La Stampa, 12 aprile 2018
Bologna nasce il sindacato dei rider: “Vogliamo malattia, ferie e assicurazione sugli incidenti”
Bologna si candida a capitale dei diritti dei rider, proprio mentre a Torino questi lavoratori incassano una sconfitta in tribunale. È sotto le Due Torri che è nato il primo sindacato di categoria, Riders Union, ed è sempre qui che domenica andrà in scena la prima assemblea nazionale dei fattorini 4.0.
Gente che riceve gli ordini via app sullo smartphone e deve scattare in bici per portare i pasti a domicilio ed entro tempi certi, pena il declassamento e la diminuzione del lavoro. Secondo Riders Union, il controllo attraverso la geolocalizzazione da parte delle aziende – una decina almeno fra grandi e piccole, fra cui Deliveroo, Foodora, Glovo, JustEat, Sgnam, MyMenu – è asfissiante, e sgarrare sui tempi di consegna equivale a essere penalizzati e a lavorare meno.
Le garanzie per i fattorini in bicicletta sono ridotte al lumicino, tanto che il Comune di Bologna, dopo uno sciopero dei rider locali, ha proposto una Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale e l’ha sottoposta a Riders Union, sindacati ufficiali e controparti. Il documento sarà presentato domenica all’assemblea e, se sarà accettato da lavoratori e aziende, potrà servire da modello per una contrattazione su scala nazionale: «Prevede una serie di garanzie su standard minimi di sicurezza, copertura assicurativa per i danni subiti dai rider in caso di incidente, che sono del tutto assenti, indennità integrative per condizioni meteo avverse, tutela della privacy, diritto a un compenso equo e dignitoso – spiega l’assessore al lavoro, Marco Lombardo -. I rider sono considerati lavoratori autonomi, ma l’autonomia non esiste dal momento che, una volta arrivato l’ordine sullo smartphone, vengono geolocalizzati e sono tenuti a consegnare entro mezz’ora».
Tommaso ha 28 anni e fa consegne in bici a Bologna come secondo lavoro, per arrotondare il compenso di un altro impiego part-time: «Abbiamo dato vita a “Riders Union” lo scorso autunno, unendoci fra lavoratori di varie piattaforme, internazionali e locali. Solo a Bologna siamo circa trecento, noi come “sindacato” riusciamo ad aggregare un’ottantina di persone. Ora stiamo estendendo la rete ad altre realtà, da Torino a Milano, da Firenze a Roma».
In città i raider hanno già fatto scattare due scioperi: il primo a novembre e l’ultimo lo scorso febbraio, quando la nevicata ha reso le strade particolarmente pericolose per le biciclette. Sempre a febbraio, i fattorini di Glovo si erano fermati per due ore per protestare contro «la paga a cottimo, il rating, il sistema di classificazione per cui chi consegna in ritardo lavora meno», ma anche per ottenere «l’assicurazione su infortuni e malattia», come recitava il volantino.
Uno dei punti centrali delle rivendicazioni è proprio questo, dato che per i danni subiti sul lavoro non è previsto risarcimento: «Per rispettare i tempi, siamo costretti a compiere manovre imprudenti – racconta Tommaso – Un nostro collega è stato agganciato da un autobus ed è finito in ospedale per due giorni. L’azienda lo ha rimborsato pagandogli il lavoro di due serate, ma poi la convalescenza è durata un mese e per quel periodo non ha avuto un soldo. Ecco perché chiediamo la copertura assicurativa e un contratto subordinato o parasubordinato, in modo che entri in gioco l’Inail».
Naturalmente al centro della vertenza c’è anche l’aspetto economico: «La paga in media oscilla fra i 5 e i 7 euro all’ora, ma le multinazionali vanno verso il cottimo, con compensi da 5 euro all’ora più 1,20 euro a ogni consegna. L’algoritmo calcola i tempi, se non li rispetti scendi nel rating e lavori sempre meno, fino a essere estromesso».