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 2018  aprile 13 Venerdì calendario

Il vanitoso Collina, diciotto anni da nemico

Oggi è vanitoso, un tempo era egocentrico. Un nemico in casa Juve rimane un nemico per sempre. Pierluigi Collina è finito nell’elenco una domenica di maggio del 2000, quando ne incrociò la strada nella partita chiave per lo scudetto. Ultima giornata, due punti di vantaggio sulla Lazio, un nubifragio che costrinse a sospendere la partita alla fine del primo tempo. Il non ancora vanitoso si prese i suoi tempi, 71 minuti di attesa, molti più dei 45 che il regolamento imponeva come soglia massima, per salvare la contemporaneità dell’ultima giornata tra misteriose telefonate e le minacce di non rigiocarla mai più del presidente perugino Gaucci. Finì come finì. Juventus battuta nel pantano, scudetto alla Lazio, di cui in futuro Collina si sarebbe detto tifoso.

Otto anni più tardi, quando l’arbitro era ormai designatore in Serie A, con una lettera di trentasei righe la Juventus lo sfiduciò in coda a una catena di ingiustizie che sentiva di aver subito, l’ultima delle quali un calcio di rigore fischiato per la Reggina da Dondarini. Oggi il tema si è allargato su scala continentale, complice la sovrapposizione di poltrone di cui è protagonista Collina: designatore degli arbitri Uefa, presidente dei direttori di gara Fifa. Che semplificando vuol dire lavorare per chi ha introdotto il Var ai mondiali e per chi la moviola in campo non vuole introdurla in Europa finché gli arbitri non saranno formati. Quando Agnelli chiede di accelerare sull’introduzione della tecnologia in Champions, manda un messaggio trasversale che tocca lo stesso Collina. Ma da anni contro l’ex miglior arbitro del mondo si è compattato un fronte tutto italiano, mosso da un sospetto. Che per evitare allusioni su un conflitto d’interessi, nel dubbio sia meglio per gli arbitri fischiare “contro” i club di Serie A. In effetti a lamentarsi sono stati in tanti. Un’eliminazione discussa del Napoli col Dnipro alimentò altri sospetti, visto che Collina nel portafoglio di consulenze ha pure quella di supervisore degli arbitri della federazione Ucraina. E poi la Roma a Barcellona, Lazio, Milan, persino un tecnico come Ancelotti, eliminato lo scorso anno dal Real dopo due gol di Ronaldo in fuorigioco e un’espulsione capovolta contro il suo Bayern. Rinfrescando il ricordo di Perugia, quando sedeva sulla panchina juventina.
Certo però Italia e Juve non possono lamentare scarso peso politico: Agnelli è a capo dell’Eca, l’ente dei club, e siede nell’esecutivo Uefa, Evelina Christillin è nel board Fifa e il dg della Federcalcio Uva è vicepresidente Uefa. Il punto su cui Agnelli, anche in sedi ufficiali, insisterà, è che in ruoli che incidono così tanto sul risultato del campo, regni l’alternanza. Mentre Collina, da designatore, è sopravvissuto persino alla caduta del “mentore” Platini.