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 2018  aprile 01 Domenica calendario

Champions League, da Juventus e Roma la sfida impari alle regine di Spagna

I fatturati sono sempre più determinanti per definire l’albo d’oro delle competizioni sportive. Per fortuna, però, non fanno goal nelle singole partite. Anche in quelle giocate sui 180 minuti.
Ecco perchè esiste un margine di incertezza sull’esito di sfide che appaiono proibitive se analizzate nella sola prospettiva della forza economica dei contendenti. Come nel caso del doppio confronto che opporrà Italia e Spagna nei quarti di finale di Champions League, con le gare incrociate tra Juve e Real (il 3 aprile all’Allianz Stadium e l’11 al Santiago Bernabeu) e tra Barcellona e Roma (andata al Camp Nou il 4 aprile e ritorno all’Olimpico il 10).
Real Madrid e Barcellona hanno maturato infatti un giro d’affari complessivo di 1,3 miliardi (come certifica la Football Money League di Deloitte sui bilanci della stagione 2016/17). Mentre Juventus e Roma insieme non vanno oltre i 576 milioni. Meno della metà.
La crescita delle regine della Liga negli ultimi anni è stata esponenziale. Nella stagione 2016/17, i Blancos hanno avuto ricavi per 674 milioni e il Barcellona per 648 milioni. Quasi il 50% proviene dal merchandising e dalle sponsorizzazioni. Peraltro Adidas potrebbe pagare fino al 2024 quasi 100 milioni all’anno per il contratto di sponsorizzazione tecnica che lo lega al club campione d’Europa in carica. La casa d’abbigliamento sportivo tedesca versa ogni anno un fisso di 70 milioni di euro e una cospicua percentuale sulle vendite del valore annuale stimabile in almeno 30 milioni.
Gli sponsor di maglia portano nelle casse del Barcellona 160 milioni di euro a stagione, attraverso gli accordi stipulati dai Blaugrana con Rakuten, agenzia di e-commerce giapponese, che versa 60 milioni di euro fino al 2021 e con Nike. Il contratto di sponsorizzazione con il brand sportivo americano dura da venti anni. Ora la Nike si è impegnata a versare al club catalano una cifra record di 155 milioni all’anno fino al 2028. A partire dalla stagione 2018/19, il Barcellona può ricevere 105 milioni di fisso e recuperare la gestione dei propri negozi con un ulteriore profitto di 50 milioni all’anno.
Ecco perché le due “multinazionali” di Spagna puntano a superare in poco tempo il miliardo di fatturato stagionale e hanno già pianificato restauri dei rispettivi impianti, da cui già incassano comunque 140 milioni all’anno. La ristrutturazione del Santiago Barnabeu di Madrid dovrebbe durare fino al 2020 e costerà 400 milioni di euro. Le facciate saranno completamente trasformate con una “pelle” d’acciaio e linee d’avanguardia. Un tetto semovente in un quarto d’ora potrà riparare dalle intemperie tutto lo stadio che avrà circa 80mila posti. Al Barcellona il rinnovo del Camp Nou, che sarà ultimato nel 2021 con una capienza ampliata a 105.000 posti, costerà 600 milioni finanziati, almeno in parte, cedendo a uno sponsor i diritti di intitolazione.
La recente riforma della disciplina dei diritti tv con il passaggio dalla vendita individuale a quella collettiva infine non ha pregiudicato le entrate media. Includendo anche la quota dei diritti tv legati alle manifestazioni europee il Real incamera 237 milioni all’anno, il Barcellona 215.
La Juventus, sempre nella stagione 2016/17, ha mantenuto la decima posizione della graduatoria Deloitte (che non conteggia le plusvalenze da calciomercato) con 406 milioni di fatturato.
Il club bianconero può contare su proventi da botteghino per 58 milioni, su entrate connesse ai diritti tv nazionali e Uefa per 233 milioni e su ricavi commerciali per 114 milioni.
La rincorsa sui competitors iberici dunque sconta la minore capienza dell’impianto di Torino (40mila posti) e un perdurante gap sul piano commerciale. Su questo versante va sottolineato tuttavia come il club della famiglia Agnelli sia riuscito a raddoppiare i proventi negli ultimi cinque anni grazie ai regional sponsor e a scelte avvedute come quella di gestire direttamente il merchandising rinunciando a sei milioni garantiti dallo sponsor Adidas.
La Roma, con il Siviglia, è la “Cenerentola” dei quarti di Champions in termini di ricavi operativi. Nel 2016/17 i giallorossi non sono andati oltre i 175 milioni anche a causa della precoce eliminazione nel turno preliminare contro il Porto. I diritti tv hanno generato complessivamente 105,6 milioni. Dal botteghino sono arrivati invece 35,2 milioni. In questa voce sono inclusi il participation bonus della Champions League (3 milioni), i ricavi da biglietteria delle gare casalinghe di Champions per 1,2 milioni e gli altri introiti dell’Europa League (8,5 milioni). Lo sponsor tecnico Nike ha versato alla Roma 5,4 milioni. I proventi pubblicitari sono valsi 10,8 milioni. Merchandising e licensing hanno portato in dote altri 8 milioni.
Il costo della rosa giallorossa tra gli esborsi per il personale tesserato (pari 129 milioni) e ammortamenti dei cartellini (53 milioni) è pari a 182 milioni, dunque più dei ricavi operativi.
Per l’organico, nella stagione 2016/17, la Juventus invece ha speso 344 milioni (216 in ingaggi e 83 per gli ammortamenti), il Barcellona 445 milioni (378 di stipendi e 67 di ammortamenti) e il Real Madrid addirittura 516 milioni (406 di ingaggi e 110 per ammortizzare i cartellini).
Ma come in campo per le performace sportive, anche il rendimento contabile è tutta una questione di equilibrio: nel triennio 2014/17 il Real Madrid ha accumulato 93 milioni di profitti, il Barcellona 61, la Juventus 48 milioni, mentre la Roma ha dovuto fronteggiare un rosso di 96 milioni.