La Stampa, 9 aprile 2018
Tim, appello ai fondi: votate Elliott
Il giorno tanto atteso è arrivato. Occhi puntati sul consiglio di amministrazione di Tim che si riunirà questo pomeriggio a Milano per discutere del possibile ricorso al Tribunale di Milano, dopo la decisione del collegio sindacale di integrare l’agenda dei lavori dell’assemblea del 24 aprile, sulla base della richiesta formulata dal fondo statunitense Elliott di integrare l’ordine del giorno con la richiesta di revoca di 6 consiglieri in quota Vivendi. Il cda presieduto dal dimissionario Arnaud de Puyfontaine, al suo fianco il vicepresidente Franco Bernabè, studieranno le contromosse. La giornata di oggi è anche l’ultima utile per presentare le liste in vista dell’assemblea del 4 maggio. Finora l’unica lista presentata è quella di Vivendi, mentre Elliott dovrebbe integrare la propria lista fino ad arrivare a 10 nomi. Ago della bilancia nel braccio di ferro per la governance potrebbe essere Cassa Depositi e Prestiti, che ha tempo fino al 13 aprile per presentare il proprio pacchetto azionario per il voto in assemblea. Cdp ha annunciato che comprerà fino al 5% del capitale, ed è pronta a supportare la lista Elliott.
In vista del vertice, il proxy advisor Glass Lewiss (a cui i grandi fondi internazionali si affidano per analizzare il business e la governance delle società in cui investono) nel suo report invita i propri clienti ad appoggiare la proposta di Elliot di rimpiazzare i sei amministratori di Vivendi nel cda e di bocciare il modo in cui il gruppo francese gestisce Tim. Glass Lewis non ha invece niente in contrario alla nomina di Amos Genish, l’attuale amministratore delegato di Tim, ma invita a votare contro la sua politica di remunerazione, ritenendo eccessivi i compensi proposti.
Ancora una volta, come negli ultimi due anni per quelli di Marco Patuano e Flavio Cattaneo, secondo l’advisor i compensi vanno contro le best practice internazionali. Il piano di incentivi in equity prevede 85 milioni di azioni, di cui fino a 30 milioni per l’ad. Sulla base del prezzo attuale, il valore massimo per il ceo è circa 24,9 milioni di euro.
Ricapitoliamo. Il board di Tim è di fatto decaduto dopo la decisione di Vivendi, primo socio del gruppo con il 23,9%, di fare dimettere la maggioranza dei consiglieri come reazione alla richiesta di Elliott (5,7% del capitale) di integrare l’ordine del giorno dell’assemblea stessa con la richiesta di revoca di 6 consiglieri in quota Vivendi (risultati poi tra gli 8 dimissionari) e la loro sostituzione con dei candidati indipendenti.
Una richiesta che è stata poi accolta dal collegio sindacale di Tim e condivisa da Glass Lewis, il quale nelle sue raccomandazioni scrive: «Le proposte di Elliott offrono l’opportunità di sfrattare gli amministratori che servono gli interessi di Vivendi, sostituendoli con nuovi candidati indipendenti che portano esperienza e competenza chiaramente pertinenti all’ambito operativo e alla strategia di Telecom Italia».
Al momento Vivendi ha fatto la prima mossa e ha presentato per l’assemblea del 4 maggio una rosa di candidati che ricalca la composizione dell’attuale cda. Assogestioni potrebbe rinunciare a presentare una propria lista di minoranza, convergendo sulla lista di Elliott. Il quale sarebbe pronto ad allungare la propria lista di 6 membri già noti (Fulvio Conti, Massimo Ferrari, Paola Giannotti, Dante Roscini, Rocco Sabelli e Luigi Gubitosi) portandola a 10 e proponendo anche Alfredo Altavilla, Paola Bonomo, Lucia Morselli e Marina Brogi. E anche Cdp dovrebbe votare la lista Elliott. Dopodichè la battaglia si sposterà in assemblea, dove Vivendi proverà a vendere cara la pelle. Una battaglia, c’è da scommetterci, all’ultimo voto.