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 2018  aprile 03 Martedì calendario

Come perdere la testa per scienza e ricerca

Chi di voi donerebbe il proprio cervello, una volta morti, per aiutare la ricerca sulla demenza? Chi di voi autorizzerebbe il prelievo dell’organo principe dalla vostra testa il giorno dopo la vostra dipartita, firmando il consenso informato nel testamento biologico? E quanti di voi lo regalerebbero per sempre alla scienza, con ancora impresse tutte le memorie, le immagini e i ricordi della vostra vita vissuta? 
Tranquilli, questa è una richiesta che a noi italiani non arriverà mai, visto lo stato comatoso della ricerca scientifica nazionale e dei suoi finanziamenti, dovuto al grave disinteresse politico per il futuro della nostra salute mentale. 
Invece l’università di Cardiff, in Galles, ha lanciato l’invito a donare il proprio cervello a tutti gli anziani sani, dagli 85anni in su, nell’ambito del progetto “Brain for dementia research”, inaugurato nel Regno Unito nel 2007, come ha segnalato la Bbc in un servizio andato in onda prima di Pasqua, rendendo noto che in dieci anni oltre 3.200 persone hanno aderito al progetto inglese, impegnandosi a consentire il prelievo d’organo post-mortem, e più di 450 encefali sono stati già raccolti ed è stata creata una Banca ad hoc esclusiva per i tessuti cerebrali. Lo scopo di questa insolita richiesta è quello di poter identificare i geni e altre cause che contribuiscono allo sviluppo dell’ Alzheimer o delle altre patologie neurodegenerative, che sono in continuo aumento, e quindi di poter arrivare, a scopo preventivo, a prevedere le persone ancora sane ma a rischio di ammalarsi. 
Per raggiungere questo obiettivo è necessario comprendere l’aspetto anatomico e funzionale del cervello sano, detto “di controllo”, per poi compararlo con i cervelli malati, studiare la distribuzione delle proteine in quelli non affetti dalla malattia, e confrontarli con quelli affetti da demenza, così da permettere l’esplorazione di ogni anfratto cerebrale fin dentro le sue pieghe e i suoi ventricoli, per definire una diagnosi certa e definitiva. Solo in questo modo si potrà scoprire quali sono le alterazioni che avvengono normalmente con il progredire dell’età, e quali sono quelle dovute alle malattie, per evidenziarne i meccanismi e trovarne la cura. Importantissimo è anche lo studio di soggetti molto anziani con una evidente lucidità mentale conservata, così da “svelarne” il segreto e scoprire quali sono i fattori di protezione all’invecchiamento cerebrale. Se è più facile reperire donatori con demenza grazie all’aiuto dei medici “cacciatori di organi”, ovvero di quegli specialisti che parlano con i familiari dei pazienti terminali per ottenere l’autorizzazione alla donazione del futuro estinto, non lo è affatto con le persone sane, anzi è difficilissimo convincere un paziente in piene facoltà di intendere e di volere a firmare tale macabro consenso. 
DIAGNOSI CLINICA 
La donazioni del cervello è ritenuta vantaggiosa sia per la famiglia del donatore che per i ricercatori, poiché l’autopsia e l’esame neuropatologico possono confermare la diagnosi clinica della malattia neurologica di cui il donatore è affetto, e tale conferma diagnostica consente alla famiglia di concludere il percorso di assistenza del propio caro e fornisce importanti informazioni mediche per la salute del nucleo familiare vivente. È noto infatti che in alcuni tipi di demenza esiste una familiarità dovuta a determinati fattori genetici, dato che in molti pazienti la malattia del donatore si era già presentata nei suoi antenati e si è ripetuta nei suoi discendenti, e quindi l’analisi dei campioni biologici del parente defunto con la demenza potrebbe aiutare a scoprire quale è la causa di queste malattie oggi ancora incurabili, ed aprire una via di speranza a trovare una cura per le generazioni future. 
Per tali motivi è partito l’appello dei ricercatori del Galles per cercare individui sani di circa 85 anni disposti a donare quello che hanno dentro il cranio, ancora attivo e in grado di pensare, desiderare, ragionare e ricordare, per fare un confronto con i tessuti cerebrali delle persone malate, che sono decedute immemori a causa di queste temibili malattie. 
A differenza dell’Italia, in Galles vige la regola per cui il consenso alla donazione di organi viene presunto, a meno di una specifica rinuncia, tuttavia per donare il cervello, serve una apposita richiesta. Una volta fatta e firmata tale autorizzazione, si viene visitati una volta all’anno dal neurologo, per completare la valutazione dei test di memoria e cognitivi, e per confermare lo stato di salute cerebrale. Essere donatore non comporta spese finanziare e nemmeno vantaggi economici, e se un giorno il donatore dovesse cambiare idea può, compilando un modulo, cancellarsi dalla lista dei donatori senza dare spiegazioni. Attualmente negli Stati Uniti il programma di donazione è stato esteso alle persone sane di ogni età, con gli unici requisiti di essere maggiorenni, e a tutte le persone malate da un punto di vista neurologico, per permettere un più accurato registro epidemiologico da parte delle Istituzioni che sono preposte a finanziare ed a sovvenzionare la ricerca. 
SLOGAN INQUIETANTE 
Il McLean Hospital di Boston, dimora di una delle “banche di cervelli” più importanti del mondo, è stato il primo lanciare l’appello “We want your brain”, vogliamo il tuo cervello, ed a creare con questo inquietante slogan la più grande banca dati statunitense, ma il nosocomio è stato anche il primo a lamentare la totale insufficienza dei campioni biologici da sottoporre agli studi istologici che necessitano al polo scientifico, e questo centro di ricerca ha avuto il primato di dimostrare che il Parkinson e l’Alzheimer sono associati ad importanti alterazioni della conformazione cerebrale, e che esisterebbe un legame tra i disturbi psichiatrici e i cambiamenti neurologici. In Italia l’ unico centro nazionale di raccolta di questo organo intelligente è l’Ospedale Niguarda di Milano, dove la nuova Banca dei cervelli, che raccoglie le donazioni di malati di Parkinson, Alzheimer e di persone colpite dai tumori cerebrali, è stata creata per svelare e rendere possibili nuove soluzioni, partendo dal fatto che è assolutamente indispensabile e necessario indagare nell’unico “luogo” in cui hanno origine e si sviluppano queste malattie: il nostro cervello. 
Quindi, se vi sembra di non avere sfruttato a dovere quello che pulsa dentro le vostre teste secondo le sue infinite possibilità, potete sempre scegliere di regalargli, naturalmente il più tardi possibile, una nuova vita, donando appunto il vostro cervello alla scienza.