il Fatto Quotidiano, 10 aprile 2018
Lady Mara, femme fatale che uccide sempre con garbo
Con quegli occhi costantemente sgranati sul mondo, quasi che tutto ciò che vede e sente la stupisca oltremodo, Mara Carfagna attraversa la politica italiana da quindici anni o giù di lì. All’inizio della sua attività di parlamentare veniva presa a emblema di non meritocrazia, ma la neo vicepresidente della Camera è col tempo cresciuta. Ha studiato e si è strutturata. Poche sere fa era a Porta a Porta, giustamente osservata con palese obnubilazione estetica da Bruno Vespa: ascoltandola, prendevi nuovamente atto di come Lady Mara sia ormai assai scaltra e smaliziata. Ovviamente non è condivisibile quasi mai, ma questo è normale: neanche i parlamentari di Forza Italia si condividono da soli, consci (se intelligenti) di difendere posizioni improponibili. Mara Carfagna, auto-propostasi (scrive Dagospia) coordinatrice nazionale di Forza Italia, ha oggi il compito di distruggere con garbo i 5 Stelle, sperando che Salvini aspetti qualche anno – e non qualche settimana – per staccarsi da quel che resta di Silvio. Per questo Lady Mara, con quel fascino da femme fatale che nei film in bianco e nero ti uccide con garbo e senza sensi di colpa, cannoneggia con agio Di Maio: “Il suo partito è arrivato secondo, dietro alla coalizione di centrodestra e non ha i numeri per governare da solo. Difficile quindi che possa essere lui il premier. Sicuramente non lo sarà fintanto che avallerà questo bullismo politico dell’‘io o niente’, un metodo fondato sulla sopraffazione di un partito sugli altri”. Oppure: “Anche quest’ultimo tentativo del Movimento 5 Stelle di blandire un solo pezzo del centrodestra e di dividere la coalizione che ha vinto le elezioni è stato respinto al mittente. È l’ennesimo buco nell’acqua di una strategia fallimentare, irresponsabile, che puzza di Prima Repubblica”.
Lady Mara mixa parole a caso un po’ autonomamente e un po’ attingendo al Bignami del Perfetto Brunetta, ma il cocktail di frasi fatte e luoghi comuni tiene. Gli esordi vallettistico-televisivi della Carfagna sono noti a tutti, come lo è il chiacchiericcio becero che l’ha riguardata a inizio Duemila. Nata a Salerno nel 1975. Miss Cinema e sesta a Miss Italia nel 1997. In tivù con Frizzi e Mengacci. Icona sexy su Maxim e Max. Nel 2007 Berlusconi dice di lei: “Se non fossi già sposato, la sposerei immediatamente”. Veronica Lario chiede le scuse ufficiali. Eletta deputata per la prima volta nel 2006. Ministro per le Pari opportunità del governo Berlusconi IV. Sarebbe stata ministro della Pubblica Istruzione in questa legislatura, qualora il centrodestra avesse vinto le elezioni. Madre della legge sullo stalking. Nel 2008 si reinventa epigona della Merlin: “La prostituzione mi fa rabbrividire. Mi fa orrore, non comprendo chi vende il proprio corpo”. Le risponde a tono Carla Corso, una delle fondatrici del Comitato dei diritti delle prostitute: “La signora ha usato il suo corpo per arrivare dove è arrivata, facendo calendari. Basta aprire Internet per vedere le sue grazie”. Successivamente, dopo aver detto a inizio carriera frasi mediamente orride sull’omosessualità (“Non c’è nessuna ragione per la quale lo Stato debba riconoscere le coppie omosessuali visto che costituzionalmente sono sterili”), porta avanti iniziative contro l’omofobia con Luxuria. Gli anni passano e lei cresce: si inabissa quando deve, riemerge quando serve. Furba e intelligente, benché nei contenuti assai spesso respingente. Rapportata a una renziana qualsiasi, Lady Mara pare quasi Rosa Luxemburg. A conferma di come Renzi sia in tutto la brutta copia di Berlusconi: anche nella selezione della “nuova” classe dirigente.