la Repubblica, 4 aprile 2018
L’amaca
Varrebbe una tesi di laurea (in Scienze della comunicazione) l’analisi accurata delle dichiarazioni rese a Roma, nella giornata di Pasquetta, tra l’abbacchio e la pennichella, da una parte non piccola del mondo politico italiano a proposito di un’altra dichiarazione, quella del premier israeliano Netanyahu sulla presunta “ricollocazione dei migranti” in alcuni paesi europei, compresa l’Italia. Notizia inconsistente che il suo autore è stato costretto a smentire poche ore dopo averla pronunciata; insomma un falso, una scemenza, però matrice implacabile di una ridda di falsi e di scemenze a catena (primi classificati, a un esame sommario del materiale disponibile, lo specialista Gasparri e la signora Gelmini) contro la “figuraccia del governo italiano”. Che non c’entrava niente. Assolutamente niente.
Ci si lamenta di continuo della permeabilità dei social alle notizie false; della incapacità, per il pubblico di bocca buona, di verificare le fonti non dico filologicamente (ci vorrebbe un minimo di tempo, e tutti hanno fretta) ma almeno secondo logica e secondo buon senso; ma il mondo politico – teoricamente classe dirigente – eccelle nel commento a capocchia di dati non verificati, o nella polemica iraconda contro le illazioni, i fantasmi, le ombre.
Il famoso e civilissimo “no comment”, se applicato per decenza e per prudenza a tutti quei casi nei quali non si sa esattamente di che cosa si sta parlando, salverebbe il mondo.