La Gazzetta dello Sport, 13 aprile 2018
Buffon versa ancora veleno d’addio: «L’arbitro? Non un uomo, un animale»
E poi, dopo il campo e la rabbia e la doccia e le parole televisive, ecco che Gigi Buffon si ferma nella cosiddetta mixed zone, serpentone in cui se vuoi dire qualcosa lo dici e basta. E il capitano della Juventus dice. Alzando ancor di più i decibel contro il disastroso Oliver. È mezzanotte e venti: di (altro) fuoco. «L’errore lo passo anche – dice Gigi -: ma devi avere la sensibilità di capire cosa stai arbitrando, chi c’è da una parte e dall’altra, cos’è successo all’andata. E poi decidi. Dopo aver fischiato un rigore simile, avere il coraggio di mostrare anche il rosso è l’apoteosi dell’impreparazione. Perché come si richiede ai vari Buffon Ronaldo Chiellini e ai giocatori di Real e Juve di essere preparati, così lo deve essere l’arbitro». Pausa.
CINISMO DA ANIMALE KILLER E rinvio. «Devi essere preparato: se non lo sei e prendi queste decisioni non dico che non sei degno, ma non meriti di essere chiamato uomo: perché le decisioni simili sono di un cinismo che solo un killer, un animale, uno che al posto del cuore ha un bidone di immondizia... E questa è la cosa che fa più dispiacere. Se poi non hai coraggio, mangi le patatine, orange juice, stai in tribuna, coca cola e sprite con la famiglia e ti diverti, se vuoi essere un protagonista a questi livelli… Questo arbitro ha commesso un crimine contro l’umanità sportiva».
CR7, IL PERDONO E L’ADDIO Gary Lineker che scrive «Espellere Buffon così è come sparare a Bambi» e lui ringrazia. Cristiano Ronaldo che passa, pare dica «Perdonami...» e lui e Gigi si abbracciano. L’idea che certe frasi possano costargli una squalifica (oltre alla giornata per il rosso) è pensiero che non avrà un seguito concreto perché poi nella notte lo stesso Gigi annuncia di fatto l’addio. «Sono orgoglioso da morire di essere capitano di questa Juve, da morire – annuncia Buffon a J-tv -. Il dispiacere più grande nello smettere di giocare (dice quasi in lacrime, ndr) è quello di lasciare questi ragazzi... La vita va avanti e spero di avergli trasmesso qualcosa e che ne facciano tesoro».
REAZIONI E TUNNEL Le frasi di Buffon hanno ovviamente fatto il giro del mondo. Ale Del Piero, ospite a Sky, ha detto: «Non capisco perché si debba fare tanto riferimento alla partita d’andata, il calcio è così e si analizza il momento, bello o brutto che sia. Credo che fra qualche giorno, sull’arbitro dirà delle parole diverse da quelle che ha detto». Gli animi erano ovviamente incendiati. Lo raccontano anche per l’immediato dopo-gara, nel primo tunnel che porta agli spogliatoi: parapiglia fra i giocatori, con Marcelo fra i più esagitati e il tutto dopo che Allegri aveva redarguito Ramos per essere sceso ai bordi del campo, accesso non consentito a chi è squalificato. «Cosa ho detto a Oliver – dice Buffon -? Nulla di particolare, ero alterato. Cosa mi ha detto lui? Muto: non può dire niente».
CRIMINE E CHIELLO Ed ecco il nuovo affondo. «In quel momento, scusate la presunzione, potevo dirgli di tutto e poteva passarmi per la testa qualsiasi cosa – riprende Buffon -: perché tu stai commettendo un crimine contro l’umanità sportiva e ti prendi le paroline che devi prenderti. Se in 25 anni di carriera non sono mai stato espulso per proteste significa che fino a ieri hai visto cartoni animati e sei impreparato, o il calcio di un certo livello non l’hai mai visto. Se sono triste? Per niente, porto dentro grandissimo orgoglio, dignità e felicità per quel che siamo riusciti a fare. Perché ciò che abbiamo fatto poteva farlo solo la Juve, 18 guerrieri ed eroi che vestono la maglia bianconera. Abbiamo fatto rialzare la testa all’Italia dopo l’impresa bellissima della Roma: il nostro movimento calcistico ha bisogno di questi esempi, si deve levare di dosso la coltre di mediocrità che ci sta ricoprendo. E gli unici spot sono partite di questo tipo». E Giorgio Chiellini ammette il suo gesto dei soldi. «C’è poco da spiegare, la rabbia... Rigore folle, dal campo e in tv: chiedete al Bayern Monaco l’anno scorso. Fra andata e ritorno siamo stati massacrati, comprese le 7 ammonizioni. Se non fossimo stati al Bernabeu? Chiedete ad Ancelotti e quel suo Bayern...».
AGNELLI: VINCERE Da capitano, Buffon (che al Bernabeu aveva presenti Ilaria coi figli e le sorelle Veronica e Guendalina) ha trascinato anche il resto della squadra sul tema-orgoglio. Da Mandzukic a Dybala scrivono di rabbia e «sempre più orgogliosi di far parte di questa squadra». E Andrea Agnelli ha riflettuto ad alta voce su una futura vittoria della Champions e sui rafforzamenti: «Noi ragioniamo su un principio di continuità, sappiamo cos’è la Juve, non è una questione di mercato, la squadra che è stata costruita quest’anno è stata allestita per affrontare queste partite di livello. Ora bisogna mantenere alta la concentrazione per vincere il 7° scudetto di fila e la Coppa Italia. Se il finale sgradevole può far cambiare idea a Buffon? Beh, ha vinto al Bernabeu 3-1...».