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 2018  aprile 15 Domenica calendario

Trump attacca in Siria

Trump, con Macron e Theresa May, ha attaccato i centri di ricerca siriani, dove si sviluppano le cosiddette armi chimiche che poi Assad utilizzerebbe contro i ribelli (questa per lo meno è l’accusa). L’operazione non ha fatto vittime e, per quanto se ne sa fino a questo momento, non ci sono neanche feriti, anche se una fonte proclama il ricovero in ospedale di tre civili. Nelle dichiarazioni occidentali, l’attacco viene giustificato come un deterrente nei confronti di Assad e a questa posizione s’è associata anche la Turchia, finora sempre schierata dalla parte di Mosca. Putin e il suo ministro degli Esteri, Lavrov, hanno invece pronunciato parole di dura condanna. Ma forse è solo una pantomima: gli americani (anche se lo negano) gli hanno fatto sapere in anticipo che sarebbe scattata l’operazione, i piloti sono stati attenti a non invadere minimamente lo spazio controllato dai russi e a non provocare la loro contraerea, che infatti è rimasta ferma. Inviperita la reazione iraniana, che registra anche una dichiarazione di fuoco della guida suprema Khamenei («L’attacco alla Siria è un crimine»).  

Gli italiani?
Ne riferiamo a parte. In ogni caso: il premier Gentiloni è stato informato e ha solo avvertito, a operazione eseguita, che questo non deve essere l’inizio di un’escalation.  

Descriviamo bene l’operazione.
Erano le tre del mattino della notte tra venerdì e sabato (le quattro italiane), esattamente una settimana dopo l’attacco contro i ribelli a Douma da parte di Assad, quello in cui le armi chimiche avrebbero ucciso cento civili, tra uomini, donne e bambini. Per quello che s’è capito finora dovrebbero essere stati usati solo missili da crociera. Alcuni dei bersagli colpiti non dovrebbero essere troppo lontani da Damasco, dato che giornalisti accreditati nella capitale sostengono di aver sentito delle esplosioni. Il governo francese ha fatto vedere sui suoi account twitter aerei Rafale in decollo, gli inglesi hanno mosso quattro Tornado dalla base cipriota di Akrotari e sono andati a colpire dalle parti di Homs. Come si siano mossi gli americani non è ancora chiaro: come abbiamo scritto ieri, non avevano portaerei in zona. Joseph Dunford, ministro degli Esteri francese, ha detto che sono stati presi di mira un centro di ricerca scientifica nella capitale, un sito di stoccaggio per precursori di armi chimiche a Ovest di Homs, e, nella medesima area, un posto di comando.  

Ma è un’operazione sensata? Se non si trattasse in ogni caso di un atto di guerra, mi verrebbe da dire: tanto rumore per nulla.
Tutti garantiscono che la capacità del regime siriano di costruirsi armi chimiche è stata colpita seriamente. È una considerazione a cui non possiamo obiettare niente, perché non ne sappiamo niente. In altri tempi s’era diffusa la convinzione, avvalorata pure da qualche ispezione, che i depositi siriani di nervino e di sostanze analoghe fossero stati distrutti. E la cosa non è poi risultata vera. Del resto gli ispettori dell’Opac, che avrebbero dovuto certificare (o non certificare) l’uso di armi chimiche a Douma, dovevano arrivare in loco tra oggi e lunedì. Trump, con Macron e la May, ha deciso di agire prima. Un ragionamento malizioso potrebbe essere questo: per paura di essere smentiti, hanno agito in anticipo.  

È sicuramente quello che pensano e/o sosterranno i russi.
Putin ha chiesto la riunione d’emergenza del consiglio di sicurezza dell’Onu, dal quale spera di ottenere una condanna dell’azione (impossibile, dato che Stati Uniti, Francia e Regno Unito metteranno il veto). Ha poi parlato di «atto di aggressione contro un Paese, senza l’avallo del Consiglio di sicurezza dell’Onu, in violazione della Carta delle Nazioni Uniti, delle norme e dei principi del diritto internazionale». Assad, naturalmente è sulla stessa linea: «L’Occidente ha agito dopo aver perso il controllo nel conflitto siriano. Gli attacchi della notte scorsa aumentano la determinazione a continuare a distruggere il terrorismo in ogni angolo della Siria». Il suo Paese, ha aggiunto, non si lascerà intimidire dai raid occidentali: «L’aggressione renderà soltanto la Siria ed il popolo siriano più determinati nel continuare a combattere». I siriani sostengono di aver intercettato, con la loro contraerea, 65 missili, i russi dicono che la contraerea siriana ne ha neutralizzati 71. Secondo gli americani, invece, i siriani hanno lanciato 40 missili di contraerea senza colpire niente.  

Mi figuro un profluvio di tweet da parte di Trump.
«Il nostro obiettivo era quello di distruggere le capacità di lanciare armi chimiche del regime siriano. Le nostre operazioni proseguiranno per il tempo necessario a distruggere le loro capacità. L’attacco è stato perfettamente eseguito. Grazie a Francia e Regno Unito per la loro saggezza e la potenza dei loro raffinati eserciti. Non avremmo potuto avere un risultato migliore. Missione compiuta!». Cioè: «Mission accomplished!».