Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  aprile 10 Martedì calendario

Affari, voto di scambio, truffe. È l’Assemblea degli inquisiti

Il primo fu Cateno (nomen omen) De Luca, finito ai domiciliari a 48 ore dal voto per un’evasione fiscale di 1,7 milioni di euro: su Facebook scrisse che sapeva di essere arrestato e offrì ai suoi amici social “il caffè del galeotto”. L’ultimo è Luca Sammartino, enfant prodige catanese del Pd, inciampato su un video postato su Youtube in cui si denuncia che un’anziana ricoverata interdetta viene indotta a votare per lui. Se a 15 giorni dal voto di novembre gli indagati erano già quattro, prima ancora dell’insediamento a palazzo dei Normanni, oggi, a distanza di cinque mesi, i deputati su cui indagano le forze dell’ordine sono saliti a dieci, un settimo dell’intera assemblea regionale siciliana.
Dopo De Luca, a novembre, fu la volta di Edy Tamaio, eletto nella file di Sicilia Futura, la formazione dell’ex ministro Salvatore Cardinale, un voto per lui costava, secondo l’accusa, 25 euro: “Ti devi fare lasciare le tessere elettorali… si devono prendere solo il codice che poi loro verificano se hanno votato – dicevano a telefono due galoppini elettorali intercettati dai carabinieri – basta però, tanto per dire, che non si sparge la voce perché sono cose sempre comprate, hai capito?”. E se Riccardo Gallo Afflitto (Forza Italia) è stato indagato (e poi archiviato) come mandante di un omicidio (ad accusarlo era un killer poi pentito) e oggi è indagato anche lui per voto di scambio nell’ambito dell’inchiesta sulle assunzioni facili a Girgenti Acque, Marianna Caronia, Forza Italia, è sospettata di avere incassato una liquidazione gonfiata dalla Siremar da alcune intercettazioni dell’inchiesta sull’ex deputato trapanese Mimmo Fazio e l’armatore navale Ettore Morace. E Luigi Genovese, figlio d’arte (e di destino giudiziario) dell’ex deputato Francantonio, ras della formazione professionale, è indagato per riciclaggio: agli elettori si era presentato proclamando “sono abbastanza incensurato”, oggi quell’avverbio è minacciato dalla Guardia di Finanza che ha passato al setaccio i beni di famiglia che risalgono al nonno individuando numerose intestazioni ritenute fittizie. Cosi’ come fittizie sono ritenute, dalla Procura di Palermo, alcune compravendite di immobili compiute da Riccardo Savona, e dalla moglie Maria Cristina Bertazzo, per le quali il deputato di Forza Italia (e la consorte), indagato per truffa e appropriazione indebita, si professa innocente: “Sono sereno. Non conosco le persone che mi accusano, non le ho mai viste. È tutta una farsa, un raggiro montato ad arte per farmi fuori anche politicamente’’.
Dalle indagini non è rimasta fuori neanche la Lega, il ciclone giudiziario che l’ha colpita qualche giorno fa (con il coordinatore della Sicilia occidentale arrestato, e quello orientale e un deputato nazionale indagati) aveva avuto un prologo a novembre con il deputato regionale Tony Rizzotto indagato per ammanchi di 680 mila euro dell’ente di formazione che presiedeva, l’Isfordd, per l’assistenza a disagiati e disadattati sociali. A denunciare la sparizione della somme sono stati i lavoratori dell’ente finanziato dalla Regione, rimasti senza stipendio per sei mesi. Non è invece ufficialmente indagato il Pd Nicola D’Agostino, che in un’intercettazione dell’inchiesta che ha condotto all’arresto del sindaco di Acireale Barbagallo diceva ad un suo collaboratore: “Tu sei in condizioni di darmi 300 voti e per fare questo devi fare 300 telefonate”. Per lui, solo una normale prassi di ricerca del consenso: ‘’la verità – si è difeso – è che questo mio modo di fare lo riservo a tutti gli amici a cui chiedo con forza e insistenza di supportarmi in campagna elettorale”. Dalle inchieste, infine, restano immuni i grillini che hanno rischiato grosso ad Agrigento: l’imprenditore turistico Fabrizio La Gaipa, arrestato qualche giorno dopo il voto per estorsione ai danni di un dipendente e rimesso in libertà sotto Natale dopo aver annunciato l’intenzione di patteggiare (il gip di Agrigento ha accolto la pena di due anni di reclusione con la condizionale) è stato il primo dei non eletti.