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 2018  aprile 10 Martedì calendario

Come si può morire a Roubaix indagine sui controlli di serie B: «Più vigilanza e prevenzione»

La Veranda’s Willems- Crelan sarà al via della Freccia del Brabante, a Leuven, domani. I corridori indosseranno il lutto, ci sarà un minuto di silenzio. L’omaggio alla memoria di Michael Goolaerts, morto domenica a 23 anni durante la Parigi- Roubaix, da parte dei suoi compagni di squadra sarà reso, come sempre accade nel ciclismo, «onorando la corsa, dal primo all’ultimo metro», racconta un commosso comunicato del team, il secondo tristissimo nell’arco di 16 ore.Nel primo, emesso nella tarda serata di domenica, la squadra belga dava notizia al mondo della scomparsa di Goolaerts. La magistratura ha aperto un’inchiesta ma, ma racconta il Procuratore di Cambrai, titolare del fascicolo «non è un’indagine penale, è un’indagine che mira, quando le circostanze di una morte sono inspiegabili come accade quando un giovane di 23 anni muore quasi all’improvviso, a chiarire senza presumere l’esistenza di reati». Confermata la prima ipotesi, sostenuta anche dall’unico filmato in possesso degli inquirenti, girato con il cellulare da uno spettatore: il malessere, di evidente ma non ancora certa natura cardiaca, sarebbe precedente alla caduta e non successivo. L’autopsia sarà eseguita nei prossimi giorni.Nel marzo 2016 un altro corridore belga, Daan Myngheer, era morto in circostanze simili: aveva accusato un malore di natura cardiaca durante la prima tappa del Criterium International, in Corsica. Trasportato in ospedale ad Ajaccio, era spirato due giorni dopo. Nel momento della sua morte correva nella Roubaix Lille Métropole. Anche Myngheer aveva 23 anni ed era belga. Soprattutto, i due si erano quasi incrociati alla Veranda’s Willems- Crelan. Myngheer aveva corso con quei colori per tutto il 2015, Goolaerts dal 2013 sino all’ultimo giorno della sua vita, con una sola parentesi, nel biennio 2015- 2016, quando aveva fatto parte della Lotto-Soudal U23. Una coincidenza davvero inquietante.Non è una coincidenza, di sicuro, il fatto che l’Uci abbia nella mattinata di ieri nominato un DirettoreMedico, il francese Xavier Bigard, con l’obiettivo di “definire un protocollo medico al servizio dei corridori, creare e coordinare una vigilanza medica per sportivi di alto livello”. Definire un protocollo significa, di fatto, uniformare i criteri di controllo e prevenzione: criteri che divergono moltissimo da paese a paese. In Italia sono assai rigorosi. È anche per questo che, come racconta a Repubblica Danilo Napolitano, ex velocista della belga Wanty, «noi italiani i controlli veniamo a farli in Italia, io al Centro Mapei col dottor Besnati, che molto insisteva sulla necessità di effettuare due tracciati cardiaci l’anno, non uno solo come di prassi». Il lavoro di Bigard sarà rendere rigoroso per tutti un regolamento affidato più che altro finora alla buona volontà o al budget delle squadre. Quello della Veranda’s è minimo, non più di 4 milioni, soprattutto impegnati nel ciclocross. Tuttavia Goolaerts aveva già debuttato in una classica monumento: era accaduto al Fiandre 2017, dove era stato in fuga per 200 km prima di ritirarsi. S’era ritirato anche all’ultimo Fiandre. Nel 2018 aveva percorso 3165 km in 20 giorni di gara. Era stato 135° alla Gand, 49° alla Nokere Koerse, 9° al Museeuw Classic, 20° alla Kuurne- Bruxelles-Kuurne. Era già staccato al km 100 della Roubaix, prima che il suo cuore si fermasse. Molti corridori l’hanno visto riverso e hanno proseguito, e questo ha indignato molti osservatori, così come la grande festa sul podio. Ma come si fa a fermare una corsa lanciata? «Non chiedetecelo» diceva ieri il commissario Uci Philippe Marien, «non è possibile, non lo sarà mai».