la Repubblica, 9 aprile 2018
L’introvabile Pizzaballa e la scalata al calcio di Verdello
Tutti i grandi portieri raccontano di quel pomeriggio di un giorno da cani «in cui avevo le mani bucate». Tutti i portieri ne hanno uno: «Quel Pisabal ne g’ha pres sett!», mi dicevano. Pierluigi Pizzaballa, 78 anni, non ha mai nascosto il viso dietro i guanti: «Un giorno a Coverciano mi son sentito chiamare. Era Hamrin. Mi fece il gesto del cinque con la mano.
Voleva ricordarmi di quella volta che a Bergamo me ne fece cinque». Una manita individuale. Pierluigi compensa ricordando a tutti che lui era in campo per il 5-3 con cui il Verona tolse lo scudetto al Milan in quell’assurda ultima giornata di campionato del ’73, mentre a Monza morivano Pasolini e Saarinen. Pierluigi era lì. Con il Verona di Luppi. Bei tempi. Bei tempi anche adesso. Per i 12enni che allena nella scuola calcio di Gorle, accanto a suo figlio Pierpaolo, 50 anni e professore dello Iusm, Pierluigi è il signore degli anelli, Capitan Findus, Mago Merlino e il terzo nonno: «Ero veramente un portiere da oratorio!». Quando cominciò a giocare nelle giovanili del Verdello, negli anni in cui lavorava anche nel forno di papà («per questo a casa non c’è mai mancato il pane!»), il campo su cui giocavano tutte le squadre della società era quello dell’oratorio.
Don Antonio reggeva i fili della passione calcistica e manovrava le leve della fede evitando che i ragazzi entrassero in chiesa con gli scarpini sporchi di fango (cosa gli riusciva, pare, una volta su cento).
La figurina più famosa della storia era la figurina introvabile del portiere titolare dell’Atalanta della stagione ‘63/’64: una specie di Burt Lancaster di “Berghèm” che l’anno prima aveva ottenuto il suo primo trofeo conquistando la Coppa Italia a San Siro (3-1 al Torino di Ferrini e Bearzot con tripletta di Domenghini). Ne verranno altre di rarità, Maddè al Milan, Cordova al Brescia. La figurina di Pizzaballa praticamente non esisteva.
Migliaia di ragazzini, migliaia di monete da 50 lire per quelle cinque magiche bustine dentro le quali ad aprile, stremati, speravamo di trovare il pezzo mancante, le valide da spedire alla Panini, le bisvalide. Pizzaballa rimase un mito: «Ho dovuto rimediarne anch’io una copia, ho sempre pensato che la figurina sia stata molto più popolare di me. Ma no. Ho avuto una bella carriera.
Peccato che non ci permisero di andare a Tokyo nel ’64: troppi professionisti in quella Nazionale.
Mi dicevano che con quel cognome non avrei fatto strada, chissà perché». Per molti quell’anno “finire l’album” rimase una chimera. Era “grasso”, rialzato, puzzolente di coccoina e incompleto. Insopportabile.
Quando Veltroni ripubblicò i Panini allegati a “L’Unità” Pizzaballa riapparve per sempre.
Ma era un’altra emozione. La famiglia Pizzaballa ha mantenuto un forte legame con il territorio (Pierluigi ha seguito da vicino la crescita di Sportiello). In particolare con il Verdello, da vent’anni gestito dal presidente Filippo Cutrona: «Per sette anni Pierpaolo Pizzaballa è stato il nostro preparatore atletico».
Pierpaolo nacque a Roma quando Piierluigi transitò in giallorosso: «Tre stagioni che ricordo con affetto». Con la signora Lucia sono sposati da 52 anni. Nel ’68, quando abitavano alla Balduina, arrivò Pierpaolo. «Ma anche i Facchetti sono stati vicini al nostro club e adesso abbiamo in rosa il fratello dell’interista Gagliardini», prosegue Curtona.
L’Intercomunale Verdello, frutto di diverse fusioni in zona, dallo Zingonia alla Verdellinese, è in zona playoff nel girone B dell’Eccellenza (guidato dal Sondrio) e il passaggio alla serie D, che rappresenterebbe il primo storico sganciamento societario dalla Lega Nazionale Dilettanti, non spaventa il presidente Cutrona: «Ci aiutiamo con gli sponsor, ovviamente i costi salirebbero, ma possiamo confortarci con un buon gruppo, giovane e qualche elemento d’esperienza, e con il nostro centro sportivo e il nostro stadio che è a norma per un’ipotetica serie C».
L’impianto è dedicato a un altro idolo locale, il povero Rino Gritti che un giorno Tommaso Maestrelli volle nella sua Lazio ancora in cerca della serie A eppure già addestrata a vincere. Gritti nacque e morì a Verdello a soli 34 anni per una malattia polmonare antica, il mesotelioma pleurico, che colpiva i lavoratori dell’amianto. Il Pizzaballa di oggi, al Verdello, si chiama Cristian Lazzarini, 21 anni: «Uno che si capisce lontano un miglio che potrebbe giocare in serie C». Cristian è arrivato lo scorso anno grazie alla mediazione di un ds quasi omonimo: Luciano Piazzalunga. Magari anche a lui qualcuno avrà detto: «Ma dove vai con quel cognome!».