la Repubblica, 10 aprile 2018
L’amaca
Un giovane molto intelligente, decisionista, svelto. Troppo svelto. La capacità politica si attenua molto negli impulsivi. Inoltre purtroppo è un uomo in perpetuo conflitto con chi pensa possa fargli ombra”. È il giudizio di Francesco Merloni, intervistato da Concita De Gregorio, su Matteo Renzi.
Per età (novanta e rotti) e per calibro sociale e politico (grande industriale, democristiano) Merloni non è imputabile di essere parte in causa, a qualunque titolo, nel duro e spesso poco sereno dibattito in corso nella sinistra italiana.
Se annoto le sue parole, e le rilancio il giorno dopo averle lette, è perché mi sembra che aiutino a inquadrare piuttosto bene l’accaduto, nel Pd e dintorni. Renzi ha goduto di notevole credito tra i militanti, tra gli elettori e anche su questo giornale, per le sue qualità e per la sua vitalità: “molto intelligente, svelto”. Poi ha perduto buona parte di quel credito per la sua impulsività (“troppo svelto”) e per la sua diffidente autarchia (“perpetuo conflitto con chi pensa possa fargli ombra”). I suoi odiatori gongolano per la caduta. I fedelissimi (ancora parecchi, anche tra gli elettori) accusano di boicottaggio e di tradimento chiunque lo critichi, e sono, in questo, molto renziani. Chi prova a ragionare meglio sull’accaduto si dispiace per l’occasione perduta e valuta quanto, in politica, pesi il fattore umano: almeno quanto quello ideologico.