Il Sole 24 Ore, 4 aprile 2018
Rally dei prezzi del cacao: via alle ricoperture dei fondi
I rincari sono cominciati troppo tardi per pesare sui costi delle uova di Pasqua. Ma il prezzo del cacao, ingrediente della cioccolata, sta volando come non faceva da tempo.
Solo a dicembre le quotazioni dei future languivano ai minimi da dieci anni. Da allora sono salite di oltre il 30%, raggiungendo livelli che non si vedevano da più di un anno: sopra 1.800 sterline per tonnellata a Londra e sopra 2.600 dollari per tonnellata a New York anche se continua a dominare la volatilità: solo ieri nelle due piazze principali si è registrato un calo superiore al 5 per cento.
Il rally è iniziato a febbraio, in modo piuttosto improvviso, con una corsa dei fondi di investimento a ricoprire le posizioni corte (alla vendita) che erano state a lungo dominanti. Ora l’esposizione prevalente tra gli speculatori è di stampo rialzista, anche a Londra, dove non accadeva da novembre 2016. A cambiare in breve tempo l’orientamento sul mercato è stata una serie di fattori che hanno suggerito che la disponibilità di cacao si andrà riducendo. L’International Cocoa Organization (Icco) a gennaio ha corretto al ribasso la stima sul surplus nella stagione 2016-17, portandola a 300mila tonnellate, e anticipato che nella stagione in corso l’eccesso dovrebbe ridimensionarsi a 105mila tonnellate. Prima di questa revisione dei dati, ha commentato Carlos Mera, analista di Rabobank, «non c’era motivo di mettere in dubbio l’esistenza di un forte surplus di offerta globale». Ora il quadro è cambiato. E molti analisti sono ancora più pessimisti dell’Icco. Da un lato infatti crescono i timori per la produzione in Africa Occidentale, area da cui proviene oltre il 40% delle forniture di cacao. E dall’altro i consumi sono in ripresa.
In Europa le macinazioni, da cui si ottengono burro e polvere di cacao, sono aumentate del 2,6% nel 2017 a 1,4 milioni di tonnellate, accelerando nel trimestre finale, quando la crescita è stata del 4,4% a 353mila tonnellate. I prossimi dati dalla European Cocoa Association (Eca) sono attesi a giorni.
È vero che in Nord America non va altrettanto bene: le macinazioni nel quarto trimestre 2017 sono scese a sorpresa, ai minimi da 5 anni per quel periodo. Ma ci sono segnali preoccupanti sulle forniture.
Il clima secco e ventoso in Costa d’Avorio e in Ghana, i due maggiori esportatori mondiali, minaccia il secondo raccolto annuale. Inoltre, Abidjan ha revocato incentivi statali per il rinnovo delle piantagioni e i prezzi a lungo bassi hanno indotto molti agricoltori a trascurare le coltivazioni. Anche la qualità delle fave è diventata più scarsa, spingendo al rialzo i prezzi delle forniture migliori sul mercato fisico europeo.