Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  aprile 11 Mercoledì calendario

Dal Progetto Alamo ai dati rubati da Cambridge A.

Il prologo
A metà del 2016, a San Antonio in Texas, nasce Progetto Alamo. Guidato da Brad Parscale, braccio destro di Donald Trump sui social, gestisce la campagna elettorale e la raccolta fondi online. Gli elettori vengono individuati e bombardati di messaggi personalizzati grazie ai dati della compagnia inglese Cambridge Analytica.
Collaborano anche gli analisti di Google e Facebook. Sul social network Parscale ha investito 94 milioni di dollari per comprare spazi pubblicitari.
Che cos’è Cambridge Analytica?
Una costola della Strategic Communication Laboratories (Scl), società inglese fondata nel 1990 che si occupa di raccolta e analisi di dati. Nel 2013 la nuova divisione dedicata alla politica guidata da Alexander Nix riceve un finanziamento di 15 milioni di dollari da Robert Mercer, il miliardario conservatore cresciuto nella Silicon Valley, attraverso il suo consigliere Steve Bannon, falco dell’estrema.
Lo scandalo
Il Guardian e il New York Times pubblicano il 17 marzo le rilevazioni di Christopher Wylie, ex dipendente della Cambridge Analytica.
L’azienda avrebbe acquisito in maniera illecita 50 milioni di profili Facebook di elettori americani e ne avrebbe influenzato le scelte con messaggi di propaganda e disinformazione mirati. Poco dopo esce un’inchiesta di Channel 4 con interviste rubate ai manager della società inglese. Alexander Nix è costretto alle dimissioni.
Facebook crolla in Borsa.
I dati
Sono stati raccolti da un’app per Facebook realizzata dallo psicologo Aleksandr Kogan, dell’Università di Cambridge.
L’app, il quiz This is your digital life, chiedeva agli utenti accesso a dati di Facebook.
Hanno acconsentito in 270mila. Attraverso la loro rete di amicizie, si è ipotizzato in un primo momento, che Kogan fosse arrivato a raccogliere informazioni su 50 milioni di persone poi passate a Cambridge Analytica.
L’ammissione di Facebook
Mark Zuckerberg, a capo del social network, ammette le colpe. L’azienda sostiene però di aver chiesto a Cambridge Analytica di cancellare quei dati già nel 2015. Il 4 aprile precisa l’entità del danno: le persone che potrebbero esser state toccate sono 87 milioni.
70 negli Stati Uniti. Ci sono anche 214 mila italiani.
I colpevoli
Lo scandalo ha investito Cambridge Analytica, Aleksandr Kogan e Facebook. Ma non ha toccato né Brad Parscale né Donald Trump.