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 2018  aprile 06 Venerdì calendario

Poche donne manager? È colpa delle quote rosa

Sorpresa numero uno: in Norvegia, ai vertici delle maggiori 60 aziende non si trova nemmeno una donna e, quanto a percentuali nell’equilibrio fra uomini e donne, il Paese modello per l’uguaglianza di genere sta scendendo in classifica anno dopo anno. Al momento, solo il 32% dei manager sono donne, contro il 46% della Lettonia, il 43% degli Usa e il 40% dell’Islanda. 
Sorpresa numero due: la causa principale del fallimento delle «quote rosa» sembra essere l’altro fiore all’occhiello di Oslo, cioè il welfare, con le conseguenti tasse imposte dallo Stato. Lo chiamano «paradosso nordico»: infatti, secondo gli ultimi dati, il welfare state (le politiche pubbliche messe in atto per garantire l’assistenza e il benessere dei cittadini) del Paese scandinavo è nocivo proprio per le donne, che sono sì rappresentate nel sistema educativo e nella forza lavoro, ma ai vertici della gerarchia di potere sono ancora sorprendentemente assenti. 
Nel 2008 la Norvegia, paradiso progressista, aveva compiuto un passo radicale per affrontare il divario di genere ai vertici delle aziende. Il ministro del commercio e dell’industria Ansgar Gabrielsen introdusse una quota obbligatoria del 40% di donne per i consigli di amministrazione di tutte le società, e la pena per chi non le avesse rispettate sarebbe stata «la cancellazione della registrazione come impresa commerciale e lo scioglimento forzato da parte dei tribunali». Seguendone l’esempio, un dozzina di altri Paesi europei, tra cui Francia, Germania e Italia, hanno adottato quote di genere simili. 
SENZA QUALIFICHE 
E oggi, dieci anni dopo, l’Economist ha riportato alcuni dati: la rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione, in effetti, è aumentata. Ma le società non hanno, per questo, migliorato i loro risultati economici; anzi, hanno dovuto affrontare la scarsità di donne qualificate per raggiungere le quote di genere e quindi accettare candidate con meno titoli e meno esperte. Inoltre, poiché la norma si applica solo alle società pubbliche, alcune di queste, per aggirare la norma, sono state privatizzate. Il numero di posti nei cda è sceso da 2.366 nel 2008 a 1.423 nel 2013. 
Le uniche avvantaggiate da questa situazione sono quelle che già si trovano in cima alle gerarchie aziendali, le cosiddette «gonne d’oro», ma il loro numero rimane molto limitato. Infatti, uno studio norvegese dimostra che dopo dieci anni dall’introduzione della legge sull’uguaglianza di genere, non ci sono Ceo donne nelle 60 maggiori aziende. Le norvegesi che raggiungono l’apice della carriera sono di più che in Romania e in Germania, ma molte meno rispetto a Russia, Usa, Francia e Lettonia.
È uno specchietto per allodole che il primo ministro, il ministro dell’economia, quello degli esteri e il presidente del parlamento siano tutte «gonne d’oro». In realtà la legge, spiega l’Economist, «non ha alcun effetto benefico visibile sulle donne ai livelli più bassi della gerarchia aziendale»: nel 2015, il Global Gender Gap del World Economic Forum classificava la Norvegia seconda al mondo per l’uguaglianza di genere, con un punteggio di 0,85, dove 0 è disuguaglianza e 1 è uguaglianza completa. Ma nel 2016, Oslo è scesa al terzo posto con meno di 0,84. La conclusione logica è che, come molte politiche progressiste, la quota obbligatoria avvantaggia un gruppo elitario e non la massa. 
DIRITTI INUTILI 
Uno dei motivi di questi risultati deludenti sono, da un lato, le tasse elevate e i costi dell’assistenza all’infanzia che rendono difficile per le famiglie permettersi un aiuto nei lavori domestici e nella cura dei figli. Dall’altro lato, le generose politiche di congedo parentale incentivano le donne a prendersi lunghe pause dalla vita lavorativa. 
Così, terza sorpresa, la Norvegia non sta vivendo l’età dell’oro dei diritti, quasi a dispetto della sua invidiata tradizione secolare: all’epoca dei vichinghi, infatti, le donne avevano il controllo delle proprietà al pari del coniuge, potevano diventare militari rispettati e avevano perfino il diritto di divorziare. E tutto senza burocrazia. Bei tempi, il medioevo.