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 2018  aprile 11 Mercoledì calendario

L’uomo che rimpiange i lupi. Ha vissuto con loro fino a 19 anni nei boschi della Sierra. «Allora sì ero felice. La vita con gli umani è un incubo»

Come un innamorato che ha perso l’unico amore, Marcos Rodriguez Pantoja, spagnolo, 72 anni, sta seduto contro il muro della sua casetta a Rante, in Galizia, e pensa sempre ai lupi. È tornato nel mondo degli uomini da 53 anni e in tutto questo tempo ha potuto constatare che i lupi sono meglio: quando era un bambino perso e affamato, l’hanno adottato. Quelli della sua specie, quando 12 anni dopo lo hanno ritrovato, lo hanno rivestito e istruito; e poi lo hanno abbandonato. 
In un’ampia intervista al El Pais confessa: «Gli uomini non mi sono mai piaciuti. Ho imparato a vivere da umano ma i miei ultimi ricordi felici sono con i lupi. Gli uomini sono ipocriti e infidi, mi hanno sfruttato, maltrattato e imbrogliato. E mi deridono perché non m’interesso di calcio». Nel 1965, Marcos Rodriguez Pantoja fu trovato in una grotta con un branco di lupi, con i quali aveva vissuto fino ai 19 anni. È nato ad Añora, nella provincia di Cordoba, nel 1946. Dopo la morte della madre, quando aveva 3 anni, fu venduto dal padre a un pecoraio che viveva sulle montagne della
Sierra Morena. L’uomo, però, morì poco dopo. E da quel momento, nel 1954, di Pantoja si persero le tracce. 
Rimasto solo, il bambino si ritrovò nei boschi della Sierra: «Entrai in una caverna per trovare rifugio: c’era una lupa con i cuccioli, li stava nutrendo con i pezzi di una preda. Io provai ad avvicinarmi, avevo fame, la lupa ringhiò. Ma non mi attaccò. Quando ebbe finito, spinse verso di me con il muso un pezzo di carne. Mi aveva accettato. Da allora, sono rimasto con loro, giocavo con loro, mangiavo con loro. Pescavo, catturavo conigli, e ho imparato che quello che mangiavano gli uccelli andava bene anche per me». 
Fu la Guardia Civile spagnola a trovarlo e a riportarlo nel mondo degli umani. I militari si trovarono davanti a un ragazzo che sembrava venire dalla giungla, capelli lunghi, barba ispida, pelle color cuoio, nessun vestito, e li guardava con sospetto. Camminava più a quattro zampe, era un perfetto arrampicatore di alberi, e soprattutto si esprimeva con grugniti come i mugolii dei lupi. Non sapeva parlare, ma era in grado di piangere, ed è quello che fece. «Anche gli animali piangono», racconta oggi. «Quando mi portarono via fu il momento più spaventoso della mia vita. Mi dovettero rinchiudere, finché non venni accolto da un convento di suore. Sono loro che mi hanno insegnato tutto». Ma la vita civile gli sembrava un incubo: «Ciò che mi sorprese di più era il rumore delle automobili, non lo sopportavo. Le persone andavano avanti e indietro, come formiche. Ma almeno le formiche vanno tutte in una stessa direzione. Io non riuscivo nemmeno a attraversare la strada. Avrebbero dovuto mandarmi a scuola, per farmi parlare correttamente e aiutarmi a capire il mondo». Marcos non si è mai adattato, ha lavorato nell’edilizia e nell’ospitalità, ma ha sempre trovato che gli uomini non sapessero comportarsi con la stessa lealtà degli animali. Oggi vive di una piccola pensione in una casa modesta. 
Il gruppo ambientalista Amig@s das Arbores raccoglie fondi per migliorare le sue condizioni e fargli avere una caldaia.vDella vita civile a Marcos non piace quasi niente, solo le donne e la musica. Quando è andato in pensione, è tornato nei boschi, fra i suoi amici lupi. Ma, al posto della grotta, c’erano abitazioni con cancelli elettrici. Quando ha trovato i lupi, loro non lo hanno riconosciuto e si sono tenuti a distanza: «Gli uomini mi hanno insegnato a mettere l’acqua di colonia. E per i lupi puzzavo di gente». Marcos, negli anni, è diventato una celebrità, studiato da antropologi e linguisti, e protagonista di un docufilm sulla sua vita, Entrelobos, fra i lupi. Gira le scuole e racconta la sua esperienza, solo i bambini sembrano capirlo. Gli adulti lo trattano come un fenomeno da circo.