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 2018  aprile 11 Mercoledì calendario

La malasanità di Milano

Formigoni diceva che la sanità lombarda è la migliore d’Italia, e mostrava i dati, e aveva probabilmente ragione. Solo che la corruzione alligna anche qui, e di brutto, se hanno ragione i pubblici ministeri.  

Chi hanno arrestato?
Nel carcere-carcere è finito un imprenditore. Sono invece ristretti in casa loro, cioè posti ai cosiddetti arresti domiciliari, due primari d’ortopedia del Gaetano Pini, due primari del Galeazzi, e il direttore sanitario del Pini, che poi è una donna e forse dovremmo chiamare direttrice. Un sesto personaggio, magistrato in pensione, è indagato. Il sistema corruttivo ipotizzato dai magistrati è molto semplice: l’imprenditore forniva apparecchiature, e per farsele comprare pagava tangenti. Qualcosa di simile a quello che s’è scoperto un anno fa per il primario ortopedico del Cto Norberto Confalonieri, quello che si vantava d’aver rotto un femore a una paziente per allenarsi. I pm di allora e di adesso, del resto, sono gli stessi: Letizia Mannella ed Eugenio Fusco, della procura di Milano. Anche il gip è sempre lei, Teresa De Pascale.  

Nomi e cognomi degli imputati.
Li sappiamo, e adesso glieli faccio. Devo scrivere in premessa, come sempre, che sono tutti innocenti fino all’ultimo grado di giudizio. Descriveremo, qui di seguito, un’ipotesi accusatoria, che è tutta da provare, per quanto possa sembrare convincente. Anche su Norberto Confalonieri, citato più sopra: è stato rinviato a giudizio e deve ancora essere processato. Quindi, piano con le gogne mediatiche, si sbagliano pure i magistrati.  

D’accordo.
L’imprenditore messo in galera si chiama Tommaso Brennici, ha 53 anni, è amministratore delegato di cinque società che commerciano prodotti medicinali e ortopedici. Secondo gli inquirenti ha corrotto i cinque che adesso sono ristretti ai domiciliari per garantire alle sue aziende le forniture al Galeazzi e al Pini. Il Galeazzi e il Pini sono centri ortopedici rinomatissimi. Il Galeazzi ha emesso subito un comunicato in cui dichiara «la propria estraneità alla vicenda ed esprime piena fiducia nella magistratura». Le società di Brennici, tra il 2012 e il 2017, avrebbero incassato dal suo commercio delle apparecchiature tre milioni e mezzo di euro. I cinque presunti corrotti sono: Giorgio Maria Calori, di 61 anni, primario ortopedico del Pini: Brennici gli avrebbe versato nel periodo 200 mila euro sotto forma di contratti di consulenza, più 128 mila sterline per transazioni, rese possibili dallo stesso Calori, con aziende britanniche, più 30 mila euro prestati a fondo perduto, come sostegno a un mutuo acceso dal medesimo primario; Carmine Cucciniello, di 61 anni, direttore del dipartimento di ortopedia: avrebbe ricevuto 100 mila euro per contratti di consulenza e diritti sull’impiego di protesi e altri 65 mila come retribuzione del figlio assunto da una delle società dell’imprenditore; Carlo Romanò e Lorenzo Drago, entrambi primari del Galeazzi, il primo responsabile del laboratorio analisi, il secondo del centro di chirurgia ricostruttiva: avrebbero ricevuto benefit che per ora i magistrati non ci hanno fatto sapere; Paola Navone, 59 anni, direttore sanitario del Pini: Brennici le avrebbe promesso di assumere la figlia in azienda come stagista, poi le avrebbe finanziato due convegni, uno da 5.000 euro a Parigi, un altro, di valore imprecisato, in Alto Adige, infine, a Natale 2016, le avrebbe regalato un cesto di prodotti enogastronomici da mille euro. Quanto al magistrato in pensione, si tratta di Gustavo Cioppa, che fu sottosegretario alla Regione Lombardia durante la giunta Maroni. Al Pirellone esercitava il ruolo di garante alla legalità. È stato anche procuratore della repubblica a Pavia. Si ipotizzano per lui i reati di abuso d’ufficio e favoreggiamento.  

Come si sarebbe configurata la corruzione?
Secondo la ricostruzione degli investigatori, l’imprenditore e i due primari del Galeazzi erano soci di una società che aveva il brevetto di un medical detector capace di individuare le infezioni ossee. Introdotto al Galeazzi, tramite il primario di ortopedia del Pini, Giorgio Maria Calori, che era socio di Brennici in altre società, anche di diritto estero, è stato acquistato poi anche dal Pini. I medici esaltavano le qualità del macchinario attraverso studi scientifici e pubblicazioni.  

Indizi? Prove?
Per ora sappiamo di qualche intercettazione, come sempre tristemente gustosa. Brennici, al telefono e senza sapere di essere intercettato: «Il Pini è l’ospedale più facile del mondo! (...) perché non ci sono gare, se sei amico di un chirurgo usi i prodotti che vuole, cioè è tutto libero, tutto libero!». Calori al telefono con la figlia: «La Vuitton non ti piace? (...) Stefi, è possibile che me la regalino (...) e allora cazzo non mi rompere i coglioni!». La figlia si lamentava che, per quella borsa, s’erano spesi troppi soldi. Ci sono poi gli interventi televisivi della Navone, che come il Confalonieri di un anno fa, non si negava alle telecamere. Nel video messo a disposizione ieri la si vede spiegare a Bruno Vespa, durante un Porta a porta
, il piano-anticorruzione preparato dal Pini.