anche a suon di dollari o yen. E ci sono questioni di politica estera, perché in Cina potremmo vendere molto di più, ad esempio, se non dovessimo pagare un dazio del 14%, mentre gli australiani, oltre a dover percorrere una tratta più breve, non pagano tasse all’ingresso. Le difficoltà con la Russia hanno stimolato tutta la produzione agricola di quel paese, non solo quella sanzionata, ma anche quella non sanzionata, come i prodotti alcolici. Sa che i russi hanno aggirato le sanzioni sulle mele, che compravano da noi, importando direttamente dai vivaisti italiani i meli e producendosi da sé le mele italiane, in genere sul Mar Nero? Per il vino sta tentando qualcosa del genere la Crimea. Infine c’è la concorrenza commerciale, che si vince anche con accordi a livello politico. Qui abbiamo il solito problema italiano, le nostre imprese restano troppo piccole. Per esempio, Antinori, la più grande società vinicola italiana non cooperativa, fattura 221 milioni di euro, la californiana E & J Gallo Winery 4,5 miliardi. Ci battono anche i cileni, la Viña Concha y Toro produce per 900 milioni.  

Non abbiamo una nostra qualità insuperabile che ci tiene al riparo da questi nuovi venuti?
Beh, non sono più troppo «nuovi venuti». E quanto alla qualità, dipende. Vendiamo benissimo lo spumante, tra il 2007 e il 2017 l’export è cresciuto del 240%, mentre il resto del mondo, per le bollicine, non ha aumentato che del 50%. Il nostro Prosecco va forte soprattutto in Gran Bretagna, Giappone e Russia. Diamo via bene l’Amarone in Cina. Rosé e Pinot grigio vincono negli Stati Uniti. Eccetera. Le cose vanno ancora piuttosto bene, a parte il problema della dimensione nana delle nostre imprese, che comporta problemi finanziari non da poco. La vigna è un possedimento assai costoso, immobilizza perciò per anni capitali importanti.