la Repubblica, 11 aprile 2018
Il futuro? Si trova nell’Artico
Uno degli effetti più evidenti del cambiamento climatico si manifesta nell’Artico, dove le temperature stanno aumentando a un ritmo pari al doppio rispetto alla media globale. Vista la distanza e l’isolamento geografico, molti credono che quello che accade in quei luoghi remoti non ci riguardi. Ciò non è affatto vero, anzi accade proprio il contrario: quello che succede nell’Artico non rimane confinato al Polo Nord. L’alterazione delle temperature polari può avere, infatti, forti ripercussioni su piogge e alluvioni, incendi e secche, per citare alcuni esempi, sia in Europa che negli Stati Uniti. Questo il tema del workshop presso il centro nazionale americano di ricerca sull’atmosfera ( Ncar) a Boulder, Colorado, dal quale sono appena rientrato.
All’evento hanno partecipato esperti in ghiaccio marino, fisica dell’atmosfera, clima equatoriale e Artico e anche in satelliti, campagne di misure a terra e modellistica.
Scienziati che uniscono le forze per far luce su un problema complesso che richiede uno sforzo interdisciplinare. Capire cosa accadrà nell’Artico nei prossimi decenni, quanto grande sia l’impronta dell’uomo ( e non “se” un impronta umana ci sia) e quali siano i collegamenti tra l’Artico e le zone temperate è fondamentale per migliorare le stime dell’innalzamento del livello dei mari in un futuro sia prossimo che remoto. L’impresa presenta molte difficoltà, visto che i diversi pezzi del puzzle che cerchiamo di ricostruire cambiano forma continuamente. Ma è fondamentale perseverare.
Capire come la riduzione del ghiaccio marino e del manto nevoso osservate negli ultimi decenni, in aggiunta all’aumento dello scioglimento della Groenlandia e del terreno gelato possano influenzare la circolazione atmosferica, costituisce una sorta di stele di Rosetta per noi addetti ai lavori, che ci può svelare alcuni tra i segreti più importanti del clima sul nostro pianeta.