La Stampa, 13 aprile 2018
È il momento giusto per seminare rito prezioso contro la fretta dei te
La semina è ormai un gesto desueto, che non fa quasi più nessuno, pur essendo una delle forme più genuine, antiche e facili di fare giardino. Oltremanica non solo si prova, ma ci si diverte anche: è un appuntamento atteso e preparato durante tutto l’anno a suon di cataloghi e di semi raccolti qua e là e spesso e diligentemente conservati in frigorifero. Cosa che, a dire il vero, io faccio normalmente con le ghiande della grande quercia e con quasi tutti i semi. Del resto l’orticultura, quella vera (e un po’ datata) è stata sempre così: quando si incocciava in qualche verdura o legume un po’ speciale per gusto, per profumo, per aspetto o per generosità si faceva prezioso bottino dei semi e si cercava di moltiplicare e di perpetuare le speciali caratteristiche, di pranzo in pranzo, di anno in anno, di famiglia in famiglia...
Primavera in ritardo
Ora il nostro consumistico tran tran ci ha abituato ad avere tutto pronto quando serve, anche le piante, anche i fiori e acquistare una bustina di semi è diventata quasi un’eccentricità. E pensare che è invece quanto di più sostenibile e intelligente possibile: al prezzo irrisorio di una manciata di semi e con un po’ di lavoro ciascuno può riscoprire il gusto di produrre da sé. Non tutto naturalmente, a meno di essere fanatici, ma perché non iniziare con qualcosa di un po’ inusuale e divertente, qualcosa che possa diventare una ben riconoscibile specialità della casa? In fondo può bastare anche solo qualche vaso ben profondo, un terriccio ricco e sabbioso e un innaffiatoio munito di una «rosa» fine, fitta e leggera...
Per seminare questo è forse il momento più adatto, quello in cui si possono ancora piantare le cose da freddo, come l’insalata misticanza, il famoso «mesclun» sinonimo di primizie primaverili, e già provare all’aperto quelle da «caldo», tutte le verdure e non che matureranno durante l’estate. Queste sono giornate preziose, che le piogge leggere e le escursioni di temperatura non più troppo accentuate trasformano in veri e utilissimi jolly. Ben sapendo che almeno in Piemonte fino al 23 aprile, festa di San Giorgio, c’è ancora pericolo di gelate. I più prudenti possono puntare su ravanelli e sarset, che a onor del vero andrebbero seminati nei geli di febbraio direttamente all’aperto: quest’anno il vistoso ritardo della primavera ha, come è evidente, prolungato i tempi. Consiglio di evitare lo spaglio, che è sempre un problema ripulire dalle erbacce: quel poco di tempo risparmiato ci condanna poi a fatiche continue. Meglio seminare a piccole strisce, distanziate il giusto une dalle altre: lo sanno bene gli inglesi e pure i francesi, che vi si applicano con estremo rigore e con acuta efficienza. Noi italiani siamo molto più pelandroni, dei veri ortolani-cicala, e preferiamo per lo più seminare a casaccio: del resto l’anarchia è nata in Italia per diffondersi «a spaglio» un po’ ovunque...
Orto casalingo
Per tornare all’orto, son questi i giorni per provare lattughe e carote, basilici e melanzane, pomodori e peperoni, avendo poi cura di lasciar passare il 15 di maggio e tutte le sue piovose vicissitudini per trapiantare le giovani piantine. Gli zucchini andrebbero invece seminati direttamente in piena terra e non più trapiantati o in vasetto ma avendo grande cura poi di non rovinare nel trapianto le piccole radici: chi è particolarmente bravo e diligente può utilizzare i maneggevoli e sempre utili vasetti in torba. Anche i fagioli e i fagiolini vorrebbero esser coltivati sul posto, un poco più tardi, verso la metà di maggio. Il prezzemolo invece, dal momento che si devono aspettare dopo la semina ben quaranta giorni perché germogli, è meglio prenderlo già cresciuto in vasetto in modo da non infierire sulla pazienza già così spesso messa alla prova dell’ortolano.
Sulla tanto discussa incidenza dei cicli lunari non mi pronuncio: probabilmente è verissimo, ma non ci ho mai badato. Quando la semina è ben fatta evidentemente cambia di poco. L’importante a mio avviso è capire il momento giusto e soprattutto approfittare dei consigli dei meteorologi: un orto ben seminato prima di un lungo periodo di piogge è davvero un orto fortunato. L’innaffiamento naturale è di gran lunga più efficiente di quello artificiale: la leggera acqua della pioggia cresce e aiuta...