il Fatto Quotidiano, 10 aprile 2018
Sfida sui dazi Usa-Cina – Grande paura per l’auto tedesca
Tra i due litiganti il terzo… rischia grosso: con il risiko dei dazi fra Cina e Usa, l’industria tedesca dell’auto potrebbe essere la più danneggiata. Le prime due economie del mondo, infatti, sono i mercati di riferimento per le multinazionali teutoniche dell’automotive. E ospitano nei loro confini importanti siti di produzione.
In particolare, sono Bmw e Mercedesa rischiare di rimanere attanagliate nell’escalation fra Washington e Pechino, pronte a tassare al 25% numerosi prodotti importati dai rispettivi Paesi (tecnologia, soia, aerei e prodotti chimici): per il 2018 le due case automobilistiche esporteranno dagli Usa alla Cina qualcosa come 115 mila auto, del valore di 7 miliardi di dollari, contingente sostanzioso di un totale di 270 mila veicoli del valore di 11 miliardi di dollari.
La guerra commerciale colpirebbe relativamente le case americane (tranne Tesla, alle prese con bilanci in rosso, che spedisce verso la Grande Muraglia 15 mila unità l’anno), che esportano poche auto in Cina (Ford programmava di portarci la nuova Focus, ma ora chissà), e la tedesca Volkswagen, che assembla quelle vendute nella Repubblica popolare in stabilimenti locali. Mentre Bmw, che possiede il suo impianto più grande a Spartanburg, South Carolina, potrebbe essere azzoppata negli affari così come nella competitività sul mercato cinese.
Delocalizzare la produzione? Costa centinaia di milioni di euro, richiede mesi di tempo e non è compatibile coi piani a lungo termine dei costruttori, che su una fabbrica possono essere anche trentennali. Anche se, nel dubbio, Bmw ha smesso di esportare un best seller come la X3 dagli States alla Cina: quelle che finiscono sul mercato cinese arrivano, infatti, da Rosslyn (in Sudafrica) e da Shenyang (in Cina).
Secondo le stime degli analisti, i dazi potrebbero arrecare alle tasche di Bmw e Mercedes un danno da oltre 1,7 miliardi di dollari. E, come ulteriore spauracchio, Pechino ha paventato la possibilità di alzarli al 50% per le automobili importate dagli Usa, in risposta alle politiche del presidente Trump. Di contro, sono pochissimi i modelli esportati dalla Cina al di là del Pacifico: fra quelle europee c’è la Volvo S60. Tuttavia la prossima generazione del veicolo sarà costruita nello stabilimento di Berkeley County (South Carolina).
Nel frattempo l’amministrazione del tycoon sta valutando di imporre alle case automobilistiche estere il rispetto di limiti sulle emissioni inquinanti più severi rispetto a quelli imposti ai costruttori nazionali (che verranno pure alleggeriti): ciò colpirebbe il Made in Europe, anche se per Trump sarà difficile trovare un appiglio giuridico che non possa essere impugnato in tribunale dalle aziende interessate.