Libero, 10 aprile 2018
Il cervello non invecchia mai
Anche nella scienza non esistono più certezze, e se fino a ieri era un dato di fatto che il cervello adulto dopo una certo numero di anni invecchia, non si rigenera e non sviluppa più nuovi neuroni, oggi è arrivato il contrordine, perché è stato dimostrato che anche gli anziani possono incredibilmente generare nuove cellule cerebrali per tutta la vita.
Un importante studio neurobiologico della Columbia University e dell’Istituto Psichiatrico di NewYork, coordinato dall’italiana Maura Boldrini, pubblicato su “Cell Stem Cell” ha confermato con evidenze inoppugnabili come le persone dai 75 anni in su che conservano più memoria, che restano più solidi cognitivamente ed anche emotivamente, devono questa vita sempre attiva delle loro funzioni intellettive alla capacità di produrre migliaia e migliaia di nuovi neuroni, che nascono da cellule progenitrici situate nell’ippocampo, una zona profonda dell’encefalo, proprio come succede regolarmente nei cervelli giovani, e questa struttura dell’encefalo dove nascono le emozioni ed è normalmente utilizzata per la cognizione, mantiene volumi equivalenti nelle varie età, senza subire atrofie o degenerazioni, proprio grazie al rifornimento continuo di cellule cerebrali. Una capacità questa assente nei primati e nei roditori, ed incredibilmente oggi accertata come unica nell’uomo.
LO STUDIO DEI NEURONI
I ricercatori hanno verificato tutto questo al microscopio, sottoponendo ad autopsia ed esame istologico molti cervelli di soggetti sani, di un’età compresa tra i 14 e gli 80 anni, ma morti improvvisamente per varie cause, ed hanno fotografato per la prima volta i neuroni appena formati degli anziani, che risultavano identici a quelli dei più giovani, con l’unica differenza di una minore vascolarizzazione nei cervelli vissuti per molti decenni, e quindi, essendoci una diminuzione della circolazione sanguigna, sono state trovate meno connessioni tra i vari neuroni rispetto a quelli più giovani. Tutti i soggetti deceduti in vita non erano affetti da disturbi cognitivi, non avevano sofferto di depressione o assunto antidepressivi, i farmaci che possono avere un impatto sulla produzione di nuove cellule cerebrali, ed anche i cervelli più vecchi tra quelli studiati hanno prodotto di continuo nuovi neuroni, molti dei quali sono stati trovati ancora in via di sviluppo. Non solo. Il numero di progenitori neuronali intermedi e le migliaia di neuroni immaturi erano in numero simile tra i soggetti delle varie età, il che significa una rigenerazione costante in ogni epoca della vita. Allora perché anziani e sani hanno una ridotta capacità cognitiva, mnemonica ed emotiva, e una diminuita risposta emotiva allo stress, ovvero presentano sintomi che si manifestano sovente insieme nella vecchiaia, se anche loro producono nuovi neuroni?
SE L’OSSIGENO MANCA
La causa del ridotto funzionamento di questo piccolo esercito di cellule staminali neurali in alcuni soggetti, è stata individuata nel declino della vascolarizzazione dovuto agli anni, che si traduce in un ridotto apporto di ossigeno, e in una minore connettività delle cellule all’interno dell’ippocampo, perché la continua neurogenesi di questa zona cerebrale è appunto il sostegno fondamentale delle funzioni cognitive e mnemoniche umane, in mancanza delle quali si assiste ad una resilienza cognitivo-emotiva che si compromette lentamente e si logora progressivamente. Tutti questi fattori insieme contribuiscono alla minore capacità di recupero tipica dell’ età avanzata, ma con uno stile di vita sano, un ambiente stimolante, interazioni sociali soddisfacenti, i neuroni si mantengono attivi e vengono stimolati maggiormente a rigenerarsi, contribuendo ad un invecchiamento sano e fisiologico, mantenendo intatte le capacità di intendere e di operare.
MIGLIAIA DI CELLULE
Quindi il cervello anziano, al contrario di quanto creduto fino ad ora, si rigenera come quello giovane, e se non viene colpito da malattie continua a produrre migliaia di nuove cellule. Questa scoperta aprirà nuovi orizzonti nelle neuro scienze, costringerà gli scienziati a ripensare tutte le teorie sulla memoria e complicherà il quadro fino ad oggi noto della architettura cerebrale creduta immutabile dopo un certo numero di anni, ovvero un sistema complesso ma statico, mentre oggi sappiamo che il cervello cambia anche strutturalmente nel tempo ed è in grado di rifornire nuova linfa per alimentare la sua vita intellettiva, emotiva e cognitiva.
Insomma la nostra materia cerebrale non smette mai di crescere e modificarsi, con cellule nuove che cambiano forma e funzione molecolare, immerse tra i miliardi di cellule perenni, e quel che è certo è che anche nel cervello di un ottantenne, checchè ne pensiate, ci sono a disposizione delle cellule neonate che vengono prodotte per sostituire i neuroni morti, quelle cellule cioè che mantengono vivo e attivo l’intelletto anche fino a cento anni.