il Giornale, 9 aprile 2018
Gli italiani sborsano 40 miliardi all’anno per la propria salute
«Quando la c’è la salute c’è tutto» e non è solo un trito modo di dire. Ma la salute, è proprio il caso di dirlo, «è d’oro». Già oggi un italiano su due, secondo le stime dell’Associazione Aprom e di Rbm Assicurazione sulla Salute, ha messo mano al portafoglio per garantirsi visite più rapide o cure migliori. La spesa complessiva si avvicina a 40 miliardi l’anno, di cui solo cinque da un’assicurazione privata. Il progressivo invecchiamento della popolazione promette peraltro di rendere questo conto ancora più salato e quindi lo Stato potrebbe essere costretto a chiudere i cordoni della spesa sanitaria. Per questo, finché si è in tempo, è bene ragionare su almeno tre piani: la prevenzione, le assicurazioni integrative e quando si può, pensare alla salute anche in vacanza.
Oggi, secondo le stime del Cergas Boccino, sono poco meno di 9 milioni gli italiani che godono di un’assistenza sanitaria integrativa. E la stragrande maggioranza di questi (7 milioni circa) ha sottoscritto una polizza sanitaria solo in seguito a contrattazioni collettive che spesso coinvolgono, a livello contributivo, anche l’azienda. Di fatto manca quindi una consapevolezza diffusa sull’utilità delle polizze sanitarie che spesso, oltre all’assistenza garantiscono ulteriori benefit da non sottovalutare (come le diarie di convalescenza o la copertura all’estero per evitare di trovarsi a pagare conti salatissimi negli ospedali oltreconfine).
Al di là delle polizze, sono le corrette abitudini quotidiane ad evitare l’insorgere di problematiche o a limitarne i danni. «La prevenzione riduce l’insorgere delle patologie e i costi di gestione delle stesse anche a carico del singolo paziente», sostiene Riccardo Moraca, medico di base, omotossicologo e omeopata, che ricorda come la medicina preventiva inizia da tre semplici elementi: stile di vista, sport e alimentazione. Non solo. Dedicare spazio e tempo alla cura di sé anche in vacanza, può essere un investimento redditizio in termini di salute e, in definitiva, economici. Andare per acque negli stabilimenti termali sin dall’antichità è stato considerato un vero e proprio toccasana per anima e corpo, uno strumento che permette di ridurre l’utilizzo di medicine convenzionali nella cura di numerose patologie.
Non è un caso che l’Organizzazione mondiale della sanità ha inserito la medicina termale nei propri obiettivi al 2025. «Le cure termali sono utili per svariate patologie come la calcolosi renali, la bronchite, l’artrosi, le rinopatie, le dermatiti e sono in convenzione con il sistema sanitario nazionale quindi, al di là dei costi legati all’eventuale soggiorno a carico del paziente, non occorrono particolari investimenti», spiega Moraca. E l’Italia è ricca di fonti termali (sulfuree, salse, solfate) efficaci per i diversi trattamenti: da nord a Sud, ad ogni località corrispondono uno o più trattamenti ideali. Al momento il mercato termale italiano vale 1,5 miliardi di euro l’anno ed è il secondo in Europa. Ma non mancano le prospettive di una ulteriore valorizzazione che unisca vacanze, relax e salute.
Oggi poi la riscoperta del turismo termale ha portato a un nuovo passo in avanti: l’ideazione degli hotel medici ovvero luoghi dove le cure termali possano essere abbinati a visite specialistiche in contesti piacevoli e circondati dalle meraviglie artistiche e naturali del Belpaese. All’Ermitage Bel Air, di Abano Terme, ad esempio, la squadra è composta da professionisti spesso cattedratici e ricercatori presso la vicina Università di Padova: da Stefano Masiero (fisiatra), Angelo Antonni (Neurologo), Denise Giardini (esperta sul tema del deficit linfatico linfoedema), Domenico Corrado (cardiologia e medicina dello sport) e Fulvio Ursini (nutrizione). L’ambizione del primo «medical hotel» in Italia è quella di diventare un punto di riferimento nel cosiddetto «turismo della salute» proveniente dal Medio Oriente e dai Paesi dell’Est, oltre che da Svizzera e Germania. D’altro canto i test condotti hanno dimostrato l’efficacia dell’unione delle cure termali ai trattamenti clinici nella cura di numerose patologie e percorsi post operatori. D’altro canto già oggi sono numerosi gli stranieri che trovano negli ospedali italiani valide strutture (Humanitas, Ieo, San Raffaele sono tra gli approdi preferiti). Il punto di svolta di un medical hotel è però quello di pensare al post operazione come un periodo dove le cure specialistiche e l’accoglienza a cinque stelle possano integrarsi così da essere godibili sia per l’ospite che per la sua famiglia.
Il mercato del turismo della salute in Italia vale già 12 miliardi all’anno ed è in ascesa. E se è vero che gli italiani varcano il confine con la Croazia per le cure dentali, il BelPaese, grazie all’eccellenza medica e meraviglie naturali e artistiche, richiama da anni i miliardari dei petroldollari per cui la nostra sanità, anche quando è erogata in via privata, è sempre low cost.