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 2018  aprile 04 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - MATTARELLA HA DATO INIZIO ALLE CONSULTAZIONIREPUBBLICA.ITROMA - La prima a varcare la porta dello Studio alla Vetrata, ed è anche la prima volta nella sua carriera politica, è stata questa mattina alle 10

APPUNTI PER GAZZETTA - MATTARELLA HA DATO INIZIO ALLE CONSULTAZIONI

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ROMA - La prima a varcare la porta dello Studio alla Vetrata, ed è anche la prima volta nella sua carriera politica, è stata questa mattina alle 10.30 la neopresidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati. Sono cominciate così le consultazioni-rebus per tentare di risolvere una delle crisi più complicate nella storia della Repubblica.

Una "sfilata" in 48 ore, che si chiuderà domani pomeriggio con i 5Stelle. Ma, in base al clima politico che si respira, già si pensa al secondo round di incontri. Secondo le ultime indiscrezioni, i prossimi colloqui potrebbero cominciare a metà della prossima settimana: mercoledì o giovedì.

Il colloquio di Casellati con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è durato quaranta minuti e al termine la presidente del Senato è andata via senza rilasciare dichiarazioni. Subito dopo è stata la volta di Roberto Fico. Il presidente della Camera è arrivato al Quirinale a piedi, aspettando l’uscita dal portone dell’auto blu di Casellati. "È la seconda volta che faccio questa scalinata - scherza con i giornalisti - ci stiamo allenando, abbiamo migliorato i tempi rispetto alla prestazione della volta scorsa". Anche Fico, che si è trattenuto con Mattarella solo una ventina di minuti, non ha rilasciato alcuna dichiarazione, lasciando il Colle nuovamente a piedi per tornare a Montecitorio. Durante il tragitto una scolaresca gli ha augurato buon lavoro. Consultazioni, Napolitano, Fico e Casellati incontrano Mattarella Condividi   REP: Veti incrociati e formule non praticabili

Fuori, nella Loggia d’Onore una folla di giornalisti e troupe tv, 400 gli accreditati, anche in questo caso cifre record.

Alle 12.15 è stato il turno del presidente emerito Giorgio Napolitano, senatore a vita e di diritto, che lo Studio alla Vetrata lo conosce assai bene: dall’altra parte della scrivania, rispetto a quella in cui ha preso posto questa mattina, ha dovuto gestire lui nell’arco di nove anni alcune e difficili consultazioni del passato (come quella del 2013, tre mesi tormentati prima di arrivare al governo Letta, dopo il fallimento di Bersani).

"Non mostrate sorpresa". Così Napolitano ha risposto ai giornalisti che al termine delle consultazioni gli chiedevano se avrebbe rilasciato una dichiarazione. Il presidente emerito, che è rimasto a colloquio con Mattarella per circa mezz’ora, non si è fermato a parlare, spiegando con una battuta che è consuetudine istituzionale non commentare il colloquio appena avuto. Le consultazioni al Quirinale momento per momento Navigazione per la galleria fotografica 1 di 27 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow Quanto alla crisi di oggi, il senatore a vita aveva detto chiaramente come la pensa aprendo la prima seduta del Senato, il 23 marzo scorso: un duro atto di accusa al Pd di Renzi e per aprire, nell’attuale scenario, nuove prospettive al Paese "sono insieme essenziali il rispetto della volontà popolare e il rispetto delle prerogative del presidente della Repubblica".
Le consultazioni al Quirinale momento per momento Navigazione per la galleria fotografica 1 di 27 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow
Dopo Napolitano, le consultazione al Colle sono riprese alle 16.30 con l’incontro di Mattarella con il gruppo parlamentare delle Autonomie rappresentato da Juliane Unterberger, presidente del Gruppo parlamentare per le Autonomie (SVP-PATT,UV) del Senato, accompagnata da Dieter Steger, vicepresidente vicario (SVP) e da Albert Lanièce, vicepresidente (UV). "Per noi sarebbe importante un governo con un approccio europeista, che abbia l’obiettivo di tutelare le minoranze linguistiche e gli statuti speciali. Siamo in otto e disponibili a votare un governo che rispetti questi valori", così al termine del colloquio.

Alle 16.45 è la volta di Loredana De Petris, presidente del Gruppo parlamentare Misto del Senato, insieme a Riccardo Nencini, vicepresidente del Gruppo Misto e coordinatore della componente socialista, con un altro "ritorno", quello di Pietro Grasso, come coordinatore di Liberi e Uguali: "Avendo escluso qualsiasi dialogo con le forze di centrodestra, quelle con cui possiamo aprire un confronto sui temi e i contenuti sono tutte le altre forze riformiste", ovvero Pd e M5s. E aggiunge: "Se M5s affronta certi temi comuni non potremo che dare il nostro sostegno", così l’ex presidente del Senato. Viceversa, per Emma Bonino, coordinatrice di  ’Più Europa’, "chi ha perso le elezioni deve stare all’opposizione, chi le ha vinte deve governare e deve dar conto e attuare le proposte, alcune davvero bizzarre, presentate in campagna elettorale". Il riferimento è a grillini e anche al centrodestra, Lega compresa. E Bonino esorta: "Fondamentale per il prossimo governo deve essere l’aggancio, a partire dall’economia e dai conti pubblici, con l’Europa". Sulla stessa linea d’opposizione anche il socialista Nencini che ha chiesto l’intervento ufficiale di Mattarella per un "vulnus istituzionale", la mancata nomina di questori del Pd negli uffici di presidenza alla Camera al Senato.

Alle 17.30 si prosegue con Federico Fornaro, presidente del Gruppo Misto della Camera, con Guglielmo Epifani, vicepresidente del Gruppo parlamentare Misto e coordinatore di "Liberi e Uguali", Manfred Schullian, vicepresidente del Gruppo Misto e coordinatore delle "Minoranze Linguistiche", Maurizio Lupi, vicepresidente del Gruppo Misto e coordinatore di "Noi con l’Italia", Beatrice Lorenzin, vicepresidente del Gruppo Misto e rappresentante della "Civica Popolare" ("Ora opposizione, prematuro parlare d’altro" dice l’ex ministro) e Alessandro Fusacchia, vicepresidente del Gruppo Misto e rappresentante della componente "+Europa-Centro Democratico". "Siamo disponibili a collaborare per la soluzione della crisi" dice interlocutorio Fornaro.

La giornata si chiude alle 18.30 con Stefano Bertacco e Fabio Rampelli, rispettivamente presidente del Gruppo parlamentare "Fratelli d’Italia" del Senato e della Camera accompagnati da Giorgia Meloni, capo della forza politica "Fratelli d’Italia". Guido Crosetto, coordinatore nazionale, salta invece il giro, perchè twitta una sua foto dal lettino di un ospedale.

Ma sarà domani il momento della verità: al Colle saliranno il Pd, Forza Italia, la Lega e i 5Stelle. Si parte alle 10 con i dem, e la delegazione sarà composta dai capigruppo di Camera e Senato, Graziano Delrio e Andrea Marcucci accompagnati da Maurizio Martina, segretario reggente dem, e Matteo Orfini, presidente Pd. Alle 11 sarà la volta di Forza Italia con i capigruppo di Camera e Senato, Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini, accompagnate da Silvio Berlusconi. Alle 12 la Lega con i capigruppo di Camera e Senato, Giancarlo Giorgetti e Gian Marco Centinaio accompagnati da Matteo Salvini, segretario del Carroccio.

Infine, nel pomeriggio alle 16,30, si chiuderà con i 5 Stelle: ci sanno i capigruppo di Camera e Senato, Giulia Grillo e Danilo Toninelli, con Luigi Di Maio, "capo della forza politica ’Movimento 5 Stelle’", come si legge nella nota del Quirinale. Col leader Di Maio che oggi sancisce: "Siamo in un vicolo cieco" e insiste nell’apertura a Carroccio e dem: "Non offro inciuci ma un contratto alla tedesca". E col Pd che taglia corto: "Basta con i teatrini".

ROMA. Gli scalini che separano via della Dataria da piazza del Quirinale, Roberto Fico li fa quasi di corsa. Mettendo a dura prova il fiato della segretaria generale di Montecitorio Lucia Pagano, che insieme alla scorta gli sta dietro. “E’ la seconda volta che salgo a piedi al Colle, ci alleniamo”, dice solo ai cronisti e ai cameramen che lo seguono nella mattinata di consultazioni. All’ingresso, lo attendono i portavoce della Camera Carlo Passarello e Fiorella Taddeo. Consultazioni, Mattarella riceve Fico al Quirinale Condividi  
La presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati è andata via da appena un minuto, con l’auto blu corredata da bandierine. Il presidente della Camera è invece a piedi, si mette sull’attenti per il saluto e lo squillo di tromba dei ventuno granatieri che lo attendono, disposti su tre file, in divisa verde e berretto nell’immenso cortile del Quirinale. Il giaccone sportivo nero sopra giacca e cravatta. Il volto che tradisce più distacco che emozione. Poi su, per lo scalone che conduce allo studio alla Vetrata. Le consultazioni al Quirinale momento per momento Navigazione per la galleria fotografica 1 di 27 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow L’incontro con il capo dello Stato Sergio Mattarella dura poco meno di mezz’ora. Senza violare la prassi – non ci he pensato neanche per un minuto – quando il pesante portone di legno si apre sotto lo sguardo impassibile degli altissimi corazzieri, Fico esce  riservando alla stampa solo un sorriso. E così farà per tutto il percorso a ritroso fino a Montecitorio. Si ferma a salutare un gruppo di studenti, “Buon lavoro, buona Pasqua fatta”; scherza con un giornalista che ha dovuto raggiungerlo di corsa; ringrazia i cronisti “per la camminata”, ma non risponde a nessuna domanda politica. Né su quanto detto dal capo dello Stato né tanto meno sulla strategia dei 5 stelle. Dopo qualche ora, Fico posta la foto del faccia a faccia con Mattarelle su Facebook. E parla di un incontro particolarmente cordiale. Condividi  
A portare domani sulla scrivania di Mattarella la posizione dei 5Stelle, dopo averla anticipata in televisione, sarà il candidato premier Luigi Di Maio accompagnato dai capigruppo di Camera e Senato Giulia Grillo e Danilo Toninelli. Pronti a un accordo di programma con Pd o Lega, veto assoluto su Silvio Berlusconi e Forza Italia. Questo al primo giro, che quasi certamente non sarà l’ultimo.

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ROMA - Per il secondo giorno consecutivo Luigi Di Maio indossa i panni dell’uomo del dialogo, rivolgendosi a Lega e Pd. E prova a incunearsi nelle divisioni dei dem e del fronte di centrodestra. "Spero di incontrare presto i leader del Pd e della Lega. Quello che offriamo non è un inciucio ma un contratto alla tedesca", scrive su Facebook.

Poi si rivolge, nel dettaglio, ai due partiti: "La Lega è la forza politica che ha preso più voti all’interno di una coalizione di centrodestra che di fatto non esiste, e che alle elezioni si è presentata con tre programmi e tre candidati premier differenti. Deve decidere da che parte stare: se contribuire al cambiamento o se invece rimanere ancorata al passato e a Silvio Berlusconi, un uomo che ha già avuto la possibilità di cambiare l’Italia e non lo ha fatto". Quanto al Pd, il leader pentastellato torna all’attacco di Renzi: "Anche il Pd è chiamato a scegliere. Scegliere se seguire la linea di Renzi, che per fare un dispetto al Movimento 5 Stelle vuole lavarsene le mani dei problemi del Paese, o la linea di chi invece vuole contribuire a lavorare per i cittadini. Il Pd ha l’opportunità di non ignorare il messaggio arrivato dagli elettori, che hanno chiaramente bocciato le loro politiche e la legge elettorale che porta la loro firma", aggiunge.

Al di là dei tatticismi, il messaggio più pesante è quello su Berlusconi con una chiusura netta a qualsiasi forma di collaborazione con il leader di Forza Italia. Finora, però, dal Carroccio arrivano dichiarazioni di fedeltà all’alleanza. "Nessuno ha la maggioranza per fare il governo e porre condizioni a destra e a manca è un modo sbagliato di partire, legato alle poltrone. È come se noi ponessimo come pregiudiziale Salvini premier. Prima di mettere veti vorremmo parlare con gli altri e vedere cosa si può fare per questo Paese", ha detto già in mattinata Giancarlo Giorgetti, capogruppo della Lega per la Camera a Circo Massimo su Radio Capital. Governo, Giorgetti: "Di Maio sbaglia a porre veti. Propone tradimento all’italiana" Condividi   E ancora: "Noi abbiamo proposto un programma di grande cambiamento che Berlusconi ha sottoscritto. Di Maio ci propone un programma alla tedesca con i tradimenti all’italiana, di noi a Berlusconi e del Pd a Renzi. Non lo si può chiedere. Chi ha votato la coalizione di centrodestra ha votato anche Forza Italia. Siamo disposti a confrontarci con i cinquestelle ma senza pregiudiziali e pregiudizi nei confronti di nessuno, altrimenti non si fanno passi in avanti". Governo, FI risponde al veto Di Maio: "Ha scarsa cultura istituzionale e poco rispetto per gli elettori" Condividi   A rispondere al candidato premier pentastellato, dal fronte di Forza Italia, è innanzitutto il leader del partito, Silvio Berlusconi: "No al dialogo con chi pone veti", dice al termine di una riunione con i suoi a Palazzo Grazioli.  Scende in campo anche Antonio Tajani. Il presidente dell’Europarlamento ed esponente di Forza Italia, che contrariamente a quanto annunciato non affiancherà Silvio Berlusconi durante le consultazioni, attacca: "Di Maio usa metodi antidemocratici e non mostra rispetto per i quasi 5 milioni di cittadini che hanno votato Forza Italia". E annuncia quale sarà la linea dei colloqui al Colle di FI: "Di Maio non è il vincitore delle elezioni, ha vinto la coalizione di centrodestra che è solida e si candida a governare. Se Di Maio o il Pd vogliono sostenere il centrodestra è un’altra cosa, ma noi partiamo dall’incarico a Salvini".

Sulla stessa linea anche Giovanni Toti, esponente azzurro e governatore della Liguria considerato vicino a Salvini, che attacca Di Maio: "ll suo gioco  mi sembra infantile: ’Francia o Spagna basta che se magna, lo faccio con Salvini ma anche col Pd, basta che sia io il premier’. Voler scegliere anche il contraente nello schieramento avversario mi sembra una pretesa".

Per il Pd una risposta arriva da Ettore Rosato, vicepresidente della Camera: "Finisca il teatrino per cui Luigi Di Maio si rivolge al Pd per aumentare il potere contrattuale con la Lega. Esca dalla modalità campagna elettorale ed entri in quella responsabilità per il Paese, dica che vuole fare. Noi incontriamo tutti ma - aggiunge - mi sembra che le premesse per un incontro lui non le voglia costruire, se pensa di poter scegliere nel Pd chi incontrare sbaglia di grosso. La trama che stanno disegnando da mesi è l’accordo Lega-M5S, alla fine imbarcheranno anche Forza Italia".

FOLLI
Come era inevitabile, le consultazioni di Mattarella cominciano nel buio fitto. Non c’è da meravigliarsi. Che sia in atto una sorta di dialogo, pressoché impalpabile, i cui fili sono tenuti da Di Maio da un lato e Salvini dall’altro, non significa che un accordo sia maturo. E probabilmente nemmeno che sia possibile. Abbiamo a che fare con due forze, Cinque Stelle e Lega, non tradizionali, per certi aspetti rivali tra loro e comunque depositarie di un mandato intransigente da parte dei rispettivi elettorati. Dei due, Di Maio è anche prigioniero della retorica della democrazia diretta.

Chi lo ha votato, o almeno chi si esprime sul web, non vuole compromessi o trattative al ribasso. Viceversa quella che comincia oggi al Quirinale è proprio la fase in cui bisogna discutere e negoziare. Non sembra che i Cinque Stelle abbiano intenzione di muovere in tale direzione. È vero, sulle presidenze delle assemblee hanno trattato per avere Fico a Montecitorio e si sono acconciati a votare al Senato una candidata molto vicina a Berlusconi. Ma lì il gioco valeva la candela: hanno ottenuto alla Camera una tribuna impareggiabile per lanciare i loro messaggi sui vitalizi parlamentari e di fatto sulla disonestà intrinseca nella politica.

Ai fini di conservare il favore dell’elettorato, la linea Fico è sufficiente nel breve termine. Non c’è bisogno di scendere a compromessi con la destra per andare di corsa al governo e caricarsi di serie responsabilità economiche e sociali. Altro che le promesse elettorali. Quindi Di Maio può annunciare una posizione doppiamente rigida: sì alla propria candidatura esclusiva per Palazzo Chigi e no a qualsiasi accordo - anche mediato - con Berlusconi.

Per ora tutte le porte sono sbarrate. Quanto a Salvini, ha fatto capire più volte di non avere come priorità l’ascesa a Palazzo Chigi. E certo non ha alcun interesse a separarsi da Berlusconi in questa fase. Si potrebbe concludere che il capo della Lega, in modo del tutto speculare a Di Maio, non aneli a governare a prezzo di scelte onerose per il suo partito. A differenza dei Cinque Stelle, che sulla politica estera sono più vaghi, Salvini ha preso posizioni molto dure contro le sanzioni alla Russia di Putin. Posizioni che senza dubbio possono piacere ai suoi elettori, ma sono poco gradite in Europa. Tutto ciò che allude a una modifica delle linee di politica estera in Italia viene osservato con attenzione nelle varie capitali e a Bruxelles. Né Salvini può rinunciare al suo nazionalismo, per ora più declamato che attuato. Un governo con baricentro a destra imporrebbe invece l’attuazione di quelle misure: il che richiede una forza politica che la Lega ancora non possiede, nonché la capacità di reggere le conseguenze sul piano europeo delle scelte fatte.

In conclusione, abbiamo la conferma di quel che si sapeva. Non esistono al momento formule politiche praticabili perché il gioco dei veti le esclude tutte. Compresa, ovviamente, la fragile ipotesi di una maggioranza Cinque Stelle-Pd avanzata dallo stesso Di Maio. Non solo i numeri parlamentari sarebbero troppo deboli, ma la semplice eventualità - legata a un accordo sul programma - è stata subito respinta dal Pd, inchiodato all’opposizione senza sconti voluta dal leader ombra, Renzi. Al momento è la tesi vincente perché altrimenti il partito si spaccherebbe. In futuro, l’idea di un esecutivo transitorio o "di scopo" favorito dal Quirinale potrebbe essere presa in considerazione. Ma dovrebbe passare in ogni caso attraverso la sconfitta dell’ex segretario. È prematuro prevederlo.