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 2018  aprile 06 Venerdì calendario

Emilio Fede e Daniel Craig, siete liberi di liftarvi come volete. Ma dovete rassegnarvi alle critiche del pubblico

 Il suo nome è Fede, Emilio Fede. E come James Bond prima di lui, cioè l’attore Daniel Craig, che interpreta il famoso agente segreto al cinema, anche Fede è stato spernacchiato dai social a seguito di una sua apparizione pubblica nel programma “Non è l’Arena” di Massimo Giletti dove la sua fisionomia sembrava sospettosa. 
Ma Fede in un’intervista al Corriere di pochi giorni fa, dopo aver giocato ricordando i pettegolezzi, da lui stesso propalati, secondo i quali indosserebbe un parrucchino cinese o si sarebbe impiantato denti in avorio, ha smentito: sotto i ferri di un chirurgo plastico non ci è mai finito. Se da Giletti sembrava un leoncino, è tutta colpa del grandangolo, delle luci, insomma della tv che distorce tutto (e come dargli torto). 
Prima di lui dicevamo di Craig, il volto moderno, sexy, almeno prima che si presentasse sul palco dei Bafta, prestigiosa premiazione cinematografica britannica, con un faccia rotonda come un’anguria e le sopracciglia tirate da invisibili cavi d’acciaio. Già che c’era, si poteva correggere pure l’orecchia a sventola, ma evidentemente ai suoi fans piace così, mezzo Bond e mezzo Dumbo. 
MICKEY ROURKE 
Craig, a differenza di Fede, non ha né confermato né smentito le voci circa un rifacimento non proprio a regola d’arte dei connotati, e delle facce di Fede e di Craig potrebbe pure interessarci relativamente, se non fosse che loro, e altri prima di loro il cui elenco sarebbe troppo lungo da citare (ma non possiamo dimenticare Mickey Rourke, che rispetto alle origini sembra aver camminato dentro un fungo atomico), pongono un tema nuovo: e cioè l’imitazione da parte dei maschietti di un certo tipo di cura estetica che, fino a qualche tempo fa, era esclusiva prerogativa delle donne. 
Cosa curiosa perché, di solito, la moda va nel senso di indurre le donne a imitare costumi virili, non il contrario. La stessa immagine della donna “moderna”, nasce con comportamenti ora dati per scontati, come portare i pantaloni o fumare, che ai suoi albori erano segni strettamente mascolini. 
Ora siamo di fronte a una reazione: i maschi inseguono la vanità femminile. Anche loro vogliono ringiovanire grazie alle magie della chirurgia estetica, e pazienza se qualche volta il risultato è controproducente. Nulla di male, anzi: Fede nega anche la più piccola punturina di acido ialuronico (il cosiddetto picotage, ora tanto di moda), ma se pure le avesse fatte, o se pure avesse deciso di andarci pesante, rifacendo tutta la carrozzeria facciale, dove sarebbe il problema? Un personaggio pubblico, un attore, è qualcuno che con la sua immagine ci lavora, e una certa ipersensibilità verso il proprio aspetto che cede sotto i colpi del tempo è logica. 
UGO TOGNAZZI 
Ed è raro che oggi si possa avere la geniale sprezzatura di Ugo Tognazzi che, nella sua tarda età, di fronte ai segni dell’invecchiamento, aveva escogitato questo personale “lifting” casereccio: entrava in bagno la mattina e, a occhi chiusi, apriva l’acqua bollente della doccia, che appannava tutto lo specchio. Su quel velo di vapore, che gli nascondeva la sua faccia, apriva giusto lo spazio per radersi, e così risolveva l’ossessione per la sua immagine. 
Ma erano altre generazioni, la chirurgia plastica non faceva i miracoli (e talvolta i disastri) di oggi, e forse c’era anche più ironia nell’accettare il decadimento. E soprattutto non c’erano i social, ai quali non va bene niente: se sei vecchio, «com’è invecchiato male!», se ti rifai, «come si è rifatto male!». Forse gli attori a un certo punto dovrebbero fare un sondaggio su Facebook: come mi volete? Datemi voi la faccia che preferite e io ne parlo col mio chirurgo. 
Detto questo, Craig, Fede e tutti gli altri, devono rassegnarsi ad accettare le critiche, che del resto non sono che il segno di quanto il pubblico gli sia affezionato. Chiunque di noi, se rivede un caro amico dopo molto tempo, e lo trova stravolto nei lineamenti, prima o poi sbotta: «Ma che ti è successo?» Alla facce ci si affeziona, come ai vecchi quartieri, che poi quando ci mette mano l’architetto di tendenza e li rifà completamente, sembrano tutti uguali, senza personalità. E quel finto, col tempo, diventa il nuovo “caratteristico”.