Libero, 12 aprile 2018
Kevin Spacey censura il giovane Salinger
Rebel in the Rye è il film che racconta la vicenda di Jerome David Salinger (1919-2010), l’autore de Il giovane Holden, titolo originale The Catcher in the Rye, ecco dunque spiegato il titolo del film. Secondo traduzione letterale sarebbe “L’acchiappatore di segale” o “Il terzino nella segale”, inteso come giocatore di football americano. Un inizio un po’ complicato, ma non c’è niente che riguardi Salinger, che non sia complicato. Esiste un documentario Salinger, di Shane Salerno, di qualità ed esaustivo, adesso ecco la fiction, con tanto di licenze che tuttavia non disattendono la verità dei fatti. Del resto non ce n’era bisogno, Jerome David, per le sue vicende, è quasi più personaggio del suo Holden, ed è stato il suo più grande trauma perché alla fine Holden ha divorato Jerome, per popolarità e personalità.
Il film lo spiega piuttosto bene fin dall’inizio. Jerome scrive una lettera a Whit Burnett, il suo docente mentore. «Caro With, mi dispiace informarti che Holden Caulfield è morto, so che pensavi che potesse proteggermi, offrirmi un rifugio dal mio sarcasmo. Holden però se n’è andato per sempre e ora non so cosa potrà salvarmi». In queste righe c’è l’essenza di Salinger e della sua “pazzia”. L’autore che aveva firmato ritenuto da una corrente prevalente il più importante romanzo americano del novecento, cedeva alla propria debolezza e ai propri fantasmi. Colpa dei traumi, che erano stati molti e pesanti, come il film racconta. Il regista è Danny Strong, Nicholas Hoult è Salinger. Il ruolo di With Burnett è preso dal divo Kevin Spacey che sta creando problemi alla distribuzione per la nota vicende delle moleste sessuali gay.
Il racconto tocca tutti gli episodi fondamentali, a cominciare dall’incontro di Jerome con Oona O’Neill, figlia del grande drammaturgo. Lui si innamora, c’è la relazione ma poi la ragazza incontra Chaplin e lo sposa. Racconta Salinger, «mi crollò il mondo addosso». Gli anni alla Columbia University di New York per frequentare la scuola di scrittura, la madre lo sostiene e si impone. Alla Columbia il suo docente è proprio Burnett.
Il racconto scandisce i momenti topici: Jerome ascolta alla radio la notizia dell’attacco giapponese a Pearl Harbor, decide di arruolarsi e nel giugno del ’44 si trova in un posto... pericoloso, la famosa spiaggia denominata Utah, in Normandia. Non c’era bisogno del “soldato Ryan”per sapere che su quella striscia di sabbia l’aspettativa di vita era di un quarto d’ora. Dunque altro trauma. Ne seguirà uno peggiore perché Salinger sarà uno dei primi americani a entrare nel campo liberato di Dachau, si può immaginare cosa vide. Diceva: «È impossibile non sentire più l’odore dei corpi bruciati, non importa quanto a lungo tu viva».
Tornato a casa aveva però le idee chiare su ciò che avrebbe scritto. Importante è il New Yorker, la prestigiosa testata letteraria che, dopo aver accettato il suo primo racconto Slight Rebellion off Madison, gli fece un contratto per tutti gli altri che avrebbe scritto. Poi, nel 1951 ecco Il giovane Holden. Col successo che sappiamo.
Holden Caulfield è un modello di ribelle eterno e imprescindibile della letteratura e della vita. Un critico dice a Salinger: «Hai catturato la coscienza di una nazione», grazie anche a 65 milioni di copie vendute. Però, come detto sopra, ormai lo spirito dello scrittore era compromesso. Il film finisce col giovane Salinger che si isola nella sua tenuta di Cornish nel New Hampshire, negandosi al mondo, pronto a minacciare col fucile chi intende disturbarlo.