il Fatto Quotidiano, 11 aprile 2018
In Fca arrivano i robot. E i sindacati si spaccano
Probabilmente è esagerato parlare di uomini-robot, ma quanto sperimentato alla Fiat Chrysler di Melfi un paio di mesi fa è destinato a creare un ampio dibattito sul futuro del lavoro. Il Lingotto ha chiesto a una decina di operai, che hanno accettato su base volontaria, di indossare un “esoscheletro”. Una sorta di protesi artificiale pensata per aiutare i movimenti di braccia, gambe e busto. Una leggera armatura, insomma, che accompagna gli sforzi e li fa diventare, almeno sulla carta, più sostenibili soprattutto quando vengono manipolate merci pesanti.
Nelle intenzioni, è un caso di tecnologia che non ruba il lavoro all’essere umano, ma lo rende meno faticoso. Un’innovazione amica, così almeno la definirebbero i più ottimisti. L’esperimento è terminato e ancora non si conosce la valutazione che ne dà il gruppo Fiat, ma tanto è bastato per dividere i sindacati tra favorevoli, contrari e scettici. Mentre i metalmeccanici di Cisl e Uil hanno accolto con una certa positività questa novità, anche se vorrebbero allargare la sperimentazione, la Fiom Cgil ammette che esistono i pro e i contro. Del tutto critica, invece, è l’Unione sindacale di base (Usb), a cui va il merito di aver sollevato il caso su una vicenda che, nonostante le implicazioni, non è entrata nel dibattito politico.
Quando parliamo di esoscheletro, dunque, ci riferiamo a una specie di tutore che può sostenere gli arti inferiori, quelli superiori o il busto. Non a caso è utilizzato nell’ingegneria biomedica come protesi per i disabili. A Melfi sono tre i prototipi messi alla prova per due ore al giorno su ogni volontario. Il primo serve a supportare le braccia di chi deve tenerle alzate e allungate ad altezza superiore alle proprie spalle, per esempio per montare le antenne sul tettuccio dell’auto; il secondo, invece, funge da sostegno per la schiena di chi svolge mansioni che richiedono flessioni del tronco. Il terzo, infine, è costituito da due staffe pieghevoli che, posizionate dietro le gambe, aiutano chi – magari impegnato a installare il paraurti – è portato a piegarsi e rialzarsi in modo alternato: in pratica, il macchinario diventa una specie di sedia quando si va giù. Come detto, la Fca non ha diffuso risultati della sperimentazione. La Fiom Cgil ha interpellato i pochi che hanno provato questi strumenti e le risposte sono state varie: per qualcuno sono utili, per altri no e c’è pure chi li ritiene dannosi. Il sostegno alle braccia, per esempio, è stato trovato fastidioso da chi lavora con il gomito all’altezza della spalla, perché aiuta ad alzare l’arto superiore ma richiede più fatica per riabbassarlo. Tra chi invece ha usato il supporto al busto, c’è addirittura un lavoratore che ha sentito un dolore alla schiena. Critiche sono state anche alcune “cavie” del terzo modello, quello per le gambe. Si tratta comunque di testimonianze raccolte dal sindacato, senza valore statistico.
“Sono ormai anni che denunciamo postazioni al limite della resistenza fisica – sostiene l’Usb – Oggi scopriamo che l’azienda anziché risolvere a monte il problema, ripristinando ritmi idonei a una sana vita lavorativa, ha deciso di avvalersi di supporti ancor più nocivi sia fisicamente che psicologicamente”. Il sindacato di base, insomma, ne fa anche una questione di principio. “Non siamo contrari – spiega Ferdinando Uliano della Fim Cisl – si va nella direzione di alleggerire la fatica, ne valuteremo l’impatto anche psicologico ma è importante che si valuti l’aspetto ergonomico del lavoro per evitare quello che è successo in passato”. Proprio in questi giorni, a Melfi sono in corso le votazioni per i responsabili della sicurezza e la Fiom parteciperà per la prima volta dopo il 2010 (quando, non avendo firmato il contratto, è stata “estromessa” da Fiat). Giusto in tempo per affrontare questo problema: “Se l’esoscheletro aumenterà i profitti – si chiede Roberto D’Andrea, segretario dei metalmeccanici Cgil in Basilicata – che succederà? Aumenteranno i profitti per l’azienda o anche i premi per i lavoratori? E se serviranno meno operai, saranno dichiarati esuberi?”. Domande che, in attesa di risposte da parte della Fiat, dovrebbero interrogare anche la politica.